War – La Guerra Desiderata, prove (incerte) di apocalisse prossima ventura

Gianni Zanasi immagina lo scoppio d'una guerra italo-spagnola, che solo l’allevatore di vongole Edoardo Leo e la psicologa Miriam Leone possono fermare. Un film ambizioso e irrisolto sull’impazzimento del mondo. Dal 10 novembre in sala

War – La Guerra Desiderata

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War – La Guerra Desiderata immagina l’esplodere per futili motivi di un conflitto addirittura tra l’Italia e la Spagna, nel quale si trovano coinvolti loro malgrado Tom (Edoardo Leo), allevatore di vongole con laurea in lettere che dopo il tentato suicidio del fratello ora in coma ha deciso di occuparsi dell’azienda di famiglia; e Lea (Miriam Leone), psicologa dell’Asl figlia di un ex generale dell’Aeronautica diventato viceministro (Massimo Popolizio), con il quale è in pessimi rapporti ma su cui potrebbe tentare di esercitare la sua influenza per cambiare le cose.

Va preso sul serio il film che Gianni Zanasi ha diretto scrivendolo con Lucio Pellegrini e Michele Pellegrini, mettendoci dentro il suo approccio obliquo e stralunato che conosciamo dai tempi di Non Pensarci e La Felicità è un Sistema Complesso, in un cinema che ha sempre cercato di raccontare microcosmi familiari e conflitti tra generazioni dai quali però affiorano insicurezze non solo individuali, ma strutturali di un paese irrisolto.

Che è esattamente l’ambizione di War – La Guerra Desiderata, che in fondo parte dal semplice problema di incomunicabilità tra un padre e una figlia che non si parlano da un anno, e alza il tiro – e lo sguardo, che si fa panoramico – per raccontare l’impazzimento terminale del mondo che scivola quasi senza accorgersene, e sotto sotto augurandoselo, nella guerra totale.

Come accade a Mauro (Giuseppe Battiston), un barista amico di Tom che lo trascina dentro un corpo paramilitare in cui un gruppo di italiani medi possono soddisfare la loro voglia di ordine e maniere forti, esibendo tutto il machismo frustrato da una realtà a misura di smidollati – “Noi maschi siamo così depressi che tra poco ci verranno le mestruazioni”, dice.

Nonostante le sue origini da studioso di lingue romanze, non è poi così lontano dalle derive di Mauro anche Tom, un vinto sull’orlo di una crisi di nervi – a tratti sembra uscito fuori da Un Giorno di Ordinaria Follia con Michael Douglas –, affranto dal destino del fratello, che ha cercato di ammazzarsi perché in Italia se sei un imprenditore per bene non ti danno nessuna possibilità, e disgustato tanto dalla disonestà che dalla maleducazione diffusa di una nazione al collasso. Spera invece di poter fare qualcosa Lea, che pencola pericolosamente tra gruppi di attivisti pacifisti e doppiogiochismi coi servizi segreti francesi.

Come è evidente, War – La Guerra Desiderata punta a obiettivi alti, annusa l’aria che tira – anticipando anche, la sceneggiatura risale al 2019, conflitti nel cuore dell’Europa che sono diventati l’attualità – e cerca di costruire un ritratto morale sulla realtà dei nostri tempi, riempiendo Roma di segnali sinistri, folle urlanti e in fuga, terroristi, gente che mena le mani senza un perché, agenti speciali, militari fanatici, esplosioni, il fragore dei caccia supersonici e il rumore sinistro dei cingolati dei carrarmati che prendono possesso delle strade.

Purtroppo dopo la costruzione di premesse anche intriganti, dopo circa un’ora dei prolissi 130 minuti complessivi, War – La Guerra Desiderata s’incaglia e lo spettatore finisce per non credere più alle vicende di personaggi con moventi e azioni spesso imperscrutabili, che non sono tanto lo specchio di una perdita di senno collettiva del quale offrire una fotografia paradigmatica, quanto i deficit di una scrittura che finisce ostaggio delle proprie legittime e, aggiungiamo, coraggiose ambizioni.

Ne è una dimostrazione l’uso pervasivo della colonna sonora, con sequenze musicali (con canzoni come 99 Luftballons e I Feel Love), che dovrebbero funzionare come momenti epifanici, capaci col loro sovraccarico emotivo di sopperire ai difetti di una trama zoppicante e ondivaga, priva di soluzioni e parole all’altezza della crisi strutturale che vorrebbe raccontare.

Non aiuta oltretutto la scelta di Roma come teatro della vicenda, perché con la sua rarefatta indolenza da grande bellezza – che fa capolino pari pari in una sequenza sorrentiniana negli interni di un palazzo nobiliare – la capitale è capace di togliere urgenza e serietà a qualsiasi tensione, scenario votato per definizione alla commedia (magari in cadenze tragicomiche), poco adatto al taglio fantapolitico e postapocalittico – infatti chi in passato provò ad usarla per un storia di questo tenore, pensiamo a L’Ultimo Uomo Sulla Terra di Ubaldo Ragona, giustamente l’ambientò nel quartiere-non luogo dell’Eur spettrale e metafisico.

Non è un caso che poi, nonostante l’impegno dei protagonisti, War – La Guerra Desiderata non riesca a trovare nemmeno una conclusione, preferendo l’espediente del finale sospeso pure emotivamente coinvolgente, ma privo di quella lucidità di cui ha bisogno un’opera che punta alla fermezza dell’apologo.

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