Ho partecipato e numerose manifestazioni contro la deriva del passaporto verde, ma ieri non c’ero.
Non ce l’ho fatta. Sapevo che questa settimana mi aspettava la mobilitazione dell’11 e quella del 15.
L’ho seguita però sui social, ho riflettuto, guardato i video postati. A commento degli eventi riporto una battuta fulminante intercettata su fb “Solo un algoritmo sputato da Deep Blu potrà salvarci, nel contare da un lato i fascisti antifascisti, che a loro volta si dividono in fascisti antifascisti e antifascisti fascisti, e dall’altro gli antifascisti fascisti, dal canto loro divisi tra fascisti e antifascisti”
Già, perchè nella smania classificatoria di un pensiero rigorosamente binario, non si capisce più chi sia il fascista o l’antifascista di sinistra e che senso abbia l’ascrizione del dissenso in una delle due galassie, che di per sé sono molto variegate.
Il ragionamento binario elude la complessità del pensiero critico, l’amputa di parti essenziali pur di farla rientrare nell’angustia e nella povertà di due categorie, fronti, partiti che senza quelle sfumature non hanno senso nè significato. Si tratta di un riduzionismo strumentale alla divisione della società, di odio in odio, fino a scompaginarne la più piccola cellula, la famiglia. Si sa di padri e madri l’un contro l’altro armati sulla questione vaccinale, di figli ribelli e di genitori che si fanno piccini di fronte all’attacco di ragazzi che vedono nel vaccino l’ultimo trend modaiolo che li include in un corpo più vasto.
Una modalità divisiva che attecchisce grazie alla semplificazione: no vax, provax, democratici-fascisti, civili-incivili-altruisti-egoisti, cittadini e feccia indegna di godere delle consuete garanzie costituzionali.
La politicizzazione della questione sanitaria, si dirà, è conseguente all’introduzione del green pass. In realtà la contrapposizione nasce sin dal profilarsi della pandemia, dopo i primi mesi in cui eravamo tutti più o meno traumatizzati e disposti a credere quanto ci veniva somministrato dai media: pro e contro lockdown, no mask e pro-mask ecc. E questo a prescindere di studi autorevoli, perchè la realtà che volevamo guardare era quella in linea con le nostre paure e i nostri bisogni, anche grazie alla sagacia algoritmica e divisiva dei social.
Se ieri guardavamo a quel che stava accadendo in Israele con occhi esterrefatti e increduli, oggi la distopia- secondo alcuni desiderabile utopia- è tra noi.
Il 9 ottobre a scendere in piazza è stato un popolo di lavoratori. Famiglie, impiegati, docenti, che dal 15 (i docenti e i sanitari già si sono dovuti piegare alle forche caudine) verranno sospesi-al limite licenziati- (mi sembra che quest’ultima sia la sorte dei giudici onorari non ancora vaccinati) se non in grado di esibire l’avvenuta marchiatura, o tamponatura, a scadenza di 6 o 9 o 12 mesi (misteri gaudiosi della scienza e della burocrazia) la prima, 48 ore la seconda. Siamo individui a scadenza, la cui durata dipende dal numero estratto sulla piazza del Covid. Sempre che il tampone (rigorosamente nasofaringeo o-al limite e per regia concessione- orofaringeo) non venga eliminato per aumentare di grado la gentilezza della spinta gentile. Tanto gentile e tanta onesta pare, ma non lo è affatto…
Quella di ieri era, come altre a cui ho partecipato, una manifestazione pacifica, con migliaia di persone giunte a Roma per esprimere un dissenso che in prossimità del 15 si sta trasformando in disperazione. Coloro che credono nelle cure, i guariti, quelli che non accettano di barattare libertà contro sicurezza, dovranno sobbarcarsi una spesa di 2400 euro annui. Una famiglia senza figli over sedici, esborserà quasi 5 mila euro. La spinta gentile si palesa per quel che è, estorsione, ricatto, al limite condanna alla fame per chi non gode di rendite o altri emolumenti. Ieri c’era il nucleo duro del Paese: i cinquantenni, quelli che leggono, che si informano al di là dei canali officiali e non per questo ufficiosi, genitori attenti, studenti, lavoratori, quelli che non si arrendono. E che, nonostante la spesa esorbitante dei tamponi, la tortura sottile dei tubicini che salgono su per il naso o affondano nella gola -confessata anche dai Brunetta, dai Prodi- resistono. Che sanno che gli effetti avversi ci sono, che si tratta comunque di una terapia sperimentale, che per i giovani il rapporto costi benefici vede prevalere i primi. Hanno ascoltato le audizioni al Senato di esimi scienziati, quelli che sono rimasti a studiare e curare invece di incedere su un red carpet . Questa gente esasperata, che ha mantenuto la calma mentre i giornali li additava come criminali, mentre le si invocava contro il piombo, mentre perdeva genitori nelle rsa e in ospedale senza un ultimo abbraccio, che si struggeva per il viso coperto dei propri bimbi privati del riferimento di un volto, le cui attività chiudevano e non di rado per sempre, compensata con ristori irrisori, che avrebbe dovuto curarsi a forza di tachipirina e mortale attesa, vaccinarsi nelle fiere, nei camper, nelle farmacie (la vaccinazione ricorda l’esimio prof. Cosentino, è un atto medico), accettare che medici ortodossi derubricassero reazioni gravi post vaccino a eventi non correlati e correlabili, che amici e parenti si trasformassero in affetti avversi grazie a una propaganda criminale, che ora rischia il lavoro ossia il pane, questa gente ieri è stata manganellata, soffocata, presa a calci e a pugni, mentre la telecronaca in diretta a voce univoca su qualsiasi canale li definiva, loro a mani nude, le braccia alzate, davanti al cordone degli agenti armati, squadristi, guerrieri urbani, fascisti.
Il Governo che si affretta a esprimere solidarietà a Landini, dovrebbe invece elogiare questi italiani per un equilibrio conservato a dispetto di tutto.
Dopo due anni di vessazioni, di uno stato di emergenza cronicizzato che è servito a svuotare di senso il Parlamento, di una Costituzione stuprata sin dal primo articolo (la nostra Carta è detta lavorista perchè pone il lavoro tra i principi fondanti della società civile), sono queste famiglie, questi ragazzi, questi studenti interdetti dalla frequenza, questi lavoratori a rischio di sospensione, sono costoro, per la vulgata, pericolosi fascisti. Stretti a coorte, sono stati loro ad attaccare la Cgil, notori militanti dell’immonda e blasfema Forza nuova ( e chi credeva che contasse tanti iscritti)!
Perchè la Cgil è intangibile. Perchè è sacra, e il sacramento è valido di per sé, non in funzione dell’etica (in questo caso della politica) di chi lo impartisce.
Mettere a soqquadro una sede sindacale, stranamente aperta, mentre, altra stranezza, le forze dell’ordine stanno a guardare, diventa l’argomento principale con il quale delegittimare tutta una manifestazione che ha visto centinaia di migliaia di persone (se si contano anche le altre città) mobilitarsi.
La violenza non è mai la soluzione. Mai. Ma l’altra violenza, quella che si noma diritto (a citar Manzoni) che si traveste da legge, quella invece è sdoganata, lecita, legittimata appunto. Quella violenza tassonomica che ascrive al fascismo scellerato lavoratori, famiglie, studenti. Che sorvola sul proprio operato (quello sì in odore di fascismo) per demonizzare il dissenso.
E, signori, il sindacato nasce nel 1906 come strumento di lotta contro i padroni. Il partito, ai suoi albori, ossia dalla scissione di Livorno del 1921, rivendica la prerogativa rivoluzionaria. E come si fa la rivoluzione, suonando il piffero al Governo?
L’attacco alla Cgil è stato un autogol e- conoscendo i metodi della strategia della tensione- forse sapientemente orchestrato. Ma cosa fa un figlio venduto dal proprio padre? Gli dice grazie o lo scuote, o lo invoca, o si appella e infine si risolve a-anche se non deve- urtarlo, spintonarlo? E’ grazie anche al neghittoso ripiegamento del sindacato che si sono smantellati i diritti dei lavoratori, si è approvata la controriforma previdenziale, il pacchetto Treu, l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto. È il sindacato che ha taciuto di fronte allo scandalo del green pass, che non ha indetto immediatamente uno sciopero generale. Come pretende di identificarsi ancora con le masse lavoratrici? Con i portuali di Trieste, con i poliziotti fuori dalle mense, con l’operaio vaccinato ma costretto al tampone comunque? E si può ancora fregiare dell’appellativo di sinistra un Pd che ha abbracciato la causa Lgbt, eutanasia, liberalizzazione della cannabis- ma ha abbandonato la sua base sociale? Perchè è proprio dal Pd che arriva quest’attacco al lavoro. Perchè, ribadisco, a fronte di dati che attestano la caduta della risposta anticorpale dopo pochi mesi nei vaccinati e la loro potenziale contagiosità, non si è voluto far ricorso ai tamponi salivari? Lo scopo è il vaccino o il green pass, come sostiene Agamben?
Ma a simbolo ultimo di questa manifestazione si staglia l’assalto alla Cgil.
Se si volevano dare strumenti al Governo per proseguire nell’agenda setting, sotto la bandiera della difesa della democrazia e dei valori antifascisti, degli stessi sindacati, e alla sua parte di destra l’alibi per riscattarsi di fronte al popolo vaccinista, sbandierando l’argomento della difesa dell’ordine e della legge, dei celerini che picchiano gli inermi- allora ci siamo caduti.
Ma la battuta desunta da twitter crea comunque un vortice di domande e di rompicapo irrisolvibili, degni, appunto, di un algoritmo.Alla fine, chi sono i fascisti?