Che ai rockettari piacciano particolarmente i nomi presi dal mondo animale non è certo una scoperta recente. Al punto che sottolinearlo, forse, è talmente scontato da poter rientrare di diritto in un qualche revival del revival, tipo quello che ciclicamente colpisce i pantaloni a vita bassa, anche ora, o certe mode del passato restie a volersene andare per sempre. Dal tempo in cui c’erano i Gufi, i Corvi, i Camaleonti, e cito davvero e letteralmente i primi che mi vengono in mente, mentre all’estero imperversavano i Byrds o gli Steppenwolf, via via fino a oggi, passando per i vari Black Crowes, gli Stray Cats, gli Eagles, gli Scorpions, gli Whitesnake, gli Eels e i gli Artic Monkeys, e tutto quel che vi viene in mente a riguardo, compresa la deriva indie della faccenda, iniziata ovviamente con Niccolò Contessa che ha provato a nascondersi dietro la sigla I Cani, optando poi per nascondersi e basta, una carriera clamorosa messa in freezer, e andando avanti tra Gazzelle e Pinguini Tattici Nucleari. Insomma, un vero florilegio di nomi tratti dal mondo animale, uno zoo lì a imperversare su Spotify o tra gli scaffali di vinili, a seconda di quando siate nati e come vi approcciate all’ascolto della musica, con le variazioni fonetiche dei Gorillaz e soprattutto dei Beatles a fare da spartiacque tra un passato recente e remoto degno di nota e un presente quantomeno discutibile.
Certo, scegliere un nome d’arte è impresa non così semplice, in generale, tanto più oggi, dopo quasi settant’anni di musica leggera per come la conosciamo, dove anche scrivere una melodia originale sembra impossibile, figuriamoci trovarsi uno straccio di nome che non faccia subito inalberare qualcuno che ci ha già pensato per primo, magari registrandolo presso qualche camera di commercio, e comunque prendendosi i domini web e gli account social a riguardo.
Non ha avuto problemi a riguardo, pur avendo una conoscenza del mondo animale decisamente più approfondita dell’uomo comune (per uomo comune, lo dico a chi è pronto a accusarmi di patriarcato, si intende la persona comune, non il maschio comune, e che cazzo) è Eleonora Tosca, una laurea in veterinaria che mette a frutto quotidianamente, una carriera artistica di tutto rispetto sotto il nome Eleviole?, col punto di domanda annesso. Un nome enigmatico, certo, che confesso non ho idea da dove tragga origine, nonostante io e Eleonora ci si conosca da tanto tempo, sin da quando era la voce della band Ariadineve, il suo esordio solista è avvenuto, pensate un po’, proprio nella prima antologia dal titolo Anatomia Femminile, undici anni fa, antologia da me ideata e curata, ma che si addice perfettamente a un progetto che ha molto di etereo, bucolico, a suo modo controtendenza pur con potenzialità enormi anche in questo oggi così spaesante. Il progetto Eleviole?, infatti, mette in campo una scrittura e un sound assolutamente cantautorale, con quelle sfumature indie che gli indie sembrano però aver subito gettato alle ortiche inseguendo un pop festivalbaresco usa e getta, con un giusto mix di acustica, il suo primo album, Dove non si tocca metteva in scena una serie di, cito parole sue, “filastrocche per adulti”, dove quel per adulti non sottintende niente di osè o erotico, seppur la sua voce sia tra le più sensuali presenti nel nostro panorama musicale, chiara, precisa ma al tempo stesso in grado di infondere un che di carnale nelle sue interpretazioni, quanto piuttosto il volersi rivolgere a un mondo che ha perso l’innocenza, gli adulti, appunto, cercando di riportare una linearità e assenza di complicazioni che spesso ha residenza nell’arte e nell’intrattenimento di questi nostri tempi, e di elettronica, senza mai eccedere in un senso o nell’altro, artigianato di classe applicato all’arte. Prova ne è il suo nuovo EP, Malinconie da manuale, uscito da poco e già pronto per essere portato in giro in uno spettacolo che fonde la forma canzone con l’arte di volteggiare sui tessuti. Spettacolo che mi guarderò bene dal commentare, essendo io autore di alcuni testi che in quel contesto verranno letti, in alcuni casi direttamente da me, ma tanto per fugare qualsiasi idea di conflitto di interessi, l’idea di collaborare con Eleviole? è sì figlia di un’amicizia decennale, ma l’amicizia è nata sulla stima reciproca e l’idea di metterci la faccia non poteva che nascere da lì. Composto di quattro brani, tutti assolutamente a fuoco, perfetti per la sua voce empatica e quindi per rappresentare quattro differenti sfumature di un’emotività che seppur spesso sbandierata come “nuova moda”, si veda all’uso spropositato del termine resilienza, in giorni carichi d’odio e di polarizzazioni come i nostri capita troppo poco spesso di trovare rappresentati degnamente, Malinconie da manuale è un deciso scarto laterale rispetto a Dove non si parte, ennesimo tassello di un puzzle che Eleonora Tosca, oggi Eleviole?, ha deciso di condividere con gli ascoltatori. Macchine volanti, Clark Kent, Brina e Flixbus sono perfetti quadri sentimentali, dove l’inquietudine mai disperante della malinconia è il colore dominante, il differente sguardo che Eleivole? le rivolge l’ingrediente in grado di stupire, se già non fosse abbastanza stupefacente un’artista che opta per evitare i vieti cliché della noia e del disincanto, così tanto abusati oggi da averci quasi assuefatti. Che si tratti di intraprendere un viaggio affatto interiore come in Flixbus o di confrontarsi con il lato umano dei supereroi come in Clark Kent, provando a asciugare il velo di brina che ci ha coperto cuore e anima o sognando a occhi aperti a bordo delle Macchine volanti della prima traccia, Malinconie da manuale è un lavoro che, in un mondo normale sarebbe uscito per una major, pronta a riconoscere un talento cristallino, a investirci su, a promuoverla, mentre nei fatti è un lavoro più che mai indipendente, sia nel senso di messo sul mercato da una realtà indipendente come la Level Up Dischi, sia di libero da vincoli e legacci che vogliono oggi la musica leggera assoggettata a un solo standard, buono per balletti su Tik Tok, dieci secondi di ritornello banale con gli accenti tutti sbagliati.
Mi sono trovato più volte a scrivere di Eleviole?, nel corso degli anni, per i motivi di cui sopra, la stima, la volontà di indicare un talento non ancora sufficientemente emerso, mettiamoci anche la scelta radicale di occuparmi del bello proprio a fronte dello strapotere del brutto, non nascondendo l’amicizia che ci lega, e spesso giocandoci su in pubblico, nei miei scritti, complice un’ironia, la sua come la mia, piuttosto sovrapponibile all’altra, sarà magari che siamo nati entrambi lo stesso giorno, seppur con qualche anno di gap.
Per questo, per questa complice voglia di giocare in pubblico, avevo suggerito a Eleonora di iniziare il suo spettacolo per canzoni e tessuti, Malinconie da manuale ovviamente il titolo, con una scenetta che indicasse malinconicamente la china che i due anni circa passati in lock down o semilock down ci hanno imposto, l’apatia, la goffaggine nel muoverci e nel ritrovarci in mezzo agli altri, perché no?, parlo ovviamente per me che non pratico l’arte dei tessuti, anche un certo ingrassamento dovuto al mortale mix tra lo stare chiusi in casa e l’essere divenuti tutti panificatori e pasticceri provetti. L’idea era di quelle che, per altro, imperversa sui social, si tratti delle storie di Instagram o dei video di Tik Tok (non ho Tik Tok, non uso Tik Tok, ma ho quattro figli, diciamo che ci sono dentro senza esserci): lei in tiro da atleta che prova a arrampicarsi sui tessuti, scivolando impietosamente sempre a terra, incapace di sollevare un peso reso dai mesi precedenti troppo importante per poter poi volteggiare leggiadra per aria. Un po’ come i tanti video, torno a parlare di animali, che ci mostrano cuccioli pucciosi di Husky che cadono da gradini troppo alti per la loro altezza, atterrando ovviamente sul soffice pelo di cui sono ricoperti, o pulcini che si addormentano in piedi, andando in qualche modo a scivolare a terra. Niente di violento, certamente, semmai qualcosa di buffo e rassicurante, per quanto le sue canzoni non siano affatto buffe e la malinconia così ben rappresentata non è esattamente un sentimento che ci tiene al sicuro, da niente.
Eleonora, che ha grande senso dell’umorismo, ha incredibilmente scelto di non seguire i miei consigli, lasciando che fosse più la poesia a trovare asilo nel suo spettacolo. Del resto una delle sue prime immagini come Eleviole?, dopo cioè aver chiuso la felice parentesi pop degli Ariadineve, la loro D’estate è stata una hit con ripetuti passaggi nei grandi network radiofonici e tv, e quella brevissima col suo nome di battesimo, la scelta di usarne uno d’arte è conseguenza di una serie di casini incontrati sul lavoro, anche e soprattutto a causa di progetti miei dentro i quali lei è sempre finita, con le scarpe e tutto e a volte senza scarpe e tutto il resto, la vede immortalata, al naturale, siamo sempre lì, con sulle spalle due splendide ali di farfalle. Una foto che rende perfettamente tutta la gamma di colori che sono lì sulla sua tavolozza, la leggerezza, sicuramente, la sensualità, anche, l’essere al tempo stesso piuttosto ancorata alla realtà, legata a doppio filo con la natura, ma anche molto onirica e immaginifica, le ali sono dipinte sul muro alle sue spalle. Una foto fatta dallo street artist Fra Biancoshock all’ex manicomio di Limbiate, ormai oltre dieci anni fa, quando è nata Eleviole?, come progetto artistico. Chissà che anche quelle ali, dipinte da chissà chi in quel muro ormai rovinato dal tempo, immagino, possono scatenare l’effetto butterfly, quello per cui una farfalla che batte le ali in Cina può scatenare un terremoto in Sud America? Nei fatti, passare dallo stare ignuda con un paio di ali appoggiate metaforicamente alle spalle a volteggiare sui tessuti cantando le proprie canzoni il passo è stato lungo una decina d’anni, dieci anni costellato di canzoni, di progetti, come il docu che porta il titolo del suo album d’esordio e che racconta di un suo viaggio in bicicletta fino alla fine del mondo, non voglio spoilerarvi troppo, cercatelo, e oggi, appunto di Malinconie da manuale, l’EP e lo spettacolo. Il 19 luglio sarà di scena a Sirolo, sul Monte Conero, e ci sarò anche io a leggere qualche parola, per chi fosse interessato. Spero che tutto cominci con lei che fatica a salire sui tessuti, goffa e poetica, ma con o senza ali so che in realtà volteggerà leggera come la sua voce.