Fabrizio Moro ne La leva calcistica della classe ‘68 di De Gregori ha calcato il palcoscenico del Festival di Sanremo 2017 per la seconda volta in questa 67a edizione che lo vede in gara tra i Big.
Nella serata delle cover del giovedì ha scelto un brano del Principe della canzone italiana, omaggiato anche da Fiorella Mannoia con Sempre e per sempre, per un motivo speciale.
La paternità ha segnato tutta quest’esperienza di Fabrizio Moro a Sanremo: se il brano in gara tra i Campioni Portami via gli è stato ispirato dalla figlia Anita, la cover è invece dedicata al figlio Libero, il primogenito nato sette anni fa dalla relazione con la compagna Giada.
Libero, che è anche il testo di un brano di Moro diventato un inno generazionale nel 2008, inizia a confrontarsi col mondo attraverso lo sport del calcio. E quale augurio migliore per un papà se non quello di affrontare la competizione, gli sforzi e le pressioni senza la “paura di sbagliare un calcio di rigore“, come canta De Gregori? In fondo il messaggio contenuto nel testo è una metafora che vale anche per chi, per la prima volta o per la quinta come Moro, si cimenta nella sfida sanremese in cui l’emozione e gli errori sono dietro l’angolo.
Ecco il video di Fabrizio Moro ne La leva calcistica della classe ‘68 di De Gregori a Sanremo.
Sole sul tetto dei palazzi in costruzione,
sole che batte sul campo di pallone e terra
e polvere che tira vento e poi magari piove.
Nino cammina che sembra un uomo,
con le scarpette di gomma dura,
dodici anni e il cuore pieno di paura.
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori tristi
che non hanno vinto mai
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
e adesso ridono dentro al bar,
e sono innamorati da dieci anni
con una donna che non hanno amato mai.
Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti ne vedrai.
Nino capì fin dal primo momento,
l’allenatore sembrava contento
e allora mise il cuore dentro alle scarpe
e corse più veloce del vento.
Prese un pallone che sembrava stregato,
accanto al piede rimaneva incollato,
entrò nell’area, tirò senza guardare
ed il portiere lo fece passare.
Ma Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette,
questo altro anno giocherà con la maglia numero sette.