I fan di Chiamatemi Anna continuano a lottare per cercare di salvare la serie dalla cancellazione. Qualche giorno fa, la CBC (rete canadese in cui va in onda) e Netflix (la piattaforma che la distribuisce a livello internazionale) hanno annunciato, di comune accordo, che la terza stagione sarebbe stata l’ultima.
Gli appassionati dello show, basato sul romanzo Anna dai capelli rossi di Lucy Maud Montgomery e adattato da Moira Walley-Beckett, non si sono persi d’animo e hanno lanciato una petizione su Change. Il fanbase di Chiamatemi Anna è solito e sparso in ogni angolo del globo, per questo difficilmente può essere fermato. Non è la prima volta che un gruppo omogeneo di persone crea qualcosa di incredibile, affidandosi principalmente al potere dei social network.
Lo scorso anno ne abbiamo avuto una dimostrazione con Lucifer. Cancellata da Fox dopo tre stagioni, i fan non hanno accettato la fine della serie, e hanno combattuto per catturare l’attenzione di un network che fosse interessato ad acquistarla. È stato in quel momento che, grazie al passaparola, Lucifer è diventato popolare in tutto il mondo. E finalmente Netflix ha ascoltato le preghiere del pubblico. Il resto è storia.
Con Chiamatemi Anna potrebbe ripetersi il miracolo di Lucifer? Anche se alla fine i fan non riusciranno a salvare la serie, potrebbe non essere la fine delle avventure di Anna Shirley. La showrunner Walley-Beckett ha infatti dichiarato a Entertainment Weekly che le piacerebbe scrivere un film sequel. Ma perché i fan dovrebbero continuare a lottare, invece, per avere una quarta stagione? Vi diamo cinque motivi.
Chiamatemi Anna: una serie che insegna (e salva la vita)
Lo sceneggiatore Bill Brioux ha sottolineato sul suo sito web che la serie non era stata un successo di rating per CBC, con una media di oltre 400.000 spettatori per episodio nella terza stagione. Ma il fandom non si è stato scoraggiato.
Attraverso la storia di Anna e i suoi coetanei, la serie insegna valori importanti molto attuali. L’uguaglianza tra le razze, la famiglia, l’identità sessuale, la misoginia, il bullismo, l’amicizia, e perché la libertà di parola è un diritto umano. Anna, dotata di ottimismo, una spiccata intelligenza e un animo buono, riesce non ha paura di difendere ciò in cui crede e usa la sua voce per coloro che non possono. Anche se è stata vittima di bullismo da bambina, la ragazzina ha la capacità di amare gli altri incondizionatamente perché non vuole che nessuno si senta escluso come è accaduto a lei.
Chiamatemi Anna: un approccio moderno a un classico della letteratura
La storia della serie attinge sì dall’opera originale, ma al tempo stesso si approccia in maniera moderna. Ne sono un esempio le tematiche sopra citate, ma anche il linguaggio utilizzato; mai banale, ma fresco e senza giri di parole. Il merito va a Moira Walley-Beckett (che si dà il caso sia stata anche sceneggiatrice di Breaking Bad, e la sua impronta si nota), capace di trasformare il romanzo in un piccolo cult televisivo. Nelle sue mani, Anna diventa una ragazza/quasi donna forte, che si interroga sul suo ruolo e crede fermamente nelle sue potenzialità.
Chiamatemi Anna: la protagonista Amybeth McNulty
Canadese di nascita, classe 2001, Amybeth McNulty è una delizia vederla recitare. Lei è Anna Shirley in tutto: minuta, capelli rossi e lentigginosa, la giovane attrice risplende di luce propria ogni volta che viene inquadrata. Impossibile girare lo sguardo altrove.
Chiamatemi Anna: Gilbert Blythe è il nuovo Mr Darcy
La dinamica tra Anna e Gilbert potrebbe ricordare quello tra la tosta Elizabeth e l’imperturbabile Mr Darcy, protagonisti di uno dei romanzi più amati di tutti i tempi – Orgoglio e pregiudizio. Gilbert Blythe non è il classico ragazzaccio, anzi, è intelligente, odia i bulli, ed è l’unico della classe a tenere testa ad Anna – prendendosi una cotta per lei in un nano secondo. Il loro rapporto è al centro della serie, fatto di sguardi, cose dette e non dette, e si evolve gradualmente (alla fine parliamo sempre di pre-adolescenti, non affrettiamo le cose).
Chiamatemi Anna: anche la sigla vuole la sua parte
Cosa sarebbe una serie tv senza il suo opening? Nel corso degli anni ci sono state sigle considerate opere d’arte, ancora copiatissime e vivide nella nostra memoria. Quella di Chiamatemi Anna è particolare: il team di Imaginary Forces l’ha realizzata partendo da otto dipinti, realizzati da Brad Kunkle. L’attrice Amybeth, pura e innocente, diventa il soggetto di una serie di sequenze cariche di simbolismo.
Insomma, speriamo che la CBC e Netflix facciano un passo indietro, o che qualche network ascolti le richieste dei fan e salvi Chiamatemi Anna.