Il dramma dei migranti secondo Giuliano Sangiorgi dei Negramaro si legge nel testo di Per uno come me, traccia del disco che la band rilascerà il 17 novembre prossimo.
Le dichiarazioni del leader della band salentina in conferenza stampa non lasciano adito a dubbi. C’è anche un po’ di sé nel brano, e di quel periodo in cui ha raggiunto New York per ritrovare se stesso nel periodo di crisi attraversato dalla band. In quelle settimane, è stato proprio lui l’emigrato.
Del brano racconta: “Ha una costruzione musicale semplicissima, nasce con chitarra e voce. I ragazzi hanno bisogno di sentirsi dire delle cose importanti, in maniera semplice, e non solo bella zio. Non mi sento un poeta, ho scritto parole molto semplici in modo che fossero comprese immediatamente”.
Il suo periodo newyorkese è coinciso con l’elezione a Presidente di Donald Trump, quindi in un momento di forte incertezza per la prima potenza mondiale. Ed è forse il pregiudizio quello che spaventa maggiormente chi si affaccia a un mondo nuovo, ed è quella di non essere accettati per quello che si è ma di essere giudicati per una “fama” che non corrisponde alla realtà.
“Ho paura che le famiglie musulmane vivano una vita di m***a perché considerate come terroristi. Si tende troppo spesso ad analizzare troppo sotto il profilo organizzativo e consequenziale, senza considerare che il problema è umano. Non esistono pregiudizi: quelle sono persone che muoiono, il problema è umano”.
Una storia di solitudine, quella vissuta da molti delle persone che cercano un futuro migliore in Italia, che è in fondo il sentimento peggiore che si possa provare. Da qui, il discorso sui social portato in conferenza stampa da Giuliano Sangiorgi: “Ci aiutano a essere meno soli, ma non vorrei che questa si trasformasse in una solitudine sociale. Non dimentichiamoci che la piazza esiste ancora”.