Nella cornice monumentaledella Basilica di Santa Maria della Sanità l’atteso debutto dello spettacolo‘A freva. La peste al rione Sanità, per la regia di Mario Gelardi, su testo di Fabio Pisano e dello stesso Gelardi,a partire dal romanzo di Albert Camus. Nell’ambito dell’evocativo titolo #lacittàsimuove, martedì 13 ottobre, alle 21, va in scena ‘A freva.La peste al rione Sanità, per l’anteprima di Stagione del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale diretto per il primo anno da RobertoAndò, già rimandato nel mese di marzo a causa del covid 19. “Mario Gelardi ha avuto una intuizione prima che si verificasse la pandemia – sottolinea Roberto Andò–ma è anche una ispirazione profetica del testo di Camus. Iniziamo la stagione con questo progetto “fuori dalle mura” in un quadro ancora di emergenza non molto migliorato”. Poi ha aggiunto: “Il teatro è un luogo sicuro non si capisce perché si debba essere così penalizzati”.
In scena fino a domenica 18 ottobre, lo spettacolo è una produzione del Teatro di Napoli-Teatro Nazionalein collaborazione con Nuovo Teatro Sanitàe Fondazione di Comunità San Gennaro, è interpretato da Simone Borrelli, MicheleBrasilio, IvanCastiglione, AgostinoChiummariello, PaoloCresta,CarloGeltrude, DavideMazzella, GaetanoMigliaccio,AlessandroPalladino, BeatriceVento.
“Non abbiamo inteso fare uno spettacolo sul Covid – scrive Mario Gelardi – è stato sorprendente imbattersi nella incredibile attualità del testo di Camus rispetto a quanto oggi noi e il mondo stiamo vivendo. Il progetto già era pensato ma ha avuto una evoluzione con Roberto Andò. Era al suo debutto quando una piccola peste, reale, si è abbattuta sulle nostre vite– continua il regista – ora lo spettacolo ri-nasce con uno spirito che deve, obbligatoriamente essere cambiato. ‘A frega racconta una città, un rione chiuso, isolato dal resto del mondo, un luogo completamente addormentato e rassegnato al male ingiustificato che subisce.Una comunità in cui la febbre portatrice di malattia non è andata via perché le persone che lo abitano non hanno voluto prendere coscienza della sua esistenza.Ma questa febbre ci insegna anche che nessuno si può salvare senza la solidarietà dell’altro,che in “tempo di guerra” si sopravvive facendo fronte comune. E soprattutto che la cosa davvero importante è non dimenticarsi cio’ che succede quando questa febbre inizia a sparire, non far finta che tutto sia come prima. Abbiamo scelto alcuni temi del romanzo adattandoli, quasi facendoli abitare una lingua diversa, ma soprattutto in un luogo diverso, come la Sanità. Un vero tentativo di riscrittura a partire dalle atmosfere di Camus, cercando di creare un’opera assolutamente autonoma che tuttavia ne conservasse lo spirito».
C’è la forza della lingua napoletana nel titolo, appunto A’freva, a testimonianza anche della grande fatica di vivere nel rione Sanità. Si tratta di un testo scritto a quattro mani con Fabio Pisano che fa un lavoro in versi, “cuce in versi napoletani i passaggi temporali e quelli dei presagi”.“Ho individuato due tre temi che raccontano il rione Sanità, alcuni più e altri meno, come l’isolamento, la fede. Insomma c’è stata una prima scrittura del testo – spiega Gelardi– e poi una riscrittura attraverso gli attori”. C’è una famiglia, una comunità che deve condividere uno spazio, la Cripta della Basilica è il palcoscenico della messa in scena. Ciascuno vive le sere dell’altro ma nessuno percepisce quello che succede agli altri, ciascuno rinchiuso in una sorta di isolamento misto. Così la Cripta diventa un luogo dove sono costretti a pensare.
Lo spazio della Basilica è stato riorganizzato, grazie alla disponibilità di padre Antonio Loffredo. “Questa Basilica, con il suo chiostro – racconta il regista – e la parte paleocristiana inglobata nell’altare è come se ci prendesse a schiaffi,con tutta la luce che emana. Ecco, c’è una potenza visiva che tutti percepiscono, a prescindere dalla Fede”. Le musiche sono di Alessio Arena, figlio del quartiere che conosce i rumori e le atmosfere della Sanità, ricorda un’altra canzone dal titolo “Abbascio à Sanità”.E poi Mario Gelardi conclude: «Era da molto tempo che volevo adattare per la scena, ma soprattutto trasportare a Napoli La Peste di Albert Camus. Infatti al testo è aggiunta una dedica a Camus, “all’essere umano Camus”, con una poesia dedicata alla moglie».
Le luci e l’audio di Alessandro Messina; i costumi di Alessandra Gaudioso.
INFO: www.teatrodinapoli.it / www.nuovoteatrosanita.it
ORARI: il 13 e il 16 ottobre alle 21.00; il 14 e il 17 ottobre alle 20.00;
il 15 ottobre doppia: alle 18.00 e alle 21.00; il 18 ottobre doppia: alle 17.00 e alle 20.00