La morte di John Lennon inizia con un richiamo, l’ultimo, all’ingresso del Dakota Building di New York. Sono le 22:52. Nella penombra, parzialmente riparato dalla luce dei lampioni, c’è un uomo in attesa. Di fronte a lui José Perdomo, il custode del Dakota Building, nota quei nuvoloni di vapore uscire dalla bocca dello strano visitatore, anche se la circostanza non è tanto strana. In quell’edificio abitano John Lennon e sua moglie Yoko Ono, e non è così fuori dal consueto vedere qualcuno stazionare accanto al portone di ingresso per strappare una foto ricordo o un autografo all’ex Beatles.
Del resto quell’individuo è lì dal pomeriggio: alle 17:40 John e Yoko sono usciti per farsi accompagnare ai Record Plant Studios a bordo di una limousine. In quel momento un gruppo di fan ha accolto la coppia, e tra questi c’era proprio quel tizio con gli occhiali scuri e lo sguardo assente. Si è avvicinato a Lennon con una copia di Double Fantasy, John gliel’ha autografata e addirittura ha avuto la premura di chiedergli: “Ti serve altro? No? Sicuro?”.
Ora quegli occhiali scuri riflettono parzialmente la luce dei lampioni, al lato del portone d’ingresso. L’uomo ha con sé una copia de Il Giovane Holden di J.D.Salinger e attende. Arriviamo alle 22:52. John e Yoko arrivano al portone d’ingresso, e Lennon probabilmente riconosce quel tizio. I due si scambiano un’occhiata fugace, poi la coppia infila l’ingresso lasciandosi il visitatore alle spalle.
“Signor Lennon?”. In questo punto della storia ci fermiamo. Tutto si muove a rallentatore. C’è l’ex Beatles che si volta lentamente, ci sono un paio di ginocchia che si flettono per fermare il corpo e non sbagliare mira. La posizione del tiratore, la chiamano. “Signor Lennon?”. Poi cinque esplosioni. Lennon si trascina fino ai gradini della guardiola: “Mi hanno sparato”, riesce a dire. Mark David Chapman, il suo assassino, apre il libro di Salinger e comincia a leggere. John Lennon è stato colpito all’arteria succlavia. Alle 23:15 viene dichiarato morto al St. Luke’s-Roosevelt Hospital Center per ipovolemia. Ha perso troppo sangue.
Nel frattempo Mark David Chapman viene disarmato da José Perdomo e si siede sul marciapiede per attendere l’arrivo della polizia. Perdomo gli chiede: “Ti rendi conto di quello che hai fatto?”. “Sì – risponde Chapman – ho sparato a John Lennon”.