Un incontro-scontro sulle parole, su quelle che ci sono e quelle che non ci sono state, su quelle che si nascondono ma poi emergono per forza propria. In questo gioco “a scomparsa” lo spettatore ritrova il gusto e la bellezza di ascoltare con nitidezza due giganti della scena: Umberto Orsini e Franco Branciaroli in Pour un oui ou pour un non (Per un sì o per un no) di Nathalie Sarraute con la regia, le scene e i costumi di Pier Luigi Pizzi in scena al Teatro Argentina fino al 5 marzo. La Produzione Compagnia Orsini e Teatro de Gli Incamminati. Le foto sono di Amati Bacciardi
Due amici che si ritrovano dopo un pò di tempo discorrono sui motivi del loro distacco prima con distensione poi in maniera più serrata: man mano infatti l’intrigo delle parole li fagocita e li spinge in un gioco al massacro sui rispettivi fraintendimenti della loro amicizia che si scopre poggia soprattutto sul non detto, assai più significativo del detto.
Al centro del gioco di parole una frase detta un tempo da Branciaroli “Ah bene..e così” per commentare un fatto, una notizia, una circostanza riguardante un successo, vero o falso non importa, di Orsini e su questa espressione si innesca un vero e proprio duello linguistico che procede inarrestabile. Eh già perché tra la prima parte “Ah bene e la seconda “e così” esiste un intervallo, una sospensione e Orsini si chiede cosa possa sottendere, c’è un interrogarsi spietato e intricato fatto di malintesi e provocazioni ma anche di gelosie sulle scelte delle rispettive vite. “Cinquant’anni fa eri l’immagine della partenità” dice Orsini rivolto a Branciaroli, e qui via via scorrono le invettive su chi ha scelto la felicità, le gioie della vita e una vita più tranquilla. E chi gli rinfaccia di essere geloso di questa condizione, ma il rimando continuo al lavoro poetico, alla poesia di Verlaine a cui si affida Orsini per colpirlo si fa sempre più acceso fino a sfidarlo sulla parola “degnazione”. Ed entrambi, Orsini e Branciaroli, diventano così agili, così magistralmente abili in questo affascinante gioco di scoperchiare il significato vero delle parole, provando a svelare il senso delle “intonazioni” e della vita trascorsa insieme ricostruendo memorie e ricordi. “Per un sì o per un no” appunto è quel nulla che può cambiare tutto, quel nonnulla che provoca lacerazioni profonde, ferite insanabili.
Quando si coniuga il testo dal ritmo incalzante di Nathalie Sarraute, scrittrice francese tra le più apprezzate del Novecento, la regia asciutta di Pier Luigi Pizzi e la padronanza scenica di due così grandi e istrionici attori, la coppia Orsini-Branciaroli, che si ritrovano sulla scena dopo tanti anni, allora si crea quell’alchimia fatale da lasciare lo spettatore per 70 minuti estasiato e appagato di aver scelto di essere venuto a Teatro. Non perdetelo.