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Ai Nastri d’Argento 2019 per Nicola Guaglianone è arrivata la nomination per il miglior soggetto con Non ci resta che il crimine, condivisa con Menotti e Andrea Bassi. Ma sono alcuni anni che lo sceneggiatore romano, che OM Optimagazine ha intervistato in occasione del conferimento della candidatura, è diventato una delle firme più ricercate del cinema italiano. A partire, naturalmente, dallo straordinario exploit di Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, capace di vincere nel 2016 7 David di Donatello e 2 Nastri d’Argento, consentendo a Guaglianone di ottenere le sue prime nomination per la sceneggiatura in entrambi i premi.
Non ha dovuto attendere molto per la vittoria, giunta appena un anno più tardi, per la migliore sceneggiatura ai David e soggetto ai Nastri per un’opera di tenore molto diverso, il bellissimo Indivisibili di Edoardo De Angelis. Ed è questa una delle caratteristiche peculiari di Nicola Guaglianone, la sua capacità di muoversi con disinvoltura tra generi diversi, dalla commedia al dramma d‘autore.
A scorrere la sua già nutrita filmografia infatti si trovano L’ora legale di Ficarra e Picone, nel genere commedia con risvolti amari, una collaborazione con Carlo Verdone per Benedetta follia, la commedia satirica Sono tornato che racconta di un Mussolini che ricompare nella confusa Italia di oggi, e anche un’incursione nel fantasy con La befana vien di notte. Questo senza dimenticare la serialità televisiva, dato che Nicola Guaglianone, partito dai cortometraggi e dai tv movie, ha firmato anche la sceneggiatura di alcuni episodi di Suburra.
Ed è un incrocio di generi il film che gli ha dato la nomination ai nastri d’Argento, Non ci resta che il crimine, storia semiseria d’un terzetto d’inseparabili amici che, non si sa come, dal giorno d’oggi si ritrovano catapultati nella Roma degli anni Settanta, imbattendosi nei criminali della famigerata Banda della Magliana.
“È un film fuori dai canoni del cinema italiano – ha dichiarato Nicola Guaglianone ai microfoni di OM – abbiamo cercato di mischiare due generi completamente diversi. Da un lato un genere che ci appartiene molto, il crime, guardando alla Banda della Magliana e Romanzo criminale, mentre dall’altro abbiamo infilato Ritorno al futuro, Non ci resta che piangere, i film legati all’idea del viaggio nel tempo”.
Un racconto che mette insieme le varie corde di Guaglianone: un po’ crime, un po’ fantasy, con un occhio al cinema anni Ottanta statunitense e tanta commedia italiana a fare da collante, anche grazie a un quartetto d’attori a loro agio tra registri diversi, Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Gianmarco Tognazzi ed Edoardo Leo.
“La prima stesura del soggetto risale addirittura al 2011 – continua Guaglianone –, l’avevo fatta leggere a qualcuno ma in quel momento Romanzo criminale era quasi intoccabile, non si poteva immaginare di fare una commedia su una banda di gangster. Ora invece è stato possibile anche perché, pur mettendo in scena degli autentici cattivi, che ci servivano a livello drammaturgico per rendere credibili e più divertenti le storie dei nostri protagonisti, non li abbiamo rappresentati come degli esempi comportamentali”.
Così Guaglianone risponde indirettamente alle critiche di chi ha considerato inopportuno e di cattivo esempio l’utilizzo di criminali realmente esistiti in un film apertamente comico. Un’idea che che non convince Guaglianone: “A questa cosa che il cinema influenzi gli spettatori non ci ho mai creduto, altrimenti non si spiega perché, con tutto il successo di Don Matteo, non siano mai aumentate le vocazioni in Italia!”.