La grande stagione dei cantautori italiani è iniziata negli anni ‘70, e per almeno un ventennio ha illuminato la scena musicale. Non erano mancati cantautori importanti prima di quella stagione e non sono mancati dopo – a confermare un talento tutto italiano in questo tipo di musica – ma si può dire che fra i primi anni Settanta e i primi anni Novanta si sono create le condizioni per consacrare quell’esperienza musicale e dare vita ad un genere e ad una tradizione. Sulla scena sono comparsi molti grandi artisti con una ricchezza di registri espressivi che andavano dall’introspezione psicologica al mondo dei sentimenti, dalla narrazione fantasiosa e metaforica sino alla testimonianza sociale e all’impegno politico.
Ad accoglierli c’era un mercato attento e ricettivo, e a caratterizzarli c’erano – pur nella diversità delle proposte – alcuni tratti comuni, primo fra tutti quello stile essenziale che nasceva voce e chitarra e che tale poteva restare senza bisogno di arrangiamenti e orchestrazioni, quello stile “povero” che più di qualsiasi altro valorizzava il testo e la personalità dell’artista, consentendo a qualsiasi ragazzo appassionato di musica di eseguire i brani dei suoi beniamini, di immedesimarsi nel loro mondo. Poi il panorama è cambiato e nuovi artisti sono apparsi sulla scena, qualificandosi anch’essi come cantautori, ma ben diversi nello stile. Artisti pop che scrivono da soli i propri pezzi musicali, o allo stesso modo frontman di complessi rock o rapper, ma anche interpreti puri che talvolta si dedicano alla scrittura firmando, magari in collaborazione con altri autori, i testi delle proprie canzoni: tutti questi hanno potuto presentarsi come cantautori.
Tecnicamente parlando, ogni cantante che firma i propri brani è un cantautore, ma nondimeno avvertiamo istintivamente una difficoltà a classificarlo come tale, perché a quella definizione corrisponde per noi una diversa tipologia di artista. Mai come in questo caso, allora, tornano utili le sfumature lessicali: la differenza tra il sostantivo “cantautore” e l’aggettivo “cantautorale”. Mentre la parola cantautore identifica ogni artista che scrive e canta le proprie canzoni, il termine cantautorale non si riferisce in senso generico al lavoro del cantautore ma sembra identificare in modo più circoscritto lo stile di quei particolari artisti, con quella “filosofia” e quell’impronta musicale che è peculiare di un genere e di un’epoca. Ci sono insomma cantautori dalla personalità cantautorale, e cantautori che – per quanto validi come cantanti e come autori – cantautorali non sono. Strano, forse, ma vero.