Cercavano lo scontro sociale e l’hanno avuto. A Roma una giornalista di Rainews 24 aggredita, a Milano un gazebo dei 5 Stelle assaltato, peraltro da manifestanti delusi. Escandescenze novax, quelli che invocano libertà e rispetto. Ma dall’altra parte i provax non sono meno incarogniti con i boicottaggi, le proposte di ridurre a paria gli scettici, di privarli del lavoro, della pensione, della sanità, della dignità. Cercavano lo scontro, la divisione della società e l’hanno avuta, si direbbe, per poter imporre nuove vessazioni, nuove restrizioni. Per istituzionalizzare uno stato di polizia che ormai è attivo, di fatto, da diciotto mesi. Ma non gli basta. A settembre, dice il ministero della Salute, gli immunizzati saranno l’80 percento, oltre la media europea, ma non è sufficiente. Nella Scuola la percentuale sale a oltre il 90 ma insistono con i ricatti, o green pass e siero per tutti o scattano le penalità, le ritorsioni. Che senso ha? Quello, appunto, di fomentare, di frammentare, forse di suscitare conseguenze più gravi, più estreme. Ne deriva il seguente cortocircuito: che queste escandescenze vengono esecrate dalla sinistra il cui costume populista ha sempre difeso i moti protestatari di piazza e d’altra parte rivendicate dalla destra legge e ordine che obbedisce, almeno di facciata, alle istituzioni.
L’informazione ufficiale, quella calata dal governo e ripresa dai ventriloqui tenuti a rendere conto alla politica che li ha messi dove stanno, ha buon gioco nel ripetere l’equazione “no vax – destra fascista”, come nel caso della giornalista aggredita. Facendovi rientrare, e qui sta la bassezza più miserabile, l’intera destra, al completo quando è noto che l’intero arco parlamentare, dai reduci di Sinistra Italiana fino alla Lega, è in favore delle imposizioni e, quanto alla opposizione di Giorgia Meloni, è solo opposizione di facciata, per poter dire che siamo ancora in una democrazia dove si tutelano le minoranze. Ma la leader di Fratelli d’Italia si guarda bene dal sostenere o adottare qualsiasi iniziativa che sia di disturbo al manovratore.
Gli unici ad agitarsi sono i soliti spostati che inseguono le fosche memorie e colgono ogni occasione per tornare alla violenza soreliana, sicché a dare di matto restano i quattro fanatici di Forza Nuova, non molto diversi da anarcoidi e centri sociali che di mascherine e green pass semplicemente se ne fregano anche perché sanno di essere tutelati dal ministro di polizia Luciana Lamorgese. Ma a Macerata, per una edizione paesana del programma trash “la Corrida”, fra i cittadini esasperati non c’erano novax o nostalgici del Regime. È successo che questa sorta di sagra pseudotelevisiva del dilettanti allo sbaraglio fosse stata annunciata in gran pompa come evento clou dell’estate; richiamando la giusta dose di disperati e di curiosi, salvo rendersi conto che l’accesso era riservato ai possessori di lasciapassare e malignamente transennato in modo da ostruire la visuale all’esterno. Così che la mite gente di Macerata, sonnacchioso borgo universitario, s’è incazzata di brutto, anche perché la manifestazione risulta finanziata con le tasse di tutti. Ne è scaturito un cafarnao di urla, minacce, insulti, l’occasione di gioco, di svago trasformata nell’ennesimo fiotto di lava sociale.
Non siamo ancora alla fine dell’estate e focolai di protesta e di insofferenza salgono dappertutto. Per una trovata, il lasciapassare, sconosciuta nel resto del mondo, a parte la Francia, e compatita come inutile, illegale, insensata. Che succederà nelle prossime settimane? Di certo, continuando l’atteggiamento provocatorio del governo, nuovi e peggiori scontri, ulteriori e pericolose incomprensioni. Già adesso, anche per l’assurda propensione umana a odiarsi con i pretesti più idioti, risulta impossibile non si dica un confronto ma semplicemente quel “vivi e lascia vivere” che è alla base di ogni convivenza. Non c’è più margine per tollerarsi, per rispettarsi e su questa bomba sociale pronta a esplodere, ogni giorno una sottocultura politica, mediatica e scientifica getta la sua benzina.
A chi ha l’età per ricordare certe ricorrenze sciagurate, la domanda non può sorgere come inevitabile: cui prodest? Chi ha interesse a tutto questo? Chi non vuole che la situazione cambi, evidentemente e a non volerlo sono praticamente tutti all’interno di una coalizione di irresponsabili, di cinici, di balordi, di inetti aggrappati alla mangiatoia europea per reggere un altro paio d’anni, a costo di incrementare lo Stato autoritario. Più la ferocia incrociata sale, e più politici di grido si ritraggono sui social davanti a enormi pizze, focacce, peperonate, impepate di cozze, come a dire: noi intanto mangiamo, voi scannatevi. Uno, senza ironia, si è fatto un selfie insieme a un somaro. I virologi a tariffa alzano il livello dello scontro, come un tempo le BR, lanciando provocazioni sempre più scriteriate. C’è tutta una convergenza nel cercare la pistolettata o la sprangata e per una emergenza che allo stato non esiste. Esiste invece l’incertezza alimentata dalle sicurezze smentite del siero, dalla perenne contagiosità dei vaccinati, dalle discriminazioni per chi si sente, e a ragione, costretto, indotto e per di più insultato e sbeffeggiato. Ma da Israele, Paese che si è immunizzato prima e meglio degli altri, arrivano un allarme e una scoperta: l’elisir non è efficace come si credeva, e l’immunizzato naturale, quello cioè che ha contratto il virus, è coperto fino a 13 volte più di chi si è sottoposto a puntura. Con il che diventa folle imporre il lasciapassare a chi, siero o non siero, risulta meno protetto. Ma se lo dici, se lo scrivi, ti maledicono subito in fama di novax, assassino, stragista e il cerchio dell’odio e della rabbia ricomincia. Non siamo a Kabul, ma ce la mettiamo tutta per esserne degni ogni giorno di più.