OM Logo
  • Musica
  • Serie TV
  • Tecnologia
  • Televisione
  • Cinema
  • Life
  • Trending News
  • Rubriche
    • Red Box
    • Monina Files
    • Contrappunti
    • Sport Café
    • Alta Fedeltà
    • Memories
  • Chi siamo
No Result
View All Result
  • Musica
  • Serie TV
  • Tecnologia
  • Televisione
  • Cinema
  • Life
  • Trending News
  • Rubriche
    • Red Box
    • Monina Files
    • Contrappunti
    • Sport Café
    • Alta Fedeltà
    • Memories
  • Chi siamo
No Result
View All Result
OM Logo
No Result
View All Result
Optima shop Italia
Home Cinema

Midnight In Paris, un Woody Allen sospeso tra nostalgia e malinconia

Alle 21 su Iris c'è uno dei migliori film recenti del regista newyorkese, con l'alter ego Owen Wilson che si ritrova per magia nella città degli anni Venti di Hemingway e Picasso

di Stefano Fedele
06/01/2021
starstarstarno starno star
INTERAZIONI: 1601

INTERAZIONI: 1601

Midnight In Paris

In Midnight in Paris gli incantesimi non finiscono a mezzanotte, come per Cenerentola, ma cominciano proprio a quell’ora. Gil (Owen Wilson), affermato ma insoddisfatto sceneggiatore hollywoodiano che sta lavorando da anni al romanzo in cui ha riposto le sue vere aspirazioni, è a Parigi insieme alla fidanzata Inez (Rachel McAdams) e i ricchi genitori di lei. Mentre loro vanno a fare shopping acquistando costosi oggetti di modernariato per quella che dovrebbe essere la casa dei due promessi sposi, lui preferisce bighellonare per le strade di una città che adora.

E rivà con la fantasia a quella che a suo avviso è stata l’età dell’oro dell’umanità, i ruggenti anni Venti, quando la Ville Lumière era un concentrato scintillante di intelligenza cosmopolita, con tutti, ma proprio tutti i più grandi artisti e intellettuali, da Picasso a Dalí, da Buñuel a Hemingway, che passavano lì il loro tempo tra un caffè e una raffinata conversazione nel salotto animato dalle osservazioni dal gusto implacabile della padrona di casa Gertrude Stein.

ARTICOLI CORRELATI

The Whale

The Whale, le seconde occasioni di Brendan Fraser e il cinema sensazionalistico di Aronofsky

23/02/2023
Non Così Vicino

Non Così Vicino, un ruffiano elogio della bellezza della vita, tenuto a galla da Tom Hanks

19/02/2023

Venerdì in TV maratona Woody Allen

09/02/2023
The Fabelmans

The Fabelmans, per Steven Spielberg il cinema è maestro di vita

23/12/2022
Midnight in Paris
Midnight in Paris
  • Wilson, Owen, McAdams, Rachel, Cotillard, Marion (Actors)
  • Allen, Woody (Director)
19,39 EUR
Acquista su Amazon

Magicamente, la fantasia diviene realtà: una sera Gil, a mezzanotte, sale su un taxi che non è un semplice taxi ma una macchina del tempo, che lo trasporta negli anni Venti, facendogli incontrare tutti i suoi idoli. Il roccioso Hemingway (Corey Stoll) gli dà consigli su arte, letteratura e vita, un Dalí (Adrien Brody) abbastanza su di giri non la smette mai di parlare del rinoceronte, mentre Zelda e Francis Scott Fitzgerald (Alison Pill e Tom Hiddleston) battibeccano elegantissimi e fatati.

Gil riesce persino a far leggere a Gertrud Stein (Kathy Bates) il suo romanzo, che guarda caso racconta della passione nostalgica per il passato di un negoziante di memorabilia, eternamente perduto nella sua retrotopia. Ciò che colpisce Gil più di ogni altra cosa è la misteriosa Adriana (Marion Cotillard), musa contesa da tutti gli artisti, di cui anche lui s’innamora perdutamente. Il miracolo che ridà vita agli anni Venti si ripete inspiegabilmente quasi ogni notte: non varrà la pena a quel punto abbandonare lo scialbo mondo di oggi e rifugiarsi in quell’epoca compiuta e irripetibile?

Midnight In Paris è uno dei più felici film degli anni Duemila di Woody Allen. A dividere passato e presente è solo una sottile membrana tutt’altro che invalicabile, come quella di celluloide che separava il cinema dalla realtà in La Rosa Purpurea Del Cairo, altra storia d’amore impossibile tra esseri appartenenti a universi distinti. In fondo la Parigi descritta da Allen è fatta della stessa stoffa del cinema: lo si capisce dalla prima sequenza “sinfonica”, alla maniera di Manhattan, in cui il regista descrive la città in un montaggio in cui ogni cosa, scorcio, persona, sfumatura di luce possiede l’incanto della perfezione (grazie anche ai colori della fotografia di Darius Khondji).

Non un luogo reale dunque, ma ideale e in questo senso cinematografico, ricreato dallo sguardo innamorato di Allen e del suo alter ego Gil. La città contemporanea, e a maggior ragione quella degli anni Venti riprodotte in Midnight in Paris non hanno ambizioni di verosimiglianza, e avrebbe poco senso criticare il regista per il modo vistosamente artefatto con cui le racconta e fotografa, perché sono l’espressione di un desiderio nutrito di aspettative artistiche e romantiche.

Che per Gil trovano la perfetta sintesi in Adriana, assai più intrigante della sua prosaica fidanzata Inez, che stravede per un saccente professorucolo (Michael Sheen) – che Gil sottoporrebbe volentieri alla stessa cura dell’intellettuale esperto di Marshall McLuhan in Io E Annie –, e con la quale condivide al massimo la passione per la cucina indiana, e solo alcuni piatti – una delle classiche battute argute alla Woody Allen, che qui ne distribuisce a piene mani, e spesso a segno.

Midnight In Paris, a lezione da Ernest Hemingway

C’è dell’altro però in Midnight In Paris: come in diversi dei film degli ultimi anni di Woody Allen, pensiamo al recentissimo Un Giorno Di Pioggia A New York, c’è un momento in cui al protagonista, che pensa finalmente di aver capito tutto, accade qualcosa, un incontro, una frase, un momento rivelatore che ribalta completamente le sue certezze. E lo obbliga a riconsiderare quasi ogni cosa della sua vita.

Scoprendo che non può bastare nemmeno una conversazione arguta con Scott Fitzgerald – sappiamo quanto questa rivelazione costi a Woody Allen, la cui segreta aspirazione era di realizzare un grande romanzo fitzgeraldiano sull’illusione e il crollo delle aspettative –, non fosse altro perché Fitzgerald, come ogni altra figura che appare in Midnight In Paris, non è reale, ma solo una proiezione stinta e poco affidabile delle fantasie nostalgiche di Gil. Tutto quanto il mondo ci offre davvero è il qui ed ora, è con quello che dobbiamo misurarci per dare un significato alla nostra esistenza. Nulla di particolarmente nuovo, si dirà. Però raramente negli ultimi anni il cinema di Allen è riuscito a raccontarci questa variazione su un tema a lui caro con la stessa divertita e malinconica grazia.

Tags: cinema americanoOwen WilsonRachel McAdamsWoody Allen

Lascia un commento

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

NB La redazione si riserva la facoltà di moderare i commenti che possano turbare la sensibilità degli utenti.




Optimagazine è un progetto di Optima Italia S.p.A. | p.iva 07469040633 | Capitale sociale: € 1.500.000,00 I.V.
Optimagazine è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli, Autorizzazione N°6 dell’11 febbraio 2015

Scrivi alla redazione - Change privacy settings

  • #WSanremoconRed i migliori interventi social su Sanremo 2017
  • #WSanremoconRed i migliori interventi social sulla quarta puntata di Sanremo 2017 (10 Febbraio)
  • #WSanremoconRed i migliori interventi social sulla terza puntata di Sanremo 2017 (9 Febbraio)
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Home
  • INFORMATIVA PRIVACY
  • Music Update
  • ORADIO
  • Rock4Pino
  • sc
  • Semplicemente Parliamone, alla ricerca della Semplificazione
  • Simons Centro
  • Simons sidebar
  • Test

  • Musica
  • Serie TV
  • Tecnologia
  • Televisione
  • Cinema
  • Life
  • Trending News
  • Rubriche
    • Red Box
    • Monina Files
    • Contrappunti
    • Sport Café
    • Alta Fedeltà
    • Memories
  • Chi siamo