L’enorme attualità di Grey’s Anatomy 17×06, il Covid incrocia il movimento Black Lives Matter in un finale potente

Grey's Anatomy 17x06, ultimo episodio prima della pausa invernale, è un omaggio al movimento Black Lives Matter e un grido di dolore che accende una luce sulle ragazze nere

Grey's Anatomy 17x06

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Grey’s Anatomy 17×06 si è rivelata un perfetto specchio dei tempi. Girato alla fine di maggio e giugno, quando negli Stati Uniti la pandemia si è sovrapposta alle proteste del movimento Black Lives Matter in seguito alla morte di George Floyd, il finale invernale della diciassettesima stagione del medical drama ha affrontato il tema della diseguaglianza razziale da un punto di vista molto specifico, quello delle giovani donne di colore. Un omaggio, probabilmente, anche a Breonna Taylor, assassinata durante un controllo di polizia a marzo scorso, dal cui caso è nata una legge che porta il suo nome.

Grey’s Anatomy 17×06 è l’ennesima dimostrazione di come le sceneggiature di questa stagione siano enormemente influenzate dal clima del Paese, in un’America arrabbiata e divisa ma anche desiderosa di una rinascita, e risultino per questo incredibilmente attuali. Non solo le continue difficoltà della lotta alla pandemia in ambito sanitario, con aspetti anche logistici e tecnici mostrati in prima serata per fare un’opera di sensibilizzazione e di educazione civica (la scena in cui la protagonista viene intubata è tanto drammatica quanto realistica), ma anche un occhio sempre aperto sulle altre storture che emergono ancora più prepotentemente quando le diseguaglianze sociali esplodono in tutta la loro evidenza.

Con la storia di due ragazze rapite per essere destinate ad una tratta di esseri umani e allo sfruttamento della loro prostituzione, il crossover tra Station 19 4 e Grey’s Anatomy 17×06 ha visto ancora una volta intervenire prima i pompieri di Seattle e poi i medici del Grey Sloan, in una trama collegata che ha avuto nel bel monologo di Maggie Pierce – oltre che nel finale con Meredith Grey intubata dopo un brusco peggioramento – il suo acme emotivo.

Il suo sfogo con la sorella acquisita Amelia è un dolore urlato nei confronti di una vicenda che vede al centro ragazze di colore, ma soprattutto un’analisi delle molte ragioni per cui le ragazze nere possono essere più vulnerabili rispetto ai fenomeni di traffico sessuale. Un problema che affonda le sue radici nel razzismo endemico della società americana, unito alla misoginia e alla disparità di genere che riguarda tutte le donne in modo intersezionale ma che risulta più evidente e feroce nei confronti di quelle afroamericane, passando per l’ipersessualizzazione che i media fanno dei loro corpi. Condizioni strutturali e ataviche che rendono l’abuso, la violenza sessuale e lo sfruttamento dei corpi delle donne di colore un crimine ancora più odioso, perché riflesso di una sottocultura diffusa e comunemente accettata. E soprattutto difficile da spigare a chi, nato o nata di pelle bianca, non l’ha mai vissuta in prima persona. La rabbia delle parole di Maggie è un grido contro l’invisibilità delle ragazze nere, che non hanno voce contro la generalizzata discriminazione che le riguarda e le accomuna tutte. Semmai la reazione di Amelia è ancora più forte del monologo in sé: “Non so come tu faccia a sopportare tutto questo“. Mettersi nei panni dell’altro e non riuscire ad immaginare il dolore della persona che vive con l’etichetta di diverso attaccata addosso dalla nascita in una società che ti discrimina in quanto donna e nera, è l’ammissione del fallimento delle nostre democrazie liberali, sulla carta inclusive e rispettose dei diritti di tutti, ma nella realtà lacerate da profondi sentimenti di razzismo e odio interetnico.

L’omaggio alle battaglie del movimento Black Lives Matter in Grey’s Anatomy 17×06 incrocia il tema ormai onnipresente della pandemia da Covid-19 nello stesso discorso di Maggie, quando la dottoressa scommette che, se la pandemia uccidesse maggiormente i bianchi rispetto alle minoranze afro e latine, l’interesse alla tutela di quella parte più privilegiata della società spingerebbe i governi a prendere più sul serio la minaccia alla salute pubblica e contribuirebbe ad una soluzione più rapida del problema. Un’interpretazione azzardata, certo, che però si basa sui numeri della pandemia negli Stati Uniti, dove la letalità da Coronavirus è molto più altra tra le minoranze etniche.

Nonostante l’interpretazione fin troppo teatrale dei Kelly McCreary, il messaggio di Grey’s Anatomy 17×06 è arrivato forte e chiaro, rendendo questo finale invernale un episodio potente per la sua incredibile attualità: la pandemia non è una livella sociale, semmai un amplificatore di differenze già ampiamente sedimentate e l’ennesima mazzata per chi già doveva sopportare il peso di un sistema sociale discriminante, iniquo e sbilanciato a favore della parte maggioritaria della società.

La sensazione è che Grey’s Anatomy, nonostante sia un format ormai datato e perlopiù fiacco dal punto di vista delle sottotrame che riguardano i singoli personaggi, stia invece migliorando pian piano dal punto di vista del racconto dell’attualità. Nella sua storia ha sempre avuto episodi memorabili sui temi dell’abuso sessuale, della violenza domestica, delle armi libere, delle ingiustizie del sistema sanitario, ma negli ultimi cinque o sei anni sembrava trattare quegli stessi temi in modo didascalico, svolgendo un compito autoassegnatosi quasi per forza, inseguendo il politicamente corretto ma dimenticando di mettere delle sporcature necessarie in un racconto che vuole affondare le mani nel dolore vivo di certe storie. Ora invece, complice la pandemia, pur non avendo ancora del tutto perso quell’aspetto didascalico e pieno di retorica dei buoni sentimenti che si porta dietro, sta gradualmente ritrovando quella voglia di denunciare le ingiustizie e scardinare i pregiudizi mostrandoli in tutta la loro gravità, dando un nome e una definizione a fenomeni che altrimenti passerebbero sottotraccia. Un bagno di realtà che sta influendo parecchio sulle trame rendendole più crude e autentiche.

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