Arrivata su Netflix il 4 dicembre, la prima parte di Selena: La Serie si presenta sin dai primi episodi come un’occasione decisamente sprecata. La miniserie offre un ritratto della vita e dell’eredità di Selena Quintanilla, cantante di musica Tejano diventata una superstar in giovanissima età e assassinata nel 1995 a soli 23 anni dalla presidente del suo fanclub.
Con Christian Serratos nel ruolo della protagonista, Selena: La Serie è una storia di formazione che esplora l’ascesa di Selena nel panorama musicale latino-americano negli anni ’80, ma assomiglia più a un dramma familiare che alla celebrazione di una ragazza prodigio.
Come aveva fatto anche l’iconico film del 1997 in cui la protagonista era interpretata da Jennifer Lopez, anche Selena: La Serie è principalmente incentrata sulla famiglia Quintanilla: d’altronde è con la band di famiglia, Los Dinos, che Selena iniziò la sua carriera, accettando per volere del padre di cantare in spagnolo in omaggio alle sue origini messicane. E inoltre la sorella di Selena, Suzette, è produttrice esecutiva della serie, a cui anche suo padre, Abraham, ha partecipato come consulente.
Ma per quanto la famiglia sia la culla della carriera della protagonista, il focus sull’ensamble rallenta e adombra quella che doveva essere la celebrazione dei fugaci 23 anni di vita di Selena, gran parte dei quali trascorsi a esibirsi su un palcoscenico. Selena: La Serie è più il ritratto di una famiglia messicano-americana, unita e forte, apparentemente senza crepe, determinata a migliorare la propria condizione attraverso il talento vocale della figlia e la predisposizione all’uso degli strumenti musicali di tutta la famiglia. Si intuisce sin da subito la volontà della sceneggiatura di sottolineare e omaggiare, attraverso le vicende dei Quintanilla, le sofferenze che uomini e donne latino-americani affrontano per affermarsi ed essere ritenuti credibili nell’industria dell’intrattenimento, sfidando barriere e pregiudizi.
Per fare questo, la storia di Selena deve convivere e dividere il tempo della sceneggiatura con quelle di suo fratello maggiore AB (Gabriel Chavarria), che per lei scrive molte canzoni di successo, la sorella maggiore Suzette (Noemi Gonzalez), batterista inizialmente riluttante della band di famiglia, ma soprattutto suo padre Abraham Quintanilla Jr. (Ricardo Chavira), vero artefice del successo della figlia. C’è spazio poi anche per il primo vero interesse amoroso di Selena, il nuovo membro della band Chris Perez (Jesse Posey), che dopo una storia contrastata dalla famiglia sarebbe diventato suo marito.
Questo ampio concorso di personaggi rende una storia vera particolarmente melodrammatica e carica di retorica, a tratti molto noiosa. La trama di Selena: La Serie sembra scritta in modo superficiale ricalcando in gran parte il film del 1997 e anche quello che poteva essere il punto di forza di questa serie, cioè l’accento sull’identità di Selena come donna messicano-americana di terza generazione, avrebbe meritato un approfondimento maggiore. Questa dualità identitaria, di donna messicana cresciuta come americana, è invece relegata perlopiù a dettami familiari e poteva certamente avere un spettro più profondo nella narrazione, soprattutto per quello che la vita di Selena ha significato per la comunità Latinx. Quel che manca in questo racconto della Selena adolescente e giovane donna è il suo punto di vista, la sua interiorità, come se ci fosse un errore di fondo nella prospettiva della narrazione, che spinge il pubblico a guardare la sua storia più con gli occhi di un familiare più che con la giusta dose di immedesimazione ed empatia per Selena. Ed è un difetto non da poco per una serie che porta il suo nome!
La seconda parte di Selena: La Serie, attualmente in produzione, esplorerà il rapporto della protagonista con la donna che poi l’avrebbe uccisa, la socia in affari Yolanda Saldívar, introdotta a malapena in questa prima metà dello show. E chissà se riuscirà il suo personaggio, il villain della storia, ad introdurre un’umanità un po’ più complessa e stratificata in questa biografia finora piuttosto piatta e deludente.