Il bagarinaggio online è una truffa. Per capirlo, non era di certo necessaria una max indagine che ha già messo al banco degli imputati ben 10 indagati, che dovranno rispondere del reato di truffa e aggiotaggio.
Non sono poche le modalità con le quali si è consumata una delle questioni più spinose degli ultimi tempi, con la quale venivano falsati i dati dei botteghini con ticket da passare sottobanco a prezzi gonfiati fino al 90%. Questa l’organizzazione principale che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, con diverse misure già applicate e utilizzate come deterrente per un fenomeno che non accenna a placarsi.
A conclusione delle indagini, avviate dal pm Adriano Scudieri e portate a compimento dal Nucleo di Polizia Tributaria, sono emersi 10 primi indagati per i reati di truffa e aggiotaggio. Nell’inchiesta sono comprese le più grandi società di organizzazione eventi nostrane, tra cui Di and Gi, Live Nation, Live Nation Italia e Vivo.
Gli indagati emersi dalla prima fase di indagini adoperavano artifizi volti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo dei biglietti degli spettacoli. Domenico D’Alessandro, Roberto De Luca, Antonella Lodi (non responsabile della denuncia dello scandalo a Le Iene) e Corrado Rizzotto sono accusati di aver stretto accordi con il portale svizzero Viagogo per la cessione di un volume ragguardevole di biglietti emessi per grandi eventi, con retrocessione del 90% dell’intero verso la società.
In altre parole, le società di organizzazione degli eventi mettevano a disposizione un numero limitato di tagliandi a prezzo di mercato, per destinare la parte restante a siti specializzati che distribuivano i biglietti a prezzi anche maggiorati di 10 volte. La truffa si sarebbe protratta dal 2011 fino a pochi mesi fa, quando è scoppiato lo scandalo.
In questi anni, Vivo Srl avrebbe ricavato 798000 euro, con un guadagno di 222000 euro. I numeri salgono nel caso di Live Nation, con un guadagno ottenuto da bagarinaggio online da 1 e 200000 euro. Il primato, però sarebbe tutto di Viagogo, che avrebbe rivenduto i tagliando a un prezzo ingiustificatamente maggiorato rispetto a quanto stabilito da organizzatori e artisti, divulgando false informazioni al pubblico per indurlo ad acquistare i tagliandi a prezzi maggiorati.