In trent’anni che faccio questo mestiere ho capito una cosa, che gli uomini sono dei pazzi. Non credono a niente però credono a tutto. Un caro amico, collega, si azzarda su un social a scrivere che prova pena per il macello di umani, di bambini in Ucraina e lo seppelliscono di insulti: sei un traditore, non ti leggerò più. Volevo chiamarlo, ma per dirgli cosa? Che succede anche a me? Ma lo sa, ci conosciamo da decadi. Anche io ho tradito perché “la guerra è guerra”, mentre dovrei dire, e non dico, che la dittatura è qui, col greenpass. Io, non lo dico, anche se sono due anni che non scrivo altro. Ai tempi della prima ondata andavo ai raduni dei sedicenti libertari, che poi avrei scoperto intolleranti: non ero novax, difendevo la libertà di scelta e di dubbio sul sacro elisir, dicevo che la compressione dei diritti democratici non era giustificata né giustificabile e mi arrivavano messaggi di odio dai fondamentalisti; ho fatto la prima dose e sono passato in odio da quegli altri, hai tradito, sei un rinnegato. Sono andato all’ultimo raduno, invitato come eretico, ma non mi ha detto bene, volevano processarmi in un campo di erba medica. Ho risposto per le rime e siccome il giornalista è feccia per dna e non deve permettersi di replicare, si sono tutti indignati perché invece di cospargermi il capo di cenere mi permettevo di incazzarmi. Uno voleva passare alle vie di fatto ma per sua fortuna l’hanno preso e portato via, poi ho saputo che era uno di quei nullafacenti di provincia, alcolizzato, l’immancabile scemo del villaggio.
Ho completato con la seconda dose e certi “amici” hanno cominciato il passaparola, un verme, un infame, ben mi stava se c’ero stato ancora peggio, come mi ero permesso? Poi qualcuno si è vaccinato a sua volta, “ma era una cosa diversa”. Ho perso lettori da una parte e dall’altra, ma più che lettori erano casi umani o disumani, gente che pretendeva di dettare l’agenda: scrivi di questo e non di quest’altro, se no sei colluso. Con l’invasione dell’Ucraina è accaduto lo stesso, gente che cavilla, che sottilizza e non ha il coraggio di ammettere: della libertà degli altri me ne fotto, detesto l’universo e più morti fa quel folle, più mi ripago. Poi le cose cambiano, il tempo, si dice, è galantuomo, anche se se ne ricorda in ritardo, e fa emergere gli sfondoni e la cattiva fede. Di regola a danno dei fanatici e degli analisti da bar, perché i giornalisti saranno anche la schiuma dell’umanità ma i complottisti e i sofisticati da marciapiede non sanno vedere oltre la realtà, non sanno collegare fatti apparentemente distanti, ci arrivano dopo, se ci arrivano, e a quel punto, lungi dall’ammettere che si erano sbagliati, vengono a dirti: ah, ma io l’avevo sempre detto, tu invece dov’eri?
Un tempo il rapporto coi lettori era più decente, nel senso che potevano scrivere al giornale ma era una fatica, una lettera non è un messaggio sgangherato su Twitter, poi c’era da imbustarla, mettere il francobollo, spedirla e aspettare invano una pubblicazione. Molti rinunciavano, altri insistevano ma insomma gli attacchi arrivavano filtrati, già disinnescati, faceva parte del gioco democratico ma un gioco in cui ciascuno stava al proprio posto, nel proprio ruolo. Adesso si sentono più professionisti di te, si sono formati su Beppe Grillo e altri vaneggianti o opportunisti, hanno sempre il telefono in mano e a darti del boia o del rapinatore seriale ci mettono niente, è divertente, liberatorio e non si rischia niente, basta mettere certi nomi demenziali, certe foto da psicopatici. Se gli rispondi a tono, vanno in furia perché le regole le fanno loro: io fantasma sono libero di insultarti, tu “giornalaio”, merda di cane, devi tacere e questa è democrazia, se non ti metti a cuccia sei un pupazzo del regime.
È anche per questa degenerazione che i regimi si fanno strada, si intensificano. Ragionare è diventato patetico, proporre una analisi impossibile, si crede a niente per credere a tutto e così diventa normale che i mascalzoni al potere tornino a minacciare chiusure, punture a oltranza, tutto come prima, peggio di prima, sul preciso presupposto che quanto inflitto fino ad oggi non è servito a niente. C’è questo Bourla, uno che pare avere il destino nel nome, questo CEO di Pfitzer, che dice tranquillo: “la terza dose del nostro preparato non era così buona, ma con la quarta sarà tutta un’altra storia”. Roba da impiccarlo, ma il Bourla prosegue spedito: “La tecnologia mRNA non aveva mai fornito un singolo prodotto fino a quel momento. Né un vaccino, né nessun altro medicinale… ( Gli studi sulla sicurezza hanno sempre fallito NdR) Sono rimasto sorpreso quando mi hanno suggerito che questa fosse la strada da percorrere, e l’ho messo in dubbio”. Se non è un’ammissione di potenziale strage! Bourla si para le chiappe, ma chi gli ha creduto fino ad oggi e magari ci ha lasciato la pelle, o è rimasto paralizzato o lesionato non esiste più e sono tanti, nessuno saprà mai quanti.
Quando il “giornalaio” Bechis ha scritto che solo il 2,9% dei decessi era attribuibile direttamente al Covid è stato massacrato da quelli che non credono a niente ma credono a tutto e l’informazione di servizio lo ha deferito all’Ordine dei Giornalisti: alla fine l’Ordine, malvolentieri, lo ha prosciolto ammettendo che Bechis aveva detto il vero almeno secondo quanto riferito dall’Istituto Superiore di Sanità, una fonte ufficiale. Solo che questa volta la notizia non l’ha ripresa quasi nessuno. Poi, per salvarsi, hanno cavato dal cilindro misteriose statistiche per cui i morti di Covid “potrebbero” essere “fino a tre volte” superiori ai dati emersi.
Potrebbero, fino a: il condizionale cautelativo che funziona per tutto, pandemie, crisi climatiche, eventi bellici. Come Al Gore che da 30 anni dice che i ghiacciai si scioglieranno ma l’anno prossimo e gli hanno dato il Nobel. O come i geostrateghi: Kiev potrebbe cadere, però non è vero niente, non c’è nessun assedio. I creduloni scettici ti sfidano: le fonti, dove sono le fonti? Se gliele porti, ti ridono in faccia, ma quale Rampini, quale Capuozzo, quali informative dei servizi, quale stampa mondiale, loro credono a Greta e alla gnocca ucraina su TikTok anche se è virtuale. Nel mondo non c’è più né emergenza né restrizione, tutti hanno tolto greenpass e maschere, divieti e obblighi, ma in Italia restano i soliti vampiri di regime vogliono imporre “la quarta e la quinta dose insieme”, sognano lockdown a incastro, sanitario e energetico, i virocialtroni non hanno ritegno, vogliono il ritorno al Medioevo delle torce e delle carestie così come i mulini a vento o la rimozione forzata sulla guerra o il termostato a 18 gradi che serve quanto mettersi a 90. Non credono – giustamente – a Draghi e alle sue menzogne, però se richiude tutto che vuoi farci, avrà ragione lui, una ragione ci sarà E si adeguano. Hanno creduto anche a una poliziotta in cerca di copertine e a un portuale che diceva cantando che quelli come lui non mollano mai ma è presto sparito dalla circolazione, più che mollare è evaporato.
Trenta anni che scrivo, che corro dietro alle terrene follie, ho incontrato assassini, mafiosi, maniaci, depravati, mentitori seriali, ho visto cadaveri segati in due, gente crivellata con punteruoli, resti di prostitute mangiati dai cani e mi sono convinto che da salvare nella pianta storta dell’umanità c’è poco o niente. Ma non ero preparato alla definitiva degenerazione degli ultimi due anni in cui non c’è stato niente di razionale, da nessuna parte. Adesso, col pretesto della guerra, Draghi, che non ha nessuna voglia di restare, allunga lo stato dell’emergenza che non c’è per un altro anno, il terzo. E pare normale, la gente gira ancora mascherata per strada e perfino in auto da sola. Gli Stranamore del siero ammettono di avere combinato pozioni forse micidiali ma lo stesso ci si affanna per nuove overdose. Non si crede a niente ma si crede a tutto e tu giornalaio vai bene fino a che tuo malgrado conforti le visioni di chi ti segue ma appena smetti diventi una puttana. Hanno accoppato un inviato americano per provocazione, ma quelli che sanno tutto dicono: no, è una fake news, non esisteva quel giornalaio, però se l’è cercata, però si è ammazzato da solo, però la guerra è guerra, però tu sei un porco, un venduto, “ciao pirlone, servo del padrone” come diceva a Pozzetto quello che usciva dalla Trattoria Semivuota con una coperta e un cuscino. Gli uomini sono dei pazzi.