Oscar 2024, chi vincerà le statuette per i migliori attori? I pronostici di OM Optimagazine

Le quattro cinquine di attrici e attori, tra grandi favoriti e (pochi) outsiders, che si contenderanno i premi dell'Academy nella cerimonia del 10 marzo


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Le ultime settimane di avvicinamento agli Oscar 2024, popolate di tanti premi prestigiosi, hanno confermato che il grande favorito della vigilia è Oppenheimer di Christopher Nolan, finalmente prossimo, grazie alla tonitruante biografia dell’enigmatico fisico responsabile della creazione della bomba atomica, a ottenere quel riconoscimento che obiettivamente da tempo sarebbe spettata a uno dei registi più influenti degli ultimi vent’anni (si pensi solo a quanto abbia inciso Memento, con i suoi lambiccati intrecci temporali, sulla forma e l’immaginario del cinema del secondo Millennio.

Oppenheimer agli Oscar 2024 guarda gli altri contendenti dall’alto in basso delle sue 13 nomination e della messe interminabile di riconoscimenti accumulati: miglior film per Bafta, Critics’ Choice Awards, Golden Globe, miglior cast ai SAG Awards (che corrisponde praticamente a miglior film). Ci fermiamo qui, aggiungendo un’analisi appena realizzata dall’Hollywood Reporter applicando un modello matematico che dà al film di Nolan il 78% di probabilità di trionfare agli Oscar 2024, lasciando ai contendenti le proverbiali briciole.

La sostanza del discorso cambia poco passando alle quattro categorie dei migliori attori, da sempre le più attese della notte delle statuette. Anche lì Oppenheimer dovrebbe recitare la parte del leone, seppure non in completa solitudine, favoritissimo per lo meno per quanto riguarda i due ruoli maschili. In tal senso la spia fondamentale del suo ruolo di battistrada è stata indicata dalla statuetta per il miglior cast ai SAG, il premio assegnato dal sindacato degli attori, il più nutrito in assoluto in termini di numeri (oltre 160mila membri). In generale, per valutare le chance di vittoria nelle quattro categorie degli attori agli Oscar i SAG costituiscono la bussola più affidabile dato che, in 30 edizioni della manifestazione, i suoi vincitori hanno poi bissato nel 70% dei casi con l’ancora più ambita statuetta dell’Academy. Dunque vediamo nel dettaglio le quattro categorie.

Attrice non protagonista

La favorita: Da’Vine Joy Randolph, The Holdovers
Le altre candidate: Danielle Brooks, Il Colore Viola; Emily Blunt, Oppenheimer; Jodie Foster, Nyad – Oltre l’Oceano; America Ferrera, Barbie

Questa categoria è blindata, al punto che è difficile persino indicare una possibile sfidante di Da’Vine Joy Randolph. La lista di riconoscimenti ottenuti dall’attrice per il suo ruolo in The Holdovers nella stagione dei “precursors” (i premi di avvicinamento agli Academy Awards) è interminabile – se abbiamo contato bene, sono ben 37 – e comprende Bafta, SAG, Golden Globe, Critics’ Choice Award. Alle contendenti restano le briciole, in una categoria che oltretutto sconta anche scelte non felicissime (l’American Ferrera di Barbie, in un ruolo francamente poco rilevante).

Nemmeno l’Emily Blunt di Oppenheimer, che è un film al maschile, in cui i ruoli femminili sono sacrificati e semplificati, ha qualche possibilità, per cui l’attrice britannica dovrà accontentarsi della nomination – sorprendentemente è solo la prima della sua carriera. Il nome più prestigioso della cinquina è quello della due volte premio Oscar Jodie Foster. Nyad però è un biopic molto classico, una prevedibile storia motivazionale di donna che sfida e supera i suoi limiti. Può ben poco contro il dolente ma asciutto ritratto intagliato da Da’Vine Joy Randolph, madre nera già vedova che piange silenziosamente il figlio caduto ventenne in guerra, continuando dignitosamente il suo lavoro di governante in una scuola di viziati rampolli della migliore borghesia bianca.

Attore non protagonista

Il favorito: Robert Downey Jr, Oppenheimer
Lo sfidante: Ryan Gosling, Barbie

Gli altri candidati: Robert De Niro, Killers of the Flower Moon; Mark Ruffalo, Povere Creature!; Sterling K. Brown, American Fiction

Qui si torna a Oppenheimer asso pigliatutto. La cinquina sulla carta è agguerritissima, perché comprende: un monumento come Robert De Niro, sottilmente mostruoso in Killers of the Flower Moon, film forse non tra i miglior di Martin Scorsese, ma comunque opera di grande prestigio; più schematico forse il Mark Ruffalo di Povere Creature!, cui viene chiesto in fondo di incarnare un carattere monocorde, persino macchiettistico. Estremamente interessanti sono i ruoli offerti a Sterling K. Brown in American Fiction, pecora nera di una famiglia dell’alta borghesia nera di Boston, omosessuale e cocainomane per disperazione; e soprattutto Ryan Gosling, che in Barbie gioca intelligentemente coi luoghi comuni dell’uomo oggetto e, prendendo alla lettera la vuotezza del bambolotto che deve interpretare, assume su di sé con grande ironia il fardello di ogni possibile stereotipo. L’attore canadase è il migliore del lotto nella parte decisamente più originale: ma per lui, giunto alla terza nomination della carriera, l’appuntamento con la statuetta è ancora rinviato.

Perché agli Oscar 2024 trionferà Robert Downey Jr, giunto alle soglie dei sessant’anni, con una carriera prestigiosa e ondivaga passata tra alti e bassi e anche tanti film Marvel che all’Academy non sono mai troppo piaciuti, facendolo uscire dalla fascia degli attori da nomination in cui era giunto già prima dei trent’anni con la sua prima candidatura per Chaplin, dove già mostrava tutto il suo impressionante talento. Il suo livido, mefistofelico Lewis Strauss di Oppenheimer non è nemmeno la sua interpretazione migliore, ma è il cattivo di cui Hollywood ha bisogno quest’anno. Così, dopo aver trionfato in tutti i precursors, alla terza candidatura finalmente Downey Jr otterrà l’agognata statuetta, che fino a oggi aveva vinto solo nella finzione: non dimentichiamo infatti che in Tropic Thunder il suo personaggio di Kirk Lazarus, il più grande attore mondiale vivente e forse di sempre, di premi Oscar ne aveva vinti ben cinque.

Attrice protagonista

La favorita: Lily Gladstone, Killers of the Flower Moon
La sfidante: Emma Stone, Povere Creature!

Le altre candidate: Sandra Hüller, Anatomia di una Caduta; Carey Mulligan, Maestro; Annette Bening, Nyad

È l’unico testa a testa degli Oscar 2024 per quanto riguarda le categorie di attrici e attori. Mettiamo da parte Sandra Hüller, lanciatissima attrice tedesca eccellente nell’ambiguo gioco al massacro di Anatomia di una Caduta; e anche l’Annette Bening di Nyad (il ruolo “se vuoi puoi” di cui sopra di una donna che che si lancia in un’avventura estrema di sfida ai suoi limiti fisici e psicologici) e la sempre brava Carey Mulligan, in un film, Maestro, più grosso che bello. E concentriamoci sulle due contendenti a pari merito.

Emma Stone in Povere Creature! ha un ruolo originalissimo in cui può, letteralmente, plasmare da zero il suo personaggio di automa, sorta di Frankenstein al femminile che modella la sua identità, aggiungendo un’esperienza paradossale dopo l’altra una nuova sfumatura alla sua personalità, in un percorso di autodeterminazione e indipendenza. Il film occhieggia un po’ didascalicamente a un femminismo manierato, e tutte le note più verosimili appartengono alla Stone più che alla regia di Lanthimos. Per noi meriterebbe la vittoria, e sarebbe la seconda, dopo La La Land (quattro le nomination in carriera per l’attrice). Di precursors ne ha vinti parecchi: Bafta, Golden Globe per miglior commedia (!), Critics’ Choice Award. Però è stata sconfitta ai Sag da Lily Gladstone, la protagonista di Killers of the Flower Moon, che ha vinto anche il Globe per film drammatico.

Carriera e palmarès certamente meno prestigiosi di quelli della Stone (con però un film importante, almeno negli Stati Uniti, Certain Women), ma che probabilmente con il sofferto, enigmatico ruolo di moglie indiana di uomo (DiCaprio) a metà tra il gaglioffo e lo stupido burattino, ha centrato il ruolo della vita. Senza dimenticare che sarebbe la prima donna nativa americana a vincere l’Oscar. E anche questi elementi hanno un loro peso nelle scelte di un’Academy nell’ultimo decennio attentissima alla diversità. Quindi pronostichiamo la Gladstone.

Attore protagonista

Il favorito: Cillian Murphy, Oppenheimer
Lo sfidante: Paul Giamatti, The Holdovers

Gli altri candidati: Bradley Cooper, Maestro; Jeffrey Wright, American Fiction; Colman Domingo, Rustin

Sulla carta un’altra cinquina agguerrita e piena di spunti. Si parte dal sottovalutato Jeffrey Wright di American Fiction, in cui è un intellettuale nero altoborghese che decide di scrivere un romanzaccio pieno degli stereotipi sui neri di cui amano cibarsi i presunti progressisti dell’élite bianca, in un film che gioca consapevolmente, satiricamente con i pregiudizi (sebbene sia ben lontano dall’essere un capolavoro). Poi c’è Colman Domingo, primo attore afro-latino ad ottenere la nomination nel biopic, con gli Obama come produttori esecutivi, dedicato all’attivista Bayard Rustin, architetto della marcia su Washington di Martin Luther King. Altra candidatura per Bradley Cooper, che ormai tra interpretazioni, regie, produzioni, sceneggiature è giunto all’iperbolica cifra di 12 nomination (tre agli Oscar 2024), senza vincere mai, e temiamo che anche stavolta tornerà a casa con a mani vuote, nonostante la tipica immedesimazione mimetica nel Leonard Bernstein di Maestro (con coda polemica e accuse di antisemitismo per il trucco del naso stereotipicamente “ebreo” che hanno affossato il film).

Tocca poi a Paul Giamatti, solidissima carriera da coprotagonista, giunto al ruolo della vita di The Holdovers, col professore ispirazionale da Attimo Fuggente nonostante apparenze ispide e grigie. Per un momento è sembrato il favorito: ha vinto il Globe per la Commedia e anche i Critics’ Choice Awards. Ma quella che conduce agli Oscar è una gara di resistenza. E il più resistente è Oppenheimer: per cui, sebbene l’interpretazione del bravo Cillian Murphy sia tutt’altro che indimenticabile – indossa dall’inizio alla fine l’espressione del genio rapito dalle sue visioni eccezionali e terrorizzanti, persino quando è uno studentello alle prime armi –, sarà lui ad alzare la statuetta, dopo il Globe per il dramma e i SAG, coronando una carriera in ascesa e la sua lunga collaborazione con Nolan, con cui ha lavorato in sei film.

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