OM incontra Romina Falconi in occasione del nuovo singolo, Maria Gasolina, brano che anticipa l’album di prossima pubblicazione. Maria Gasolina racconta in chiave ironica la storia di una bella ragazza che decide di stare con un uomo facoltoso e molto più grande di lei, senza preoccuparsi delle critiche e del giudizio altrui.
Il videoclip ufficiale, invece, è stato realizzato dal regista Niccolò Nikk Savinelli presso il Casinò de la Vallée e Grand Hotel Billia di Saint Vincent (AO).
L’annuncio dell’uscita del singolo è stato anticipato da un’attività di guerrilla marketing diventata virale: un maxi-cartellone posizionato in Galleria Santa Radegonda (MM Duomo) con scritto “Maria, non importa cosa dicono i miei figli. Ho trent’anni più di te, ma sono trent’anni di saggezza che posso offrirti. Se torni da me, ti intesto tutto. Gastone”. Questa frase pronunciata da un certo Gastone, unita alla foto della presunta Maria sdraiata sul bancone di un bar, ha generato in poco tempo interesse e curiosità sui social.
Intervista con Romina Falconi
Il tuo nuovo singolo, Maria Gasolina, racconta in chiave ironica una storia d’amore. Cosa vuoi trasmettere al pubblico?
Mi piaceva l’idea di raccontare la storia di una ragazza che si accompagna ad un uomo ricco e molto più vecchio di lei. Mi piacciono le sfide e mi piace l’idea di toccare argomenti che suscitano critiche da sempre.
La scalata ascendete sociale fa sempre effetto. Maria si muove leggera e punta alla serenità invece che alla felicità. L’ho scritta con Sua Casalinità, Roberto Casalino, e ci siamo divertiti come matti a creare questa creatura deliziosa e sicura, come probabilmente io nella vita non sarò mai. L’ha prodotta Katoo che ha rincarato la dose.
Da dove nasce il titolo Maria Gasolina?
Ero a casa della mia amica creatrice di costumi Flavia Cavalcanti, che è nata in Brasile. Stavamo chiacchierando, lei mi parla di questo modo di dire, “Maria Gasolina”, le chiedo curiosissima: “Chi è? Voglio sapere tutto!” e mi ha spiegato che in Sud America è quella persona che si accompagna con individui ricchi. Gasolina è benzina: quelli che vanno solo con la gente che ha la macchina.
Ho adorato, noi in Italia non abbiamo un termine così brillante per descrivere i Gold Digger. Sì, forse c’è “cacciatori di dote”, ma non suona simpatico così!
L’annuncio è stato anticipato da un’attività di guerrilla molto originale. Non è la prima volta che lanci i tuoi singoli in questo modo. Come è nata l’idea di Maria e Gastone?
Amo le sfide, forse troppo. Cinzia, la mia vita è una piccola montagna russa. Amo gli esperimenti sociali, capire come reagisce “di pancia” la massa, sono curiosissima delle dietrologie. Ho capito che questo tema era, è e sarà scottante per sempre! Ho studiato ossessivamente un modo per lanciare il brano.
La canzone è particolare, non potevo lanciarla in modo convenzionale. Ricordo che la scorsa estate mi ero sorpresa dal numero di cartelloni che vanno di moda ora, da Roma in giù, con dichiarazioni di affetto per coloro che si accingono a ricevere la comunione o il battesimo.
Gli stessi gender reveal, se ci pensiamo, sono diventati una moda recentemente. Mi sono detta: “Vada per una bella dichiarazione d’amore sopra le righe”. Quando lanci segnali senza rivelare cosa ci sia dietro, semplicemente toccando corde emotive, non sai se attecchirà o meno.
Grazie al cielo è andata bene!
Maria Gasolina anticipa la pubblicazione dell’album Rottincuore. Cosa ci puoi anticipare sul disco?
Il disco mi sta facendo sudare molto ma sono davvero contenta! Rottincuore è una galleria di peccatori, di gente che a prima lettura suscita critiche.
Volevo affrontare di tutto senza omettere nulla. Certe ombre le abbiamo tutti, altre sono meno comuni ma comunque importati. Volevo rendere le ombre le vere protagoniste, perché a me questa società performante ogni tanto fa paura. Guarda i social: o ci mostriamo al meglio, “col vestito buono”, oppure capita che si affrontino temi molto seri, come la salute mentale, alcune malattie, alcuni disturbi.
Ma ci fai caso che stanno scomparendo le vie di mezzo? È molto più facile sentire ogni dettaglio di una malattia che leggere qualcosa come “ma perché non mi tolgo di dosso questa malinconia?”, ad esempio.
Ho la sensazione che un ostacolo (oppure un problema), o diventa uno stendardo, oppure meglio omettere. Al punto che certe persone smettono di essere viste come persone e diventano il simbolo del “problema X”.
E finisce che ci ritroviamo tutti connessi ma nessuno ci ascolta. Che nessuno ci vede nella nostra interezza. Non si può inscatolare l’essenza di un individuo, io continuo a innamorarmi delle persone con le crepe in bella vista e lascio la superiorità morale, la forza ostentata agli altri
A Lucca hai riproposto il centro d’ascolto, come è andata? C’è qualche storia che ti è rimasta particolarmente impressa?
A Lucca è successo di tutto! Avevo con me la psicologa Monia d’Addio e le sono così grata per aver sposato la causa. Il centro d’ascolto è un confessionale attraverso il quale ognuno può raccontare quello che gli pare. Sembriamo i Rottincuore anonimi. Quello che si dice al centro d’ascolto rimane al centro d’ascolto. Ci sono cose divertenti, rinascite, sfoghi, dolori.
Le storie che mi toccano di più: le persone che sono capaci di sopportare dei pesi immensi, e che invece si sentono deboli. Io me li abbraccio e dico:” per aver vissuto tutto questo, hai una forza incredibile”. È bello quando interviene Monia, intervengono gli altri che raccontano la loro esperienza, dando consigli.
Storie belle, altre molto toste. I partecipanti hanno un rispetto incredibile di tutti. Sono davvero fiera del centro.
Hai annunciato un concerto a Milano. Ci saranno altre date?
In inverno sarà l’unica data, perché ci sono tante cose che bollono in pentola ma volevo godermi il palco, i miei musicisti “disumani”. Il palco è l’unico posto in cui mi sento davvero al sicuro. Assurdo, lo so, ma lì mi rimetto in pace col mondo.