A leggere il titolo di questo articolo, sembrerebbe si stia parlando di qualcosa di assodato. Eppure ci sono voluti un giudice e un processo per stabilirlo. Il giudice monocratico del tribunale di Bologna, Stefano Levoni, ha assolto Red Ronnie dall’accusa di diffamazione aggravata nei confronti di Roberto Burioni. È stato, ancora una volta, necessario un processo per stabilire che di fronte alla legge italiana non esistono intoccabili. Soprattutto che dinanzi al diritto delle persone a essere informate non c’è potere o notorietà che tenga.
Il magistrato bolognese ha sancito in maniera inequivocabile, assolvendo il giornalista perché il fatto non costituisce reato, che il diritto di critica deve rimanere sacrosanto nel nostro Paese. A maggior ragione in un momento così difficile, dove l’informazione deve fare il proprio mestiere libera da ogni tipo di condizionamento. Per il magistrato è quello che ha fatto Red Ronnie, all’anagrafe Gabriele Ansaloni, difeso dall’avvocato Guido Magnisi. È stato proprio il legale a pronunciare parole significative rispetto a questa vicenda che segna l’ennesimo spartiacque importante nella tutela del diritto dell’informazione.
«Sin da ora, al di là della notorietà dei protagonisti, è bene chiarire come il punto nodale della sentenza è facile da prevedere: sarà il diritto-dovere di una stampa libera di informare il cittadino nel modo più completo e possibile, soprattutto se si fa riferimento ad argomenti così decisivi come quelli attuali . Questo principio, affermato di recente anche dalla Cassazione, dà finalmente un senso pieno alla professione del giornalista-pubblicista: fugare i dubbi, regalare al lettore più chiavi di interpretazione cosciente e consapevole della realtà che così da vicino lo tocca. Tanto più in tempi come questi, dove addirittura si è sostenuto che la scienza, e in genere la conoscenza, “non debbono essere democratiche”, ma patrimonio esclusivo di un’élite oligarchica talora autoproclamatasi tale.
A suo tempo si parlerà di “congiura dei somari”. Ebbene, forse il più grande sociologo del secolo scorso (Niklas Luhmann), certamente non congiurato né somaro, affermò che l’autoreferenziabilità è nemica della comunicazione. Oggi si sente il bisogno di scienziati che coniughino umiltà e capacità di farsi comprendere. Per il Giudice di Bologna, l’aver assolto Red Ronnie, dimostra che i giornalisti hanno un ruolo fondamentale di veicolo delle opinioni anche discordanti». Le parole del legale, riportate integralmente, sono il modo migliore per spiegare l’importanza di questa vicenda. Un’importanza colta anche da tutti i quotidiani nazionali che hanno dato la notizia dell’assoluzione in tempo reale. Gli attori famosi in campo, e la vicenda stessa, è possibile che diventino un esempio per il futuro. Almeno questa è la speranza.
Felice per questa tua vittoria Red.