Thanos è spacciato: Captain Marvel approda finalmente al cinema regalando al pubblico una origin story completa. Nel film con Brie Larson ci sono tutti gli elementi classici a cui l’Universo Cinematografico Marvel ci aveva abituato: c’è una storia di crescita, sconfitta e rinascita. Si ride, si passa all’azione e si ha l’assoluta certezza che ogni tassello sia sistemato al proprio posto. Perché la sensazione, a fine film, è proprio questa: Captain Marvel contribuisce alla nascita degli Avengers e chiude letteralmente un cerchio iniziato undici anni fa con Iron Man.
Il cinecomic co-scritto e diretto da Anna Boden e Ryan Flec racconta prima di tutto la storia di una donna, Carol Danvers, alla ricerca del suo passato e della sua identità. Quando la Terra finisce al centro di un conflitto tra due forze intergalattiche, la futura eroina inizierà un lungo percorso per capire quale sia il suo posto nel mondo. E Brie Larson compie questo viaggio insieme alla protagonista; l’attrice Premio Oscar è Carol Danvers dalla testa ai piedi, un ruolo che le calza a pennello fin dalla primissima scena. Si potrebbe dire che sia nata per diventare Captain Marvel.
La storia delle origini di Carol Danvers si distingue da quella di Black Panther o Doctor Strange per un fattore narrativo: non segue un filo cronologico. All’inizio, lo spettatore è confuso quanto la protagonista; sullo schermo appaiono scene disposte in maniera caotica, che ci mostrano Carol come ex pilota di caccia della U.S. Air Force; successivamente è ritratta con l’amica del cuore, Maria Rambeau (Lashana Lynch); infine la vediamo da giovane mentre sfoggia il suo carattere ribelle e determinato. Attraverso queste immagini disposte in maniera apparentemente casuale, il pubblico cerca di ricomporre il puzzle insieme alla protagonista, fino a giungere alla rivelazione finale sulle sue origini. L’ambientazione anni Novanta è costellata da chicche e riferimenti al periodo storico, dalle musiche alla tecnologia ancora lentissima (le vecchie connessioni con cui impiegavamo ore per navigare).
Inoltre, al contrario di molti altri cinecomic, per la prima volta non c’è nessuna storia d’amore. Carol Danvers è un’eroina donna senza aver bisogno di una spalla maschile; Captain Marvel non sente il bisogno di urlare al mondo intero di essere una femminista, piuttosto sottolinea: sono solo un essere umano e ho un dono straordinario. Le tematiche del film, oltre all’identità, sono i legami: c’è l’importanza della famiglia (i sacrifici che si compiono per il bene delle persone che si amano) e dell’amicizia (il rapporto tra Carol e Maria è centrale in questo senso).
Questo non significa che Captain Marvel sia esente da personaggi maschili. Samuel L. Jackson, ringiovanito per interpretare un intraprendente e sfrontato Nick Fury (il film è ambientato nel 1995) regala siparietti deliziosi in coppia con l’insospettabile gatto Goose, che è la vera star della storia. Clark Gregg riprende i panni di Phil Coulson, un agente SHIELD alle prime armi ma che già mostra di fidarsi più del suo istinto piuttosto che eseguire gli ordini; Jude Law è Yon-Rogg, mentore di Carol e Comandante dello Starforce a cui spetta un ruolo affascinante ma ambiguo.
Captain Marvel non è un film perfetto, e risente di una narrazione a volte confusionaria (a causa dei flashback repentini), ma è sicuramente una storia utile per comprendere l’importanza del personaggio in Avengers: Endgame, il capitolo che chiuderà la Fase 3 dell’Universo Cinematografico Marvel. Insomma, Thanos è avvisato.