Nevermind dei Nirvana è quella combinazione di parole che si accendono come farebbe una luce al neon quando si preme un interruttore: “tac”, dunque “luce”. “Grunge”, dunque “Nevermind”. Con ragione, infatti, il disco portò la scuola di pensiero di Seattle alle masse e da quel momento la storia del rock entrò in una nuova era. Il 1991 è l’anno zero, perché il 24 settembre di 29 anni fa Kurt Cobain, Krist Novoselic e il nuovo batterista Dave Grohl furono proiettati senza preavviso nel mondo mainstream con un genere che trovava un pubblico ancora impreparato, ma affamato di novità emozionali.
- Smells Like Teen Spirit
- In Bloom
Punk ed heavy metal avevano già dato e quell’ibrido tra sporcizia, attitudine pop e rabbia non poteva che funzionare. Il muro di Berlino era stato abbattuto, il Vietnam era un inferno ormai lontano e Mosca avrebbe aperto le porte all’occidente con il Monsters Of Rock solamente 4 giorni dopo. In quel contesto Nevermind dei Nirvana era la via di mezzo. Nessun virtuosismo, solo l’efficacia di una semplicità che rasentava la perfezione.
Butch Vig fece il miracolo: l’etichetta lo contattò per affidargli la produzione del secondo disco dei Nirvana. Dopo Bleach (1989) la band era già maturata e si guardava verso nuovi suoni. Vig convinse Kurt Cobain a sdoppiare la voce: “Lo faceva anche John Lennon” gli disse, e Kurt non protestò. I suoni erano pop, l’anima era grunge, e il mix di Andy Wallace fece il resto. Il risultato era un album perfetto e ancora oggi quei suoni, quei brani e quei riff fanno scuola.
Smells Like Teen Spirit apriva il disco e fece il botto. Seguivano In Bloom, Come As You Are, Lithium e Something In The Way. Ogni traccia era ed è ancora oro, e tutti se ne accorsero quando l’11 gennaio 1992 Nevermind dei Nirvana scalzò Dangerous di Michael Jackson dal primo posto della Billboard 200.