I problemi di salute mentale di Jaime Lorente dopo La Casa di Carta: “Sono in terapia e ne avrò ancora bisogno”

Jaime Lorente La Casa di Carta racconta di aver bisogno della psicoterapia per affrontare i contraccolpi del successo: "Ne ho avuto bisogno e ne avrò ancora"


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Jaime Lorente de La Casa di Carta, ora protagonista anche di El Cid per Amazon Prime Video, non ha remore nel parlare dei suoi problemi di salute mentale e del suo bisogno di affrontare un percorso di psicoterapia.

L’attore spagnolo che interpreta il rapinatore Denver ne La Casa di Carta ha incontrato una popolarità globale proprio grazie alla serie Netflix da record di visualizzazioni nel mondo. Un’esposizione mediatica alla quale non era affatto preparato, soprattutto per quanto riguarda la totale perdita di privacy che ne è conseguita.

L’interprete de La Casa di Carta ed Elite ha raccontato più volte di aver avuto problemi di depressione e ansia dopo l’esplosione di popolarità che lo ha travolto e in generale di non riuscire ad esserne felice. Lo ha aiutato la psicoterapia: rivolgersi ad un professionista, di cui ha ancora bisogno, gli ha permesso di affrontare problemi molto comuni tra chi si ritrova a diventare una star del piccolo schermo da un momento all’altro, senza avere gli strumenti per affrontare i contraccolpi della fama.

Il volto de La Casa di Carta ne ha parlato con la versione spagnola di GQ nel numero di luglio e agosto, in concomitanza con l’uscita di El Cid 2 e a pochi mesi dal debutto del capitolo finale de La Casa de Papel, la cui prima parte esce a settembre su Netflix. Lorente ammette che la psicoterapia è un percorso lungo e una costante nella sua vita, perché ha la piena consapevolezza che un aiuto psicologico gli servirà ancora a lungo.

Ho avuto bisogno di una terapia, ne ho bisogno e ne avrò bisogno, di sicuro. Ho una persona che mi fissa una serie di linee guida perché, alla fine, quello che ho sofferto nel bene e nel male è stato improvviso, è stato molto intenso, è stato pesante, e tutto è successo in pochissimo tempo, quindi per stare bene con me stesso e con le persone che mi vogliono bene, ha dovuto lasciarmi aiutare a fare tutto nel miglior modo possibile. Il mio successo sta comunque in qualche luogo artistico, che forse non ho ancora scoperto e sto per scoprire, ma non nel concetto di trionfo che si capisce dall’esterno. Quel successo è stato tale perché è così che lo percepivano gli altri, non io. È stato più un problema di esposizione che di espressione”.

L’attore de La Casa di Carta ha trovato in questo periodo di smarrimento il sostegno dei suoi genitori, che lo ha sempre sostenuto in ogni fase critica della vita.

Mi hanno sempre rispettato molto. Mi hanno rispettato anche in tutti i miei patimenti, perché ero un pessimo studente, ma i miei genitori sapevano vedere che avevo preoccupazioni, anche se non avevano nulla a che fare con l’educazione formale che mi veniva data. E soprattutto capivano che ciò non implicava necessariamente che sarei stato una mina vagante. Grazie a quella fiducia, a mia volta ho avuto fiducia in me stesso per andare a fino in fondo a quello che volevo fare. Sono stato molto fortunato in questo.