Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, il nuovo film Marvel che guarda a Oriente

Dal primo settembre in sala il secondo film della fase 4 del Marvel Cinematic Universe. Che attraverso una storia che sposa il genere wuxiapian, punta a conquistare il mercato cinese

Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli

Photo by Jasin Boland. ©Marvel Studios 2021


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Il fenomeno con la maggiore vocazione planetaria del cinema contemporaneo, il Marvel Cinematic Universe targato Disney, diventa ancora più globale per mezzo del secondo titolo della fase quattro di questo vasto ciclo narrativo, Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli. Un film che, recuperando un personaggio secondario degli storici albi a fumetti, creato nei primi anni Settanta da Steve Englehart e Jim Starlin, punta esplicitamente al mercato cinese, con un racconto alla ricerca di un difficile punto di equilibrio, che intende intercettare i gusti del pubblico orientale senza però scontentare quello occidentale.

Di qui la scelta di un regista asioamericano come Destin Daniel Cretton (Il Diritto Di Opporsi), nativo delle Hawaii, e la composizione di un cast che comprende icone quali Tony Leung (Ashes Of Time, In The Mood For Love) e Michelle Yeoh (La Tigre E Il Dragone), con una loro notorietà al di qua e al di là del Pacifico. In più, scegliendo una vicenda ponte che abbraccia spazialmente i due mondi. Il protagonista infatti si fa chiamare Shaun (Simu Liu), è un giovane cinese trasferito da molti anni negli Stati Uniti, a San Francisco, perfettamente integrato nello stile di vita americano, con però un lavoro poco ambizioso da posteggiatore di hotel, che condivide con l’amica del cuore Katy, anche lei di origini cinesi (Awkwafina, vista in Crazy & Rich, The Farewell, cui è demandata la linea comica).

Un giorno i due subiscono un agguato in un autobus da parte di un gruppo di minacciosissimi criminali che vogliono un ciondolo posseduto da Shaun. Il quale, con enorme sorpresa di Katy, riesce a sgominarli mostrando una sovrumana conoscenza delle arti marziali. Da qui parte un’altra storia, che si svolge sull’altra sponda del Pacifico. Shaun in realtà si chiama Shang-Chi, ed è figlio di Xu Wenwu, leader dell’organizzazione dei Dieci Anelli, che grazie a questi oggetti magici ha vissuto un’esistenza millenaria all’insegna d’una inestinguibile sete di potere. Sete che s’era interrotta grazie all’incontro, nel fiabesco villaggio di Ta Lo, con Li (Fala Chen), la donna capace di di conquistare il suo cuore, spingendolo ad abbandonare i dieci anelli e trasformarsi in un padre amorevole di due bambini.

La morte violenta di lei e il desiderio di vendetta verso i suoi assassini riportano Xu Wenwu sulla via del crimine, spingendo l’ormai adolescente Shang-Chi, cresciuto con una educazione guerriera e crudele, a fuggire verso gli Stati Uniti facendo perdere le sue tracce. Fino a quando, giunti al giorno d’oggi, e credendo alle sirene di una strana voce, il padre non comincia a sperare di ritrovare la donna amata, disposto per i suoi scopi a sacrificare ogni cosa, persino i figli. A questo punto Shang-Chi, ritrovando sia la sorella Xialing (Meng’er Zhang), che la zia Jiang Nan (Michelle Yeoh), deve fare di tutto per arrestare il piano paterno, che potrebbe mettere a repentaglio il mondo intero.

Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli ha la struttura di un wuxiapian, in cui le arti marziali si mescolano a elementi di genere fantastico. Da qui si sviluppa una narrazione che, soprattutto nella prima parte americana, esibisce quelle complicatissime acrobazie tipiche dei film orientali, con combattimenti d’incredibile atletismo, ipercinetici e a tratti anche ludici, che pure gli spettatori occidentali hanno imparato a conoscere attraverso i film di Jackie Chan (dietro le coreografie ci sono infatti membri del suo team).

Una volta in Oriente nel regno di Ta Lo, sempre più la vicenda assume delle pieghe (e degli effetti speciali) da film fantasy, rivelando quindi una parentela molto labile con l’universo supereroistico. Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli ha il pregio di una messinscena delle sequenze d’azione dell’azione molto fisica e concreta, assai più entusiasmante delle produzioni standard americane. E accanto a questo tutto l’immaginario del film rimanda a un approccio e a una saggezza orientali: il respiro panteista di una natura animata tra acque e foreste che prendono letteralmente vita, la prospettiva millenaria e l’afflato epico in cui è incorniciata la vicenda, il ruolo del passato (con i continui flashback), lo spirito guerriero inteso non come sete di violenza e bensì educazione all’equilibrio tra la luce e il buoi connaturati all’essere umano.

Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli è anche un racconto sul come si diventa ciò che si è, trovando la propria vocazione e smettendo di fuggire da sé stessi (“Non nasconderti più nipote, prolunga solo la sofferenza”, gli dice la zia), in un ideale equilibrio col passato e la tradizione che non possono essere mai rinnegati. E simbolicamente è significativo che Shang-Chi, che a San Francisco vive come un ragazzone immaturo e malcresciuto, solo tramite il ritorno a casa possa esprimere pienamente il suo potenziale.

L’elemento drammaturgicamente più incisivo, naturalmente, è proprio nella tragicità dell’odio potenzialmente distruttivo tra il padre (che incarna il passato impossibile da cancellare) e il figlio, in cui la linea del sangue rischia di trasformarsi in una linea di morte (“Un debito di sangue deve essere ripagato col sangue”, è la filosofia paterna). Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli è anche un racconto sull’illusorietà del potere, quando non nutrito dalla saggezza. Xu Wenwu, infatti, nonostante il suo enorme impero, fa la figura dello stolto accecato dal sogno impossibile di ricongiungersi alla moglie defunta, credendo a voci misteriose che lo manipolano, sfruttando la sua cieca ambizione che non conosce il senso del limite.

Il film si smarrisce nella parte finale, nella quale motivazioni e passioni individuali scolorano dietro un combattimento reboante e dai toni esageratamente fantasy, alle prese con una minaccia talmente indefinita nei suoi contorni da risultare poco appassionante. E gli squilibri li sconta anche il canonico innesto dei dettagli della macrostoria del Marvel Cinematic Universe in Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, che suonano quasi stonati in un film che con la saga dei supereroi ha contatti piuttosto deboli.