L’Arte Che Cura, un’edizione on line e in presenza per il festival su arteterapia, creatività e benessere

Il 31 luglio scade il bando di concorso della manifestazione ideata dall’Accademia Imago, supportata da Optima Italia. Col direttore dell’Accademia Massimo Doriani parliamo del festival e di arteterapia. Una professione dalle prospettive interessanti

Arteterapia

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Il prossimo 31 luglio scadono i termini per partecipare ai bandi di concorso del festival “L’Arte Che Cura”, la manifestazione dedicata alla diffusione e alla valorizzazione dell’arteterapia, promossa dall’Accademia Imago, scuola di Specializzazione in Psicoterapia ed in Arteterapia con sede a Napoli. Quest’anno l’evento, ha deciso di accorpare la quinta e sesta edizione, con una prima parte sino all’estate del 2021 ancora in modalità virtuale e poi, sul finire dell’anno e per il 2022, nuovamente in presenza (qui è consultabile il programma dei prossimi mesi).

Riguardo al concorso, sono ben 18 le categorie del “Premio Arte Che Cura”, al quale si può concorrere gratuitamente inviando all’indirizzo istituto.imago@gmail.com la propria candidatura, allegando le opere creative corredate di descrizioni, fotografie, contributi audio e video, aggiungendo ai materiali la scheda di partecipazione (scaricabile qui), compilata in ogni dettaglio.

Due le macrosezioni del concorso: la prima dedicata alle opere d’arte nei suoi tanti linguaggi – pittura, fotografia, narrativa, poesia, cortometraggio, danza –, l’altra riservata ai progetti di arteterapia, ossia progetti educativi, sociali, clinici costruiti intorno al concetto dell’arte come strumento per il benessere personale.

È questo il concetto chiave intorno a cui ruotano tutte le iniziative e le azioni intraprese dall’Accademia Imago: promuovere l’idea dell’arte come dispositivo in grado di curare le persone, aiutandole a conquistare un benessere duraturo legato alla realizzazione di opere in cui trovano espressione le parti più intime del sé.

“Attenzione – ammonisce il professor Massimo Doriani, psicoterapeuta e direttore dell’Accademia Imago – a come usiamo i termini quando parliamo di arte che cura, per evitare di ridurlo a uno slogan ingannevole. Non intendiamo per cura la piacevole sensazione che chiunque può provare nel momento in cui fruisce di un’opera d’arte, sia essa un libro, un quadro o uno spettacolo. E non è curativa nemmeno quella momentanea impressione di benessere che percepiamo quando, con un evento catartico, trasformiamo il nostro mondo interiore in un prodotto artistico tangibile.

Per parlare di cura, nell’accezione terapeutica, bisogna aggiungere un altro fattore: il ricorso a precise metodologie e tecniche psicologiche impiegate da una figura professionale, l’arteterapeuta, esperto tanto nella pratica clinica che nella conoscenza dei linguaggi artistici. L’arteterapeuta, conosce il funzionamento delle dinamiche psichiche e comportamentali, e utilizza i vari linguaggi espressivi quali canali necessari a dare forma al proprio universo interiore.

Massimo Doriani, psicoterapeuta e direttore dell’Accademia Imago

Quella di esprimersi attraverso l’arte è un’attitudine di pochi o è una capacità posseduta da tutti?
Chiunque possiede un bagaglio di immagini composto da tutto ciò che ha visto nel corso della propria vita e che può essere rievocato. Le immagini sono da qualche parte dentro di noi e premono prepotentemente per affiorare alla coscienza. Pensiamo al sogno, che una volta interpretato con gli strumenti della psicoanalisi si trasforma in una fotografia, anzi in un video dell’anima. Di notte, per quasi l’intera notte, tutte le notti, sogniamo, anche se, solitamente i sogni non li ricordiamo. Tutti produciamo continuamente le immagini ed i video che esprimono in forma iconica e simbolica quel che ci portiamo dentro. E rispondendo alla sua domanda, le dico quindi che tutti siamo artisti.
Questa ricchezza dell’inconscio ha necessità di esprimersi, si tratta di un processo indispensabile per la vita di ognuno di noi. La nostra vita biologica, il nostro corpo, ha bisogno per sopravvivere di nutrirsi di cibo e aria. Ma il motore che coordina tutti i processi del corpo è la mente. E la mente si nutre di immagini: e come per il corpo è indispensabile muoversi e agire, così per la mente è necessario esprimersi. Quella attraverso i linguaggi artistici è una modalità di espressione fondamentale.

Per parlare di arteterapia però è indispensabile aggiungere l’intervento di un professionista, l’arteterapeuta, il facilitatore del processo creativo finalizzato a star bene
Certo. L’arteterapeuta aiuta a tradurre l’urgenza espressiva della persona in prodotti artistici “curativi” con l’ausilio di specifiche tecniche psicologiche e psicoanalitiche. In questo modo può, trasformare un processo estetico/catartico in un vero e proprio processo curativo, grazie ai linguaggi dell’arte strutturati nei secoli.
I campi di applicazione sono tantissimi ad esempio nella cura delle nevrosi; nei disturbi psichiatrici, nella cura della disabilità grave, delle dipendenze e non solo in ambito patologico, ma anche in ambito educativo, formativo, sociale, nella prevenzione e così via. Da quando un uomo in una caverna fece una prima iscrizione murale disegnando sulle pareti di una roccia delle semplici linee, è nata la capacità di simbolizzare il proprio universo attraverso la rappresentazione iconografica. In quel momento è nata l’arte. Gli arteterapeuti, in qualche modo non fanno altro che “approfittare” di quell’autostrada espressiva, una capacità insita nell’uomo, e canalizzarla nella direzione della cura.

L’arteterapia è una professione? Che studi bisogna fare?
A partire dal legge 4/2013, la prima a occuparsi delle professioni senza albo e ordini di categoria, si è aperto un iter che, precisato da ulteriori norme, ha portato al riconoscimento dell’arteterapia come un’autentica professione, con un suo codice di riferimento europeo UNI, quello che traccia i confini delle nuove attività professionali finora non regolamentate. Ormai questo è un percorso di formazione che può esser effettuato nelle scuole specializzate in arteterapia come la nostra. L’Accademia Imago prevede un corso di studi equivalente alla laurea, organizzato in un triennio propedeutico e un biennio di specializzazione, alla fine del quale si può lavorare in tanti ambiti, dal terzo settore all’inclusione sociale, dallo studio professionale alla formazione aziendale, alla conduzione di gruppi in ambito di comunità e in tanti altri contesti.

Da qui nasce il festival “L’Arte che cura”
Sì, il festival dell’arte e del benessere, e del benessere ottenuto attraverso l’arte.  La manifestazione esiste dal 2017. Negli anni ha accolto momenti di varia natura, convegni tematici, incontri, presentazioni di libri. Il festival comunque è incardinato su due elementi: i laboratori e i concorsi. I laboratori sono necessari per consentire alle persone di immergersi nell’esperienza diretta dell’arteterapia, vissuta in tutte le sue forme, come la teatroterapia, il videodramma – finalizzato a produrre piccole clip, grazie alle quali le persone vedono il proprio mondo interno rielaborato, sul grande schermo –, e poi scrittura creativa, scrittura autobiografica, musicoterapia, tangoterapia e tanto altro. Quest’anno abbiamo aggiunto nuovi ambiti interessantissimi, come l’arte tattile per ipovedenti e non vedenti.

Poi ci sono i concorsi
I concorsi artistici costituiscono l’altro asse della manifestazione, sono stati concepiti per facilitare l’accesso alla formazione. Infatti il premio consiste in borse di studio per iscriversi al corso triennale della Scuola in Artiterapie presso la nostra Accademia, con la frequentazione gratuita della prima annualità. Inoltre, tra tutti i primi classificati delle singole categorie verrà segnalato dalla giuria un vincitore assoluto del Festival dell’arte e del benessere V edizione 2021, cui andrà il Premio Optima, che consiste nella borsa di studio a copertura dell’intero corso triennale, offerta dal nostro partner Optima Italia, che con grande sensibilità da diversi anni ci è accanto e supporta materialmente le nostre iniziative.
Quest’anno, diversamente dai precedenti, i concorsi si svolgeranno in forma virtuale, con una mostra espositiva su piattaforma digitale. Ma stiamo già lavorando, nell’augurio che il Covid ce lo permetterà, all’edizione in presenza, già a partire da ottobre/novembre, reintegrando nel programma del festival i fondamentali laboratori esperienziali.

L’esperienza del Covid ha influito sull’arteterapia?
Il lockdown ci ha permesso di comprendere cose nuove. Abbiamo proseguito la formazione on line in tutte le discipline dell’arteterapia. Già facevamo ovviamente psicoterapia on line. Viceversa pensavamo che tecniche tipo lo psicodramma, cioè la tecnica creata dallo psichiatra Jacob Levi Moreno che usa la rappresentazione teatrale a scopo analitico-terapeutico, fosse impossibile da fare on line, perché prevede un’interazione in presenza di un gruppo nutrito di persone.
Costretti dall’emergenza, ci siamo messi ad analizzare tutte le esperienze pregresse di psicodramma on line, raccogliendo dati molto convincenti. E infatti, provandolo, ci siamo resi conto che lo psicodramma in forma di webinar conduce più o meno agli stessi risultati. I partecipanti vivono un’esperienza emotivamente ricca, con pianti, risate, catarsi, attivazione di dinamiche di condivisione. Addirittura, poiché abbiamo delle sedi di riferimento all’estero, New York, Madrid, Rio de Janeiro ed altre, adesso stiamo conducendo delle esperienze di psicodramma che coinvolgono persone che vivono a enorme distanza l’una dall’altra. È un’opportunità sorprendente, che senza il lockdown non avremmo mai scoperto.