Get Back dei Beatles, dopo aver conquistato il Regno Unito con la prima versione suonata sul tetto della Apple nello storico Rooftop Concert del 30 gennaio 1969, partì per la conquista degli States il 5 maggio 1969. Non un brano qualsiasi: Get Back era destinato a far parte del disco Let It Be che sarebbe uscito l’8 maggio dell’anno successivo.
Get Back dei Beatles
I Fab Four erano prossimi allo scioglimento. Lo avrebbe annunciato Paul McCartney in un comunicato stampa lanciato il 10 aprile 1970 direttamente nelle mani di Don Short, articolista del Daily Mirror che fino all’ultimo tentò di strappare al bassista una speranza di ricongiunzione della band: “Lennon-McCartney non prenderanno più parte alla scrittura di nuovi pezzi”. La parola fine fu scritta, in realtà, il 31 dicembre 1969. Si chiudeva un decennio e si chiudeva la storia di una delle band più importanti del Novecento. Il 10 aprile 1970 la cosa divenne solamente formale, ma era già stato detto tutto.
Get Back dei Beatles nacque da un’improvvisazione. Era il 7 gennaio 1969 quando Paul McCartney, durante una jam, rielaborò i versi del brano Sour Milk Sea di George Harrison: “Get back to where you should be” divenne: “Get back to where you once belonged”. La sessione continuò ed emersero le prime versioni.
La prima di queste sbeffeggiava l’ex ministro inglese Enoch Powell per un suo discorso razzista, per questo il ritornello recitava: “Get back to your Commonwealth homes”, ovvero: “Tornate nelle vostre case del Commonwealth”, e questa versione piacque talmente tanto ai presenti in studio che ancora oggi è famosa come The Commonwealth Song.
La seconda di questa fu ribattezzata No Pakistanis ed era un’altra parodia, sempre antirazzista, sui discorsi dei britannici xenofobi contro la presenza di pakistani nel territorio. Il risultato fu un ironico manifesto razzista con frasi sugli stranieri che portano via il lavoro con un appello ai politici più conservatori per ovviare al problema.
Tuttavia Paul McCartney tornò serio e decise di ripulire totalmente il testo per evitare fraintendimenti. Il risultato era una raccolta di due piccole storie: nella prima strofa Jojo lascia la sua casa in Arizona per trovare dell’erba californiana, nella seconda Loretta Martin è un personaggio dalla sessualità ambigua: “Pensava di essere una donna ma era un altro uomo”.
Il significato di Get Back dei Beatles, però, è da ricercarsi anche nelle scelte tecniche dei Fab Four per l’album Let It Be. Per le incisioni avevano deciso di registrare tutto in presa diretta, dunque senza sovraincisioni, per tornare (get back) alle radici del rock’n’roll.
Una canzone contro Yoko Ono?
Pensare che Get Back dei Beatles fosse un brano contro Yoko Ono è difficile, dato che il testo fu scritto a 4 mani, come di consueto, da John Lennon e Paul McCartney. Lennon, tuttavia, lo sostenne con convinzione durante una delle sue ultime interviste. Ai microfoni di David Sheff di Playboy, nel 1980, la voce di Imagine disse: “Penso che in Get Back ci sia un sottile riferimento a Yoko”.
Sheff gli chiese di essere più chiaro e John Lennon continuò: “Sai, quando cantava ‘Get back to where you once belonged‘ (letteralmente: ‘Tornatene da dove sei venuta‘, ndr) guardava sempre Yoko”. Sheff gli chiese se stesse scherzando e Lennon rispose: “Probabilmente (Paul) penserà che io sia un paranoico”.
In un’intervista successiva Paul McCartney negò che quel verso fosse rivolto a Yoko Ono. “No, affatto. Era un periodo molto difficile, eravamo tutti paranoici“.
Che il ritornello di Get Back dei Beatles fosse una frecciatina contro Yoko Ono, secondo Paul, era solo un pensiero maturato in John in tempi in cui tutte le affinità tra i Fab Four stavano scomparendo.