Altro Che Caffè, la serie Netflix sulla cannabis legale è la sorpresa dell’estate e avrà una seconda stagione (recensione)

La serie francese Altro Che Caffè ha conquistato il pubblico di Netflix con la sua ironia ed è già stata rinnovata per una seconda stagione


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Si intitola Altro Che Caffè, è arrivata su Netflix lo scorso giugno ed è una delle sorprese di questa estate tra i titoli non mainstream del catalogo della piattaforma.

Questa serie francese, dal titolo internazionale Family Business, ha conquistato rapidamente una sua nicchia di pubblico su Netflix, che ne ha commentato entusiasta le doti sui social network invocando a gran voce la produzione di una nuova stagione. Che peraltro è stata appena confermata da Netflix France.

La storia è quella dello sfortunato figlio di un imprenditore sull’orlo del fallimento, che ha un’idea geniale per risollevare le proprie finanze e quelle della sua famiglia: Joseph Hazan è figlio di un macellaio ebreo, ma di rilevare il negozio di carni del padre per passare la vita a tagliare filetti non vuole proprio saperne, così grazie alla dritta di un conoscente si fa venire una brillante idea. Dopo aver scoperto che dopo le nuove elezioni presidenziali in Francia la cannabis sta per essere legalizzata, Hazan decide di trasformare la macelleria in un coffee shop, così da sfruttare la possibilità della vendita diretta al consumatore di erba prodotta in casa. Casa Hazan, per la precisione.

Convincere la sua famiglia della validità dell’idea non è certo impresa facile, ma Joseph non ha davvero altre alternative. Per capire la sua situazione, tra i debiti del padre e la propria inettitudine a combinare qualcosa nella vita, basti pensare che ha riposto tutte le sue speranze in un fallimentare progetto: ha inventato un’inutile applicazione che simula un disturbo della linea telefonica al solo pronunciare la parola “tunnel”, così da interrompere le conversazioni moleste. Di fronte all’ennesimo rifiuto di una multinazionale di acquistare la sua app, Joseph decide di trasformare la macelleria Hazan nel coffee shop Hazan, convinto di aver intrapreso quello che sarà “il business del futuro“. Ovviamente a fronte dei primi enormi guadagni arriveranno anche i guai con la polizia e una serie di conseguenze che nessuno aveva previsto e che metteranno a dura prova i nervi della famiglia, ma faranno emergere anche impensabili capacità di cavarsela in situazioni assurde.

Una serie, quella creata da Igor Gotesman, che mescola umorismo non convenzionale ad azione e crimine, il tutto all’interno del tipico schema narrativo del dramma familiare in cui si intrecciano le vicende dei singoli e dinamiche innescate dalle interazioni di gruppo. Ma soprattutto la serie può contare sul fatto di avere al centro della trama un ensamble di personaggi davvero carismatici, ognuno con una personalità ben delineata e con il suo senso dell’umorismo. C’è il protagonista trentacinquenne e inconcludente, incapace perfino di confessare al suo migliore amico di avere una storia con sua sorella, c’è il padre tradizionalista e brontolone, ebreo ortodosso legato ossessivamente alla sua macelleria kosher, la figlia lesbica che sogna di volare dalla sua fidanzata in Giappone e vivere finalmente libera la sua sessualità. E perfino l’intraprendente nonna che si cimenterà nella coltivazione della marijuana.

La caratterizzazione dei personaggi resta ancora oggi il principale fattore di successo di una serie, perché per quanto una trama possa essere avvincente se non sono coloro che la animano a trattenere lo spettatore sarà difficile che quest’ultimo non rinunci a seguirla preferendole altri titoli in un panorama dall’offerta pressoché sterminata. E questo i francesi lo sanno bene: negli ultimi anni la commedia francese ha sfornato gioielli capaci di fare ironia sulla religione, sulla guerra, sulla vecchiaia, sul razzismo, sulle donne in età avanzata, sulla società nel suo complesso.

Family Business/Altro Che Caffè si iscrive perfettamente in questo filone della comicità a sfondo sociale ed è un esperimento sorprendentemente riuscito. La serie riesce a trattare con equilibrio il tema della liberalizzazione delle droghe leggere, mostrando sia gli aspetti positivi della legalizzazione in termini di sottrazione del business alla criminalità organizzata sia le criticità e i pericoli che il fumo comporta per la salute. A contribuire alla sua fruibilità davvero immediata e piacevole della serie è anche il formato: la prima stagione è composta da sei episodi da 30 minuti ciascuno, molto meno dei canonici 50 previsti dallo standard internazionale per le serie drammatiche e un po’ di più dei classici 20 riservati alle sit-com vere e proprie.

Insomma, Altro Che Caffè non entrerà certo negli annali della serialità né sarà ricordata tra le serie tv da vedere assolutamente nella vita, ma è un ottimo prodotto di intrattenimento, capace di essere leggero e caustico allo stesso tempo ed è perfetto per accompagnare le notti d’estate con piacevoli risate (sempre che non siate troppo impegnati a risolvere i misteri del Sottosopra di Hawkins o siate immersi nella nuova impresa criminale dei banditi de La Casa di Carta). Possibilmente prima che arrivi la seconda stagione, già confermata da Netflix.

Altro Che Caffè è frutto dell’investimento di Netflix in nuove produzioni locali francesi, annunciato lo scorso anno: una politica premiante quella di investire in avamposti europei (Londra, Amsterdam, Madrid) per produzioni nazionali che poi verranno distribuite in tutto il mondo nei 190 Paesi in cui il servizio è attivo, basti pensare a successi virali come la spagnola La Casa de Papel, l’inglese Sex Education o l’italiana Baby. L’investimento francese prevede titoli come Osmosis (già rilasciata questa primavera), The Eddy di Damien Chazelle, Arsène Lupin di Omar Sy e la commedia romantica Plan Coeur di Noémie Saglio, ma anche le nuove serie Solidarité di Stéphane de Freitas, Marianne di Samuel Bodin e l’adattamento del romanzo Vampires, del compianto Thierry Jonquet. Proprio in queste settimane, peraltro, l’impegno europeo di Netflix si amplia con l’apertura dell’atteso nuovo centro di produzione nel Regno Unito presso gli Shepperton Studios, dove saranno prodotti nuovi contenuti originali per la piattaforma. Il primo girato negli Studios sarà The Old Guard, con Charlize Theron e la regia di Gina Prince-Bythewood.