Per le distorsioni scelte sull’intro di Tempi Modesti di Daniele Silvestri, probabilmente, compare il nome di Petra, il fuzz per chitarra di “effettidiclara”, o forse il Triangle della “Tenten”, ma non serve cercare grandi nomi e grandi marche per descrivere il nuovo singolo dell’autore di Aria e Il mio nemico. La canzone è una collisione tra le hit Salirò e Gino e l’Alfetta, e dopo un’intro quasi dance all’italiana esplode in un riff di chitarra e batteria nello stile di Seven nation army.
Tempi modesti di Daniele Silvestri è il lato B del suo primo 45 giri “Complimenti Ignoranti”, disponibile dal 25 gennaio e anticipato l’11 gennaio dal singolo della title-track. Con il lato B pubblicato dopo la mezzanotte, Daniele Silvestri si impegna in un featuring con il rapper Davide Shorty e affronta il tema sempre più attuale della politica sui social, con una particolare invettiva contro l’analfabetismo funzionale, la violenza verbale perpetrata su Internet e il ruolo dei politici italiani visto con lo sguardo degli internauti.
La canzone è divisa in tre parti: una prima composta da strofa e ritornello, con il riff iniziale che si ripete in continuazione. La seconda parte interessa le rime rappate da Davide Shorty, che descrive i ragazzini troppo inglobati nel mondo dei like e delle condivisioni e la terza, infine, si rivolge direttamente alla politica e ne condanna il menefreghismo e la superficialità. Numerosi, in tutto il brano, sono i riferimenti a un ministro che nella visione del cantautore avrebbe condizionato il modo di vivere il mondo social di certi utenti.
Tempi Modesti di Daniele Silvestri segue il filo conduttore di Complimenti ignoranti, con una protesta diretta al mondo degli username e delle password, per la quale sceglie la sua ironia malinconica e tagliente, ma soprattutto con una presa di posizione sull’apparenza e sull’odio virtuale, entrambi fenomeni che talvolta raggiungono numeri preoccupanti.
TESTO
Ho detto di no
e non lo farò.
Ho detto di sì
e voglio così
e sono capace
se questo mi piace
di star tutto lì
a dire di sì
a dire di sì.
Non cambia niente,
tanto è come sempre:
puoi dire quello che vuoi
È stupido ma efficace,
ridicolo, sì, ma audace
il popolo della rete
là, mi abboccherà,
abbocca già
E infatti guarda
come scivola via veloce
la logica del “mi piace”
sembrava finire, e invece
va, ma quanto va
ma dove va?
Non costa niente
e indiscutibilmente
puoi fare quello che vuoi.
E ti consoli
pensando che il rischio non c’è;
e ti diverti
insultando chi è meglio di te,
che se va bene a un ministro
figurati a me.
Dai, facciamoci un selfie col morto
al mio tre.
(Davide Shorty)
Bevo il tempo come un sorso d’acqua,
la lancetta scappa e mi ricatta,
quando io la ignoro lei mi guarda,
quando la ritrovo sembra un’altra.
Sono sempre pronto quando scatta
l’ora di trovarmi faccia a faccia
con questa ignoranza che dilaga,
maga che ipnotizza e che minaccia.
Un ragazzino fischia e poi l’abbraccia,
danno vita ad una strana danza,
istantaneamente se lo mangia,
sputa forma senza la sostanza,
intrappolato dentro la sua stanza
e se con il sedativo in tasca
solo se la connessione casca.
Non resta niente
e quindi finalmente
puoi dire quello che vuoi.
E ti consoli
pensando che il rischio non c’è;
e ti diverti
insultando chi è meglio di te,
che se va bene a un ministro
figurati a me.
Dai, facciamoci un selfie col morto
al mio tre.
E tanto a te cosa interessa?
Tu guarda la mia pasta,
ignora chi protesta,
fai solo un cenno con la testa,
alza il volume della festa,
e quando serve una risposta,
ammesso mai che sia richiesta,
non serve neanche che sia giusta
come non serve che sia onesta,
basta che sia sempre la stessa,
e tu ripetila ogni volta
tanto a te cosa interessa?
Se per la gente che ti ascolta
puoi dire quello che vuoi.