Per Lorenzo Insigne comincia la settimana più emozionante della sua carriera. Insigne domenica 15 maggio scenderà in campo per l’ultima volta al Diego Armando Maradona indossando la maglia del Napoli. Insigne tenterà di superare Hamsik nella classifica dei marcatori azzurri all time ma dovrà gestire un enorme tumulto emozionale in uno stadio che potrebbe anche esser diviso sull’addio all’atleta (leggi di più).
Lorenzo Insigne ha accettato ai principi dell’anno la sontuosa offerta del Toronto. Un contratto d’oro a cifre assolutamente lontane dalle intenzioni del Napoli di De Laurentiis ma anche, in verità, di tutti i club europei. Insigne ha fatto una coraggiosa scelta professionale e di vita andando a giocare e vivere, con la sua famiglia, agli antipodi calcistici. Diventerà la star di una lega calcistica minore ma in un paese tra i più ricchi del mondo, dove il calcio sta cercando di prendere ancora più piede.
Lorenzo Insigne lascia una maglia che è stata la sua pelle e la sua vita fin dal settore giovanile. Una vita ed una relazione fatta di alti e bassi e di un rapporto sempre dinamico con il pubblico. Il pendolo di valutazione nei riguardi di Lorenzo Insigne è stato sempre frenetico: dall’esaltazione totale alla denigrazione più completa; dai fischi più violenti all’apoteosi. Ed in questo turbine emotivo l’esser napoletano ha certamente contribuito ad esasperare la situazione.
Il talento d’Insigne non si discute. Ed anche le cifre, tra reti realizzate ed assist confezionati, parlano per lui. Con il Napoli ha vinto trofei e con la Nazionale si è laureato Campione d’Europa. Non ha realizzato il sogno scudetto o di una coppa europea. L’oggetto della divisione è piuttosto il carisma, la personalità, la leadership nei momenti topici delle varie annate. Talvolta Insigne è parso carente in questa dinamica che distingue il campione , è lui certo lo è nella sua generazione, dal fuoriclasse.
Per questo motivo la partita del commiato sarà una partita speciale. In primo luogo perché il Napoli è chiamato ad onorare il campionato avendo già ottenuto l’accesso alla Champions al cospetto di un Genoa motivato a mille nella lotta salvezza. C’è poi la sfida a suon di reti con l’altro totem azzurro Hamsik. Spalletti oltre che sugli schemi e la condizione atletica dovrà lavorare sulla testa degli atleti tutti.
Ed infine l’atteggiamento degli spalti. Che trattamento riserveranno ad Insigne i tifosi del Napoli che contro il Sassuolo hanno pesantemente contestato squadra e società per essersi smarriti nel momento decisivo della corsa scudetto? Ci sarà un’enorme standing ovation, oppure Insigne dovrà incassare – accadde anche per Paolo Maldini nel giorno del commiato a San Siro – anche qualche mugugno o peggio qualche fischio?
Personalmente ho sempre apprezzato il talento d’Insigne ma più volte ne ho criticato la leadership e la capacità di fare la differenza nei momenti decisivi. Nondimeno, per quello che ha dato durante la sua vita in azzurro, Insigne merita rispetto e spero che il Diego Armando Maradona gli tributi un ultimo e caloroso abbraccio
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Insigne non è un fuoriclasse, ma un giocatore di talento che ha sempre dato l’anima per il Napoli. I suoi limiti caratteriali, però, non hanno mai convinto al 100% la tifoseria che si è sempre divisa in pro e contro Insigne. Da Napoletano si è sempre preteso tanto, forse troppo da lui, attribuendogli colpe che talvolta non aveva o che non erano solo sue. Il carattere a volte schivo o semplicemente riservato lo ha fatto apparire agli occhi dei più arrogante e presuntuoso. Essere napoletano a Napoli non è facile, la maglia addosso ha un peso specifico superiore rispetto a quando provieni da altri luoghi. Insigne ha dimostrato di essere oltremodo coraggioso anche quando ha sopportato fischi ingiusti nei suoi riguardi. Mi auguro che il Maradona lo saluti, nella sua ultima partita nella città partenopea, con il dovuto calore che si deve dare a chi è figlio della nostra terra e l’ha sempre dimostrato…
È stato un giocatore sopravvalutato. Ha goduto di un credito infinito. Ha indossato una fascia da capitano senza mai essere il vero capitano. Quest’anno è stato spesso insufficiente, ma sempre titolare. Era giunto il momento di andare via. Una scelta, comprensibile, fatta per soldi, lasciando perdere non tanto il cuore quanto la professione. Avrei voluto vederlo con un’altra maglia nel calcio che conta.