We Are Who We Are? “Meglio non farla”, Guadagnino ammette il no alla serie del Dipartimento della difesa Usa

Per il Diparimento della difesa degli Stati Uniti sarebbe stato meglio non girare la serie, ma il regista ha superato gli ostacoli alle riprese grazie al supporto di HBO

Gli interpreti di Caitlin e Fraser in We Are Who We Are

[HBO, YouTube]


INTERAZIONI: 1

Il successo internazionale di We Are Who We Are, serie televisiva di debutto per Luca Guadagnino, non riesce a far dimenticare il turbamento scatenato in conformisti e benpensanti. Le storie di due quattordicenni così apertamente coinvolti nell’elettrizzante – eppure spaventosa – corsa alla ricerca di sé non potevano che scuotere chiunque si aspettasse l’ennesima rappresentazione banale o patinata dell’adolescenza. Il rifiuto di una concezione binaria del genere, l’accostamento a nuove identità, la ricostruzione del proprio ruolo in ambienti familiari e sociali sarebbero stati innovativi in qualsiasi contesto, ma nel microcosmo militare statunitense sono apparsi particolarmente spinosi.

È proprio Luca Guadagnino a raccontare come We Are Who We Are sia riuscita a schiantarsi contro il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti. In una nuova intervista al Guardian il regista ammette di aver dovuto fare i conti con il secco no dell’ente alla serie. Inevitabile, se si ricordano i commenti di Guadagnino alla stampa durante la presentazione della serie: la base militare di Chioggia è una rappresentazione su scala degli Stati Uniti in territorio italiano, un concentrato di americanità capace di bastare a sé stesso eppure talvolta prevaricante sull’ambiente circostante.

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  • Attributi: DVD, Drammatico
  • Armie Hammer, Timothèe Chalamet, Michael Stuhlbarg (Actors)

Nel suo colloquio con il Guardian, Guadagnino rivela di essere stato rassicurato da HBO sulla possibilità di girare We Are Who We Are all’interno del complesso militare statunitense di Vicenza. E io ho pensato “Siete sicuri? Hanno letto la sceneggiatura?” Anzitutto, il ragazzino ha 14 anni e beve come un ubriacone di Bristol, e la ragazza vuole cambiare sesso, e la madre manda in battaglia le truppe senza la giusta prepazione e il colonnello contrabbanda benzina. Non credo proprio che ci permettano di farlo, si legge.

Ovvio che avesse ragione. Abbiamo ricevuto una telefonata. Il Dipartimento dice di no. Non ci permetteranno di girare nella base, non ci aiuteranno in alcun modo. Anzi, preferirebbero che questa serie non si facesse mai, ha aggiunto, spiegando poi come la stessa HBO abbia racimolato il budget necessario per costruire un “surrogato” di base militare nelle vicinanze. E il risultato ha premiato lo sforzo: il complesso che fa da sfondo alle storie di Fraser e Caitlin è realizzato con cura in ogni dettaglio, dalle abitazioni spartane e alienanti ai grigi ambienti scolastici e alle catene di fast food made in USA.

L’apprezzamento raccolto da We Are Who We Are in Italia e negli Stati Uniti fa ben sperare in vista di un eventuale rinnovo. Guadagnino e i suoi sceneggiatori hanno già pronta la bibbia della seconda stagione e aspettano soltanto il definitivo di Sky e HBO. L’imminente messa in onda della serie nel Regno Unito e nel resto d’Europa potrebbe fare la differenza.

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