Quante volte vi siete sentiti dire, magari da qualcuno un po’ più anziano, o anche no, “Mussolini fece anche tante cose buone”. Questa affermazione l’avete ascoltata addirittura anche in tv. L’ultimo in ordine di tempo è stato Bruno Vespa ad Agorà su Rai Tre dove ha presentato il suo nuovo libro “Perché l’Italia amò Mussolini”. Anche il noto giornalista Rai è cascato nel tranello, chissà se inconsapevolmente, del revisionismo storico da bar. Sì da bar, perché basta consultare qualsiasi testo storico per smontare alcune affermazioni dette in diretta su una rete del servizio pubblico dal giornalista più pagato della Rai.
Per prima cosa Vespa ha dichiarato che Mussolini ha creato l’Inps. Falso. La previdenza sociale in Italia è nata nel 1895 sotto il governo Crispi. Era riservata ai dipendenti pubblici e ai militari. Nel 1898 il governo Pelloux fondò il primo istituto di previdenza e allargherà la previdenza ad altre categorie lavorative. Nel 1919 il governo di Vittorio Emanuele Orlando rese il trattamento pensionistico obbligatorio per tutti i lavoratori italiani. La dittatura fascista non fece altro che concentrare tutta la gestione del Welfare sotto la Cassa Nazionale e nel 1933 cambiò nome all’istituto di previdenza chiamandolo Inpfs. Un vero e proprio gesto propagandistico stroncando anni di contrattazioni sindacali.
E ancora: “Mussolini ha creato la settimana lavorativa di 40 ore”. Falso. Durante il fascismo numerose categorie di lavoratori dovevano sottostare all’orario di lavoro di 48 ore settimanali. La settimana corta è stata introdotta successivamente in Italia per effetto delle lotte sindacali successive al ’68. Altra affermazione di Vespa è stata “ha creato i contratti nazionali”. Inesatto. Ogni tipo di attività sindacale venne soppressa dalle leggi fascistissime del 1926. Venne vietato lo sciopero e la serranda e decine di rivolte sindacali venne soffocate nel sangue dalle squadracce fasciste. Il concetto di contratto nazionale venne introdotto sì nel 1927 ma non come lo intendiamo noi oggi. Non poteva esistere alcun tipo di contrattazione sindacale nella stesura dei contratti.
Vespa ha parlato anche genericamente di opere sociali. Potremmo, infatti, parlare della bufala secondo cui Mussolini avrebbe dato le case agli italiani. In realtà la prima legge sulle case popolari risale al 1903 a opera del deputato Luigi Luzzatti, piuttosto che la leggenda delle bonifiche di cui riuscì a portare a termine solo il 6% su tutto il territorio nazionale.
Queste e altre affermazioni di Vespa servono però a giustificare la tesi secondo cui Mussolini godeva di un consenso smisurato nel proprio Paese. Probabilmente a Vespa è sfuggito che ha instaurato una dittatura che ha provocato migliaia di morti nel corso di azioni di rappresaglia da parte delle squadracce fasciste, oltre a provocare in totale la morte di 472mila persone, di cui un terzo civili, trascinando l’Italia in una guerra assurda. Siamo veramente sicuri che godesse di tutto questo consenso? Non è più giusto chiamarlo con il proprio nome, cioè paura ed effetto della censura? Ma soprattutto, è il caso che un giornalista strapagato e seguitissimo sul servizio pubblico possa mettere in fila una serie di falsità e inesattezze per riabilitare la memoria di un dittatore sanguinario? La risposta è assolutamente no, solo che la fama e il potere all’interno della Rai probabilmente valgono più dell’autorevolezza e della verità.