Autumn Variations di Ed Sheeran può sembrare una raccolta di outtakes lasciati fuori da Subtract, o un tentativo disperato di correggere il tiro dopo l’album trascurabile: lo hanno fatto i Red Hot Chili Peppers dopo Unlimited Love con Return Of The Dream Canteen, tanto entusiasmo ma ben poca ca**imma.
Autumn Variations di Ed Sheeran, il ritorno del folk
Subtract, tuttavia, non è stato l’album trascurabile, tanto meno Autumn Variation è la pezza. Due mondi diversi, con il primo nato per chiudere la tetralogia dei simboli matematici e il secondo che ne apre un’altra, questa volta sulle stagioni. Sì, perché a Ed Sheeran piace chiudere i cerchi come del resto fanno i cantautori impegnati e con le idee chiare. Non si può dire che non sia un artista ispirato, e con lui il produttore Aaron Dessner, che ha saputo rimetterlo sullo sgabello con la chitarra acustica, le mani di velluto del folk, sbattendo anche la porta in faccia a quella roba r’n’b che ultimamente ha infettato non poco la discografia del rosso di Halifax.
Non che Ed Sheeran non sia estremamente versatile, ma quando arriva l’autunno c’è bisogno di qualcosa di acustico, confortevole, che non faccia vedere la fine dell’estate come l’orrore assoluto o l’inizio dell’inferno. Autumn Variations è proprio questo, il Folklore/Evermore che Aaron Dessner ha cucito addosso a Taylor Swift spiazzando tutti; oggi capita a Sheeran, che con questo disco sfodera tutta la sua vena beatlesiana e malinconica. Pop, ma con stile.
14 tracce di velluto rosso
Lanciarlo con il singolo American Town è stato ingiusto: vero è che si sceglie sempre il pezzo più radiofonico, ma Autumn Variations di Ed Sheeran è tutt’altro. Magical, l’opening track, lo dimostra. Il cuore pulsante di tutto il disco è la pacatezza, qui presente come pilastro portante in altre tracce come Blue, Page, Spring, Punchline, When Will I Be Alright.
Tracce, quelle appena menzionate, che suonano davvero come la tazza fumante della tisana che imbracciamo mentre osserviamo il cielo dai nostri infissi in PVC che danno sulla provincia, con il paesaggio che ingiallisce e la brezza che scuote e spettina. Autumn Variations trova in queste tracce il cuore pulsante: è la chitarra acustica in tutta la sua magia, il rumore delle dita che scorrono sulle corde in metallo, la voce calda di un amico, la delicatezza della sera.
L’apice, paradossalmente, si trova in Spring, titolo che certamente cozza con la mission del disco ma che per intensità e atmosfera vince sulle altre tracce.
Non si può dire altrettanto sul resto: England è quella canzone da stadio che ricorda gli U2, Amazing è l’altra hit radiofonica che sicuramente sentiremo presto dopo American Town, forte di un ritornello orecchiabile. C’è anche That’s On Me, in cui Ed Sheeran gioca a rappare su percussioni elettroniche ed esecuzioni quasi del tutto mononota. Midnight si apre con un’illusoria drum machine che per due secondi ci ricorda il post punk degli anni ’80, poi diventa un pezzo à la Harry Styles.
Con The Day I Was Born e Head > Heels Ed Sheeran risveglia i suoi istinti r’n’b e ce li sbatte dritti in faccia, quasi in maniera spavalda. Per tutto il resto, Autumn Variations è quella quiete inquieta dopo Subtract, con uno storytelling decisamente più posato e meno nevrotico. I demoni sono passati: Ed ha superato la battaglia legale per Shape On You, i problemi sono diventati ordinari, la pandemia è finita e tutti i suoi cari sono ancora vivi.
Un nuovo corso, quindi, che diventerà una nuova tetralogia proiettata sulle stagioni: il prossimo step sarà Winter Variations, poi si continuerà con Spring Variations e si chiuderà con Summer Variations. Autumn Variations di Ed Sheeran è un bel disco? È un album da sottofondo, sicuramente, come tutti gli album di Ed Sheeran.