Generoso, avvolgente, carico di significati: è questo il nuovo tour dei Negramaro negli stadi, giunto al giro di boa con la data di sabato 30 giugno all’Olimpico di Roma di fronte a 50mila persone.
Un impianto scenografico ipertecnologico e imponente sullo stile delle grandi produzioni internazionali, dei visual originali e centrati che fanno da raccordo tra diversi momenti dello show e il modo con cui Giuliano Sangiorgi cerca costantemente l’interazione col pubblico fanno del nuovo tour a supporto dell’album Amore Che Torni l’ennesima dimostrazione del talento, della dedizione totale e della cura artigianale di ogni prodotto di questa band, che sia un album in studio o un live di fronte a decine di migliaia di spettatori.
Il nuovo tour, nella dimensione più solenne degli stadi, non è soltanto la celebrazione del successo di una band capace di mantenere alti i suoi standard restando fedele a se stessa per quasi vent’anni, ma restituisce anche l’immagine plastica di tutto ciò che sarebbe andato inevitabilmente sprecato se la band si fosse sciolta, rischio concreto raccontato dagli stessi membri del gruppo, prima di ritrovarsi con l’ultimo album. Ovvero un mix di talenti che combaciano perfettamente l’un con l’altro come in un puzzle, un’intesa profonda in cui ognuno col suo strumento e con la sua arte gioca un ruolo fondamentale per arricchire ciò che al pubblico viene presentato con la voce calda e trascinante di Giuliano.
L’enorme palco dell’Olimpico, ricco di elementi e pedane mobili che regalano grande dinamicità allo spettacolo facendo il paio con grandi effetti di luce e l’impiego della tecnologia laser mapping, viene riempito di volta in volta dalle chitarre di Emanuele “Lele” Spedicato, dal basso di Ermanno Carlà, dalla batteria di Danilo Tasco, dal piano e dal sintetizzatore di Andrea Mariano e dal campionatore Andrea “Pupillo” De Rocco. Una dinamicità che raggiunge il culmine quando Giuliano rende omaggio a Dolores O’Riordan, la voce dei Cranberries scomparsa quest’anno, facendosi calare dall’alto e intonando il loro duetto Senza fiato accompagnato dalla voce della cantante, mentre sui maxischermi campeggia una loro foto ai tempi della collaborazione, nel 2007.
Un concerto generoso perché non si limita alla mera esecuzione chirurgica di una scaletta, come purtroppo sono soliti fare in molti anche tra i grandi artisti, ma aggiunge suggestioni e messaggi, in un continuo dialogo col pubblico. Un concerto avvolgente, perché avvolgente è l’abbraccio che la folla tributa ai Negramaro cantando ogni canzone, dai successi degli esordi come Mentre tutto scorre ed Estate ai singoli tratti dall’ultimo album (Fino all’imbrunire, La prima volta, Amore Che Torni) ma anche brani che non sono ancora approdati in radio, come la splendida Per uno come me. Un concerto carico di significati quando sul palco dell’Olimpico Giuliano Sangiorgi coinvolge il suo pubblico, i suoi “ragazzi”, nei momenti più importanti della sua vita: c’è la dedica di Lo sai da qui al papà scomparso, l’annuncio che tra qualche mese sarà papà e della scelta della città di Roma per il lieto evento (“Vivo in questa città da qualche anno e sono felice che il mio futuro nascerà qui“, ha detto emozionato alla folla), ma anche l’introduzione di diverse canzoni provando a restituirne il valore intrinseco che ha rappresentato per la band o ad interpretarne il senso alla luce dell’attualità, ad esempio ricordando prima di Per uno come me che “il sogno di invecchiare, dovunque il mare li porti” è un diritto di tutti. Lo stesso saluto al termine del concerto, dopo l’inno rock Nuvole e lenzuola che ha chiuso la serata, è stato un messaggio netto e non fraintendibile, con parole nient’affatto scontate né popolari di questi tempi, dunque tanto più apprezzabili quando tutti giocano a cavalcare l’ondata del momento senza il coraggio di opporvisi: “Grazie ragazzi, stasera siete un mare. Il mare è di tutti” ha urlato Giuliano prima di lasciare il palco con tutti gli altri. L’intero concerto è un inno contro il cinismo dei nostri giorni, l’arroganza di “quelli che giocano a fare i potenti“, per dirla coi versi de Il posto dei santi, e un invito a coltivare l’empatia, che può cambiare la prospettiva delle cose.
La scaletta del nuovo tour, pur non troppo diversa da quella del precedente tour La Rivoluzione Sta Arrivando se non per i brani dal nuovo album e il ritorno di qualche canzone non realizzata da tempo come Basta così e Senza fiato, rende onore ad una storia peculiare, quella di una band nata e cresciuta nel circuito musicale alternativo salentino a suon di live passando dalle cantine ai grandi stadi in poco più di dieci anni, che pur raggiungendo il grande successo commerciale non si è mai snaturata, continuando ad attirare nuovo pubblico e a tenersi ben stretto quello storico.
Unico neo, a volerne proprio trovare uno, sta nella costruzione della scaletta che ormai da troppo tempo (più o meno dal 2014) quasi ignora un capolavoro come Casa 69, l’album più squisitamente rock dei Negramaro. Se è vero che la scaletta perfetta in senso assoluto non esiste, come per tutti gli artisti dal repertorio importante che sono costretti a fare una drastica selezione per ogni tour, è anche certamente vero che quest’anno Casa 69 avrebbe trovato la sua dimensione ideale nella location degli stadi con brani come Io non lascio traccia, Sing-hiozzo o Londra brucia. Album che peraltro con la sua indagine dell’incomunicabilità, dell’individualismo esasperato e della solitudine che si cela dietro connessioni fallaci continua ad essere attualissimo a otto anni dalla sua uscita e merita di essere ricordato. Un suggerimento non richiesto per il prossimo tour, che considerando il successo da record di Amore che Torni (con cui i Negramaro diventano la prima band a fare 6 date in un unico tour negli stadi) certamente non tarderà ad arrivare.
L’Amore che Torni Tour Stadi 2018 si conclude con le ultime tre date il 5 luglio a Pescara presso lo Stadio Adriatico, l’8 a Messina allo Stadio San Filippo e il 13 luglio a Lecce allo Stadio Via Del Mare (biglietti in prevendita sui circuiti TicketOne e Ticketmaster).