Antonio Di Pietro in 1993, interpretato da Antonio Gerardi, è insieme a Dell’Utri, Berlusconi e pochi altri uno dei personaggi non frutto della mera fantasia degli sceneggiatori.
Una sfida molto impegnativa per il suo interprete, quella di rappresentare in video uno dei magistrati che ha fatto la storia del paese segnando la fine della cosiddetta Prima Repubblica, prima di togliersi platealmente la toga per scendere nell’arena politica candidandosi come parlamentare e poi fondando un movimento di centrosinistra, l’Italia dei Valori.
Quello di Di Pietro è tra i personaggi più interessanti di 1992, che ha ricostruito – con qualche licenza sottolineata dallo stesso ex magistrato ma con una sostanziale accuratezza – l’iter investigativo che ha portato dall’arresto di Mario Chiesa al maxi-processo Mani Pulite.
Il PM più famoso d’Italia raggiunge il suo obiettivo dichiarato, portare alla sbarra i vertici del principale partito italiano e scoperchiare il sistema illecito con cui abitualmente veniva finanziato. Con il filone d’inchiesta sulla maxi-tangente Enimont che travolge Bettino Craxi, costringendolo alle dimissioni dalla segreteria, Mani Pulite è approdata fino al simbolo del PSI e ha fatto di Di Pietro un eroe nazionale: già osannato dalle folle in 1992, diventa un’icona di legalità in un’Italia travolta dalla rabbia e dallo sconcerto per il fiume di denaro che alimentava il finanziamento illecito ai partiti, una rabbia simbolicamente rappresentata dalla scena del lancio delle monetine a Craxi davanti all’hotel Raphael che apre il primo episodio della nuova stagione.
La rivoluzione del 1992 e il conseguente processo del 1993 sono possibili proprio grazie alle sue inchieste e ai suoi metodi investigativi (innovativi ma anche criticati per il presunto eccesso nell’utilizzo del carcere preventivo), ma con 1994 seguirà l’anno della Restaurazione del potere politico, che sta già riorganizzandosi per approfittare dello spazio lasciato dai partiti della Prima Repubblica travolti dagli scandali.
L’attore Antonio Gerardi, consapevole della delicatezza del ruolo interpretato per tutto ciò che il nome Di Pietro rappresenta per la recente storia italiana, ha raccontato di aver fatto un lavoro di sottrazione nella costruzione del personaggio e di aver dovuto, soprattutto in 1993, attenersi ai fatti processuali. E ha ricordato di aver incontrato il vero Di Pietro, trovandolo molto simpatico.