A un certo punto di On The Rocks, Laura (Rashida Jones) dice al padre Felix (Bill Murray): “Dev’essere davvero bello essere te”. E lui, di rimando: “Non vorrei essere nessun altro”. In un altro momento, per capire la pasta di cui è fatto il personaggio e la sua capacità di sembrare sempre tremendamente a suo agio in qualunque situazione, vengono inquadrate alcune foto che lo ritraggono insieme ad Andy Warhol o mentre gioca a golf nello Studio Ovale insieme al presidente Obama. Ovviamente non sono fotomontaggi, ma foto autentiche di Bill Murray.
In questi istanti il nuovo film di Sofia Coppola, prodotto dalla A24 e uscito direttamente in streaming da pochi giorni su Apple Tv+, più che la storia di finzione d’una donna terrorizzata all’idea del possibile tradimento del marito, pare trasformarsi in un piccolo saggio documentario sull’iconico Bill Murray. Un attore che attraverso un pugno di lungometraggi, che comprende Ricomincio Da Capo, i malinconici film di Wes Anderson, Broken Flowers di Jim Jarmusch e, ovviamente, Lost In Translation della stessa Sofia Coppola – con cui On The Rocks si pone in scoperto dialogo – ha imposto un singolare stile recitativo, rilassato e distaccato, in cui più che calarsi in un personaggio si limita a “essere” Bill Murray, manifestando davanti alla macchina da presa il prodigio della propria paradossale presenza fisica.
Perciò, appena Murray compare sullo schermo si fa fatica a continuare a dare credito alla storia raccontata da On The Rocks che, come accennavamo, vede al centro una scrittrice, Laura, che sospetta che il marito Dean (Marlon Wayans), spesso assente per lavoro, la tradisca con una giovane assistente. E l’ingombrante padre Felix alimenta i timori della figlia, spingendola a trasformarsi in una improbabile stalker a caccia di prove dell’infedeltà.
In fondo però non è la presenza di Bill Murray a mandar fuori equilibrio On The Rocks. Sin dall’inizio il film della Coppola soffre di una scrittura opaca (la sceneggiatura è della stessa regista), che inanella stereotipi e dimentica la cura dei particolari. Per esempio, Laura è una romanziera che soffre, senza molta originalità, dell’immancabile blocco dello scrittore. E sebbene il marito vanti la crescita esponenziale della sua lanciatissima azienda che non gli concede un attimo di respiro – “500mila nuovi follower, andiamo alla grande, stiamo spaccando”, dice – non in un solo istante il film si sforza di far capire allo spettatore quale lavoro svolga effettivamente l’ambizioso tycoon. E senza l’apporto di dettagli che ne definiscano il carattere, purtroppo identità e psicologia dei protagonisti restano indefinite, impalpabili.
On The Rocks accumula siparietti – i dialoghi reiterati con una giovane amica che racconta a una distratta Laura le sue fallimentari peripezie sentimentali – che, sarà per l’ambientazione di una New York altoborghese, a tratti ricorda le commedie svogliate dell’ultimo Woody Allen, anche per la colonna sonora che inanella ruffiani brani jazz. A mancare sono proprio lo smarrimento e l’amarezza d’una donna che teme di essere stata messa da parte. Il suo dramma è condensato in una lacrima che cade elegantemente in un cocktail con in sottofondo la voce carezzevole di Chet Baker, seguita subito dopo dalle luci dello skyline notturno di Manhattan, in cui qualunque sofferenza si stempera come un rumore lontano e ben poco angosciante.
On The Rocks non esce mai dal perimetro d’una commedia garbata e ovattata, e smarrisce lungo la strada una sostanza drammatica che pure non mancherebbe, visto che il padre che sta aiutando la figlia nella caccia al fedifrago è a sua volta un traditore seriale che ha deluso in ogni modo possibile la sua famiglia. Dunque, in un certo qual modo, le insicurezze che attanagliano Laura nel suo rapporto col marito sarebbero anche il riflesso di altre insicurezze sedimentate in decenni, il cui primo responsabile è proprio Felix.
Però su questo fecondo intrico di sentimenti famigliari On The Rocks glissa, con solo un momento in cui, di fronte alle rimostranze di Laura, il padre, usualmente brillante e ciarliero, non riesce a indovinare nemmeno una battuta graffiante. Ma sono i pochi tratti indovinati di un film incerto, in cui Sofia Coppola finisce per offrire buoni argomenti ai suoi non pochi detrattori. A quel punto la presenza di Murray più che il limite del film diviene il suo principale motivo di interesse.