Perché Grey’s Anatomy 18 rinuncia al Covid inventando un mondo post-pandemia che (ancora) non esiste

Grey's Anatomy 18 ha rinunciato a raccontare la pandemia inventando un mondo fittizio: una scelta discutibile e "straniante", per stessa ammissione della showrunner della serie

Grey's Anatomy 18

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Grey’s Anatomy 18 sembrerà decisamente più improbabile della – pur a tratti surreale – stagione precedente. Il team creativo di ShondaLand ha fatto una scelta netta e discutibile, rinunciare a raccontare la realtà per inventarsi un mondo post-pandemia per ora inesistente, funzionale soltanto alla scrittura e alla realizzazione della nuova stagione: via le mascherine, basta tute protettive, niente più terapie intensive. Se la stagione 17 si era conclusa con l’inizio della campagna di vaccinazione in ospedale, la 18 parte da un salto temporale in un mondo fittizio in cui l’emergenza è finita e la pandemia è alle spalle.

La dichiarazione d’intenti per Grey’s Anatomy 18 arriva sin dall’incipit della première: con tanto di avviso per il pubblico, il primo episodio si apre con la comunicazione della scelta di portare in scena una speranza, quella del ritorno alla normalità in una Seattle e in generale in un mondo che ha sconfitto il Covid grazie alla vaccinazione. Una realtà che dunque non deve più preoccuparsi del contagio, potendo così rinunciare a distanziamenti, mascherine e tutto ciò che aveva reso difficile tanto la messa in scena quando la produzione della stagione precedente.

Ciò che salta all’occhio di Grey’s Anatomy 18, però, è proprio la distanza siderale di tono e atmosfera, ma soprattutto di vocazione, rispetto alla stagione precedente: dopo aver raccontato gli sforzi immani contro il Covid, l’organizzazione ospedaliera per combattere l’impennata di contagi, i casi estremi finiti in terapia intensiva (con la protagonista in un limbo tra la vita e la morte per gran parte degli episodi), ora gli sceneggiatori sembrano gettare la spugna, quasi a scrollarsi di dosso ogni responsabilità nel raccontare quella che solo un anno fa era la storia della nostra vita. Un medical drama ambientato nella realtà, che si occupa di temi sociali importanti come il sistema sanitario iniquo, la difficoltà nell’accesso alle cure, le sperequazioni sociali che colpiscono le minoranze, inglobare il Covid nel racconto era doveroso e inevitabile. Il lavoro fatto è stato a tratti lodevole, con scene molto drammatiche che hanno ridato un senso ad un medical drama ormai stanco e ripetitivo: il Covid ha permesso di ritrovare un elemento fondante del genere, cioè il grande racconto della realtà che irrompe nelle corsie d’ospedale, come nella migliore tradizione di E.R. – Medici in Prima Linea ed altri classici del genere.

Rinunciarvi in modo così netto in Grey’s Anatomy 18, al punto da inventarsi un mondo senza pandemia ancora molto lontano da venire, è una scelta di comodo, sia per gli sceneggiatori che hanno la necessità di lavorare con meno lacciuoli alla scrittura degli episodi, sia per il pubblico ormai stanco di rivedere sullo schermo i drammi del quotidiano. La convenienza di questa decisione creativa è indubbia, ma la perdita di valore pure. Indubbiamente il lavoro fatto per raccontare la pandemia ha avuto una elevato la caratura dello show, gli ha dato una missione di riflessione e invito alla prevenzione, ha onorato gli sforzi della comunità medica ma soprattutto ha avuto una funzione catartica, quasi terapeutica, in un anno in cui molti telespettatori ancora non avevano fatto i conti con quanto subito, affrontato e perso in termini di vite umane, libertà, salute fisica e mentale.

La showrunner di Grey’s Anatomy 18 Krista Vernoff, parlando a Deadline, ha spiegato le ragioni che hanno portato a questa scelta creativa, presentandola non come una resa ma come una necessità.

La scorsa stagione ci siamo buttati a capofitto nella pandemia. Alcuni show hanno fatto uno o due episodi, e noi abbiamo fatto la stagione intera, ed è sembrata potente, ed è stata importante. Sembrava autentico e rispettoso di ciò che stava succedendo con la comunità medica e la vita reale. Volevamo raccontare queste storie e anche riflettere la realtà in un modo che potesse essere utile in termini di testimonianza della comunità medica e di supporto. In questa stagione, è stato importante non essere nella pandemia (…) quando abbiamo iniziato a parlare della stagione, eravamo tutti in questa frenesia vaccinale convinti che “è finita, è finita, è finita”, e poi è non era finita. È arrivata la variante Delta ed è stato come: ‘okay, potrebbe essere una nuova normalità’, ma volevamo tornare a qualcosa di più classico, quindi abbiamo messo un avviso in apertura allo spettacolo per dire: ‘siamo in un mondo immaginario post-pandemia. Nella vita reale, la pandemia sta ancora devastando gli operatori sanitari, ecco un link su cui fare clic per informazioni sul vaccino’. E poi siamo entrati in un mondo immaginario.

L’incipit di Grey’s Anatomy 18×01

Gli sceneggiatori di Grey’s Anatomy 18 hanno trovato dunque un compromesso: vi abbiamo raccontato la pandemia e ormai ne conoscete tutte le implicazioni in termini di collasso del sistema ospedaliero, perdite umane, importanza della vaccinazione. Ora la serie va avanti per conto suo, indipendentemente dalla rappresentazione della realtà, pur ricordando a tutti che il pericolo non è scampato. La Vernoff ha assicurato che la scelta non è stata semplice, tanto che lei stessa la definisce stridente” rispetto a quanto drammatica è stata la rappresentazione dell’emergenza nella stagione precedente.

Ci sono state molte conversazioni, perché nei veri ospedali, per esempio, tutti sono ancora con le mascherine. Bene, noi volevamo rivedere le loro facce. Penso che in realtà sia un po’ stridente a causa di quanto siamo andati in profondità e di quanto sia fittizio ora, eppure, dopo un momento, diventa: ‘oh, okay, dammi i miei popcorn, sto guardando quest’altra cosa ora’. Rappresenta le nostre speranze per il futuro. Spero che ci arriveremo. Lo spero per tutti noi. Lo spero per mia figlia. (…) Siamo tenuti a uno standard diverso perché siamo uno spettacolo medico. E perché abbiamo trascorso un’intera stagione tra i DPI e la pandemia. Ma abbiamo concluso la scorsa stagione con il picco dei vaccini. Quindi, fate tutti il vostro vaccino così possiamo arrivare in quel mondo post-pandemia!