Ha appena concluso il suo trionfale Live Kom 014, ma Vasco Rossi di cose da dire ne ha ancora tante: lo farà con nuovi concerti nel 2015, già annunciati dal numero uno di Live Nation Italia Roberto De Luca, ma soprattutto col prossimo album di inediti in uscita il 4 novembre.
Intanto tutta la stampa si occupa di lui provando a spiegare il successo di un rocker che sembra non veder mai appannata la sua stella. E Vasco Rossi non disdegna di raccontarsi senza filtri.
In un’intervista a Mariella Venegoni per La Stampa, il cantautore modenese ha ricordato come è nata una delle sue hit storiche, Vita Spericolata. Si tratta del brano forse più iconico del repertorio di Vasco Rossi, quello che ha portato sul palco dell’Ariston classificandosi penultimo, prima di diventare un rocker in grado di riempire gli stadi con numeri da record.
Eppure quel brano-manifesto di una vita senza regole, contenuto nell’album Bollicine che lo ha definitivamente consacrato sul panorama musicale nazionale, è nato da uno stato di profonda sofferenza.
Nell’83 erano cinque anni che lavoravo ma senza casa, senza un disco. Facevo solo concerti, vivevamo on the road. Avevo tagliato i ponti con tutti, ero collassato in mezzo a un oceano, non vedevo la riva né da una parte né dall’altra. Avevo già scritto Albachiara, Siamo solo noi, Fegato spappolato. Il provocatore era già nato, sconsigliato da tutta la stampa, avvertivano che poteva trasmettere il virus della droga. Avevo colpito a Sanremo con Vado al Massimo nell’82, il patron Ravera che mi aveva voluto, mi aveva detto: “Devi farti vedere, torna come vuoi”
Per partorire il testo di Vita Spericolata, “una vita non garantita” la definisce Vasco Rossi, un po’ come quella dei “giovani di adesso“, ci sono voluti mesi di tentativi a vuoto.
Poi un giorno che eravamo a suonare in Sardegna, si è messo a piovere. Sono salito in macchina e ho messo il nastro. E ho pensato: “Voglio una vita…”.
Da quelle tre parole è nato un successo, che per Vasco Rossi è il frutto di una vita intera, il risultato di “33 anni, quelli che avevo quando l’ho scritta“. Oggi Vita Spericolata è ancora un piatto forte dei suoi live. E il Blasco continua a scrivere, a raccontare, perché la canzone è rimasta l’unica forma d’espressione in cui crede profondamente. Un antidoto alla sofferenza e un modo per vivere meglio.
È una forma artistica straordinaria di consolazione. A uno che sta male puoi togliere il dolore? No! Allora la parola giusta può consolare, cambiare l’umore di una giornata. Se poi la parola è salvifica, la dici con il sottofondo della musica. Noi siamo quelli che portiamo un po’ di gioia: mentre si balla, non si muore.
http://youtu.be/8ilf8YSyMTc