Sì, hardcore perché ciò che troviamo in CVLT di Salmo e Noyz Narcos ci restituisce una scena rap che mancava. Marcia, schietta, più fendenti che chiacchiere e più concetti che parole buttate a caso. Quando si tratta di due pesi massimi del rap italiano, del resto, c’è da aspettarsi che il loro mondo sia privo di compromessi e realmente di difficile accesso. Non si caccia la rima senza che ci sia un senso tra le due frasi da connettere. Ce lo hanno fatto capire con il cortometraggio diretto da Dario Argento, dove dopo tanti anni di rapper che ci hanno nauseato mostrandoci le loro ville extralusso, le auto prese a noleggio e il cash (già anacronistico, ora che siamo nell’era del POS), Salmo e Noyz Narcos ci hanno riportato in una delle dimensioni più giuste della cultura italiana del Novecento: il mondo dei b-movie, il thriller italiano e le soggettive al cardiopalma.
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Del resto dopo una vita votata al rapcore e allo stoner rock, lo stesso Salmo ci ha allietato inaugurando la carriera solista con The Island Chainsaw Massacre, splatter rap che subito ci proietta nel cinema horror. Ma hey, anche Noyz non è stato da meno con Verano Zombie. Olbia e la Capitale, due città e due appassionati di horror. Cosa può succedere? Oggi lo ritroviamo in CVLT. Come suona CVLT? Suona forte. I due protagonisti ci danno dentro a partire da Anthem, opening track in cui gli stessi citano le loro canzoni più famose scambiandosi i versi di Attica, La Prima Volta e tanti altri con Lucienn tra i produttori.
Una dichiarazione di intenti che è tutta nella prima traccia: il disco è un disco rap in tutti i suoi significati e aspetti, con le parole usate come coltelli affilatissimi e un continuo tributo al cinema horror. Troviamo conferma in Incubi, che si apre con la disturbante filastrocca di Nightmare On Elm Street e continua su un beat oscuro che porta la firma di Sine. Non dimentichiamo Cringe, che si apre con “odio ‘sti bambini che mi scrivono ‘cringe’, ti squarcerei quella fo**uta laringe” e, anche qui, è tutto sangue che cola.
Perché un joint album? Perché va di moda? Noyz e Salmo spengono l’ipotesi: il disco era nell’aria da almeno 10 anni ma le carriere di entrambi mal ci conciliavano con il progetto, per questo si sono decisi una volta per tutte di isolarsi e scrivere, scrivere e isolarsi. “Abbiamo capito subito che per fare un disco assieme dovevamo essere assieme, non potevamo lavorare a distanza come fatto in passato”, hanno detto a Rolling Stone. L’impressione, infatti, è proprio quella di vedere i due rapper che si scambiano il mic in ogni traccia, con religioso rispetto delle barre e dello spazio dell’altro.
Dicevamo, niente è casuale. Anche i featuring sono studiati: troviamo Marracash in Respira, con quel sample preso da Breathe dei Prodigy che dice tutto dall’inizio. Qui Marra non è soltanto il “king del rap” autoproclamato: nel contesto di CVLT, Marra è il personaggio che arriva nella casa degli psicopatici illudendo i prigionieri: ha l’aria del samaritano accorso per salvarli, ma è il più psicopatico della comitiva: “Ho la bomba, Oppenheimer, Street come un pit, come un rottweiler”.
Si vola ancora altissimo con Miracolo – distante, ma non fuori luogo rispetto all’album – finché arriva Kid Yugi (una promessa, non c’è che dire) in CVLT, poi è il tempo di Coez e Frah Quintale in My Love Song Part 2 e c’è quella Grindhouse che omaggia il connubio Tarantino-Rodriguez (se non cogli il riferimento hai una brutta vita) e la perla Nightcrawlers, fino a La Fine. È la ballad che mancava, o forse la scena in cui una delle vittime si salva dal massacro e viene avvistata mentre viaggia barcollante verso il sole, in mezzo alla campagna, con i vestiti sporchi di sangue.
Quando chiudi CVLT di Salmo e Noyz Narcos senti il cingolato della motosega di Leatherface che ti corre appresso. Oggi il rap prende un po’ il posto del progressive rock per raccontare il mondo horror nonché il meglio del cinema italiano. Va bene così.