Apple non se la sta passando davvero bene in questo momento. Le vendite dei suoi iPhone non sono esaltanti, i suoi nuovi servizi di streaming di contenuti video, news e finanziari rischiano di essere accolti tiepidamente dal pubblico e ora giunge anche l’accusa da parte dell’Antritrust olandese di aver abusato della sua stessa posizione dominante in App Store. La colpa imputabile all’azienda californiana non è certo di poco conto e rischia di sollevare un gran polverone.
In realtà le indagini odierne sono frutto pure di quanto avvenuto qualche settimana fa: gli sviluppatori della nota app per appassionati di musica Spotify hanno avuto da ridire sul comportamento della stessa Apple, rea (secondo il loro parere) di non avvantaggiare lo specifico servizio per far spazio naturalmente ad iTunes. La posizione ha spinto proprio l’azienda di Tim Cook ad esprimersi sulla vicenda attraverso un comunicato ufficiale, restituendo tutte le accuse al mittente e sottolineando (al contrario) come invece l’azienda di Cupertino abbia contribuito al successo dell’app “rivale”.
Le nuove accuse nei confronti di Apple, questa volta mosse dalla Netherlands Authority for Consumers and Markets (l’Antitrust olandese) sono praticamente le stesse di Spotify ma formulate sulla base di numerose segnalazioni giunge dagli sviluppatori di molte altre app di terze parti presenti in App Store. Tutte le presunte “vittime” del sistema accentrato di Apple si direbbero in qualche modo danneggiate dalla politica del grosso brand. Soprattutto in riferimento a servizi già forniti da app proprietarie Apple, quelle concorrenti ritengono di non essere altrettanto promosse come quelle nate all’interno del team di Tim Cook.
Ora il compito dell’Antitrust dei Paesi Bassi sarà quello di capire se e la posizione dominante di Apple ha danneggiato davvero gli sviluppatori che sono all’interno del suo stesso ecosistema. C’è da chiarire tuttavia che la stessa indagine, ora concentrata su mondo delle app per iOS, potrebbe toccare ben presto a Google e al suo Play Store. Anche in quel caso ci sono seri dubbi sul fatto che Big G abbia approfittato della sua posizione dominante, favorendo le sue app e non quelle degli sviluppatori. Seguiremo senz’altro gli sviluppi.