Quel concerto di Bob Marley a San Siro viene ricordato ancora oggi, da tutti i fortunati che vi parteciparono, come una grande messa di fratellanza in cui almeno per una sera ogni disuguaglianza era stata annullata.
Era il 27 giugno 1980 e il caldo torrido non fermò la folla oceanica che si radunò nella città meneghina. Come ricorda Marco Dell’Acqua su Gli Stati Generali da quel giorno Milano non fu più la stessa perché qualcosa di bello, in mezzo agli anni di piombo, stava finalmente accadendo.
Tra terrorismo nero e terrorismo rosso i grandi eventi pubblici non erano più considerati sicuri e per questo tanti artisti internazionali non fecero scalo nel Belpaese come tappa dei loro tour. Era accaduto, per esempio, che al Velodromo Vigorelli i Led Zeppelin dovettero interrompere lo storico concerto del 1971 proprio per i disordini che dall’esterno della location si erano tradotti tra la folla.
Durante il concerto di Bob Marley a San Siro non accadde nulla di tutto ciò. Quella sera regnò la pace, addolcita dall’attesa per quelle tenebre, quelle ore di buio che avrebbero circondato l’arrivo sul palco dei The Wailers. Quando tutto esplose fu una grande festa: trionfò la musica e trionfò la fratellanza.
100mila persone non erano poche e per questo il live di Bob Marley a San Siro è considerato il primo grande concerto del Meazza. La sera prima, ricorda l’organizzatore dell’evento, Bob aveva giocato a calcio in quello stesso stadio con la sua band e lo staff.
Ad aprire il concerto-evento fu Pino Daniele, che in quel periodo aveva appena pubblicato Nero A Metà e già portava con orgoglio la bandiera del blues napoletano. “Bob, si’ gruosso” disse Pino a Marley, e aveva ragione. In Italia il rastafarianesimo portò il suo manifesto e probabilmente proprio grazie al concerto di Bob Marley a San Siro esistono ancora tanti seguaci.