Oscar 2020, Renée Zellweger e Joaquin Phoenix vincono come migliori attori

Pronostico rispettato, trionfano i due interpreti più attesi. Phoenix con il disturbante Joker, la Zellweger per una mimetica Judy Garland

Oscar 2020

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Per i migliori attori protagonisti gli Oscar 2020 hanno offerto l’esito più atteso e previsto. Ad alzare la statuetta sono stati per la categoria maschile Joaquin Phoenix per l’irripetibile creazione della disturbante maschera di Joker. Come attrice invece è stata premiata Renée Zellweger per la sua mimetica Judy Garland, completando un autentico en plein, visto che dopo Golden Globe, Sag Award, Critics’ Choice Award aveva anche agguantato, giusto ieri, l’Independent Spirit Award.

Per Renée Zellweger si tratta del secondo Oscar della carriera. Ne aveva infatti ottenuto uno nel 2004, come non protagonista, per Ritorno a Cold Mountain, in quella che era stata la sua ultima nomination fino a oggi. A vuoto erano andate altre due candidature protagonista: nel 2002 per il ruolo iconico cui resterà per sempre legata, l’imbranata e romantica Bridget Jones e, l’anno successivo, per Chicago, in cui si misurava con il canto e il ballo. Che sono stati elementi essenziali per indossare i panni di una leggenda del musical hollywoodiano come Judy Garland.

Questa interpretazione è giunta dopo sei anni di lontananza dalle scene, tra il 2010 e 2016 – «Ero annoiata, ero stanca e non avevo più lo stesso entusiasmo di prima, quindi era giunto il momento di smettere e prendersi una pausa», così aveva spiegato l’attrice – e costituisce, nella piena maturità dei cinquant’anni, il suo vero ritorno in grande stile.

Come film, Judy è tutt’altro che indimenticabile, ma la Zellweger disegna il personaggio nella sua fragilità umana e insieme grandezza artistica, propria di quel talento fuori del comune che fu la Garland. Nell’accettare il premio dalle mani di Rami Malek, l’attrice ha voluto prima di tutto dedicarlo “ai miei genitori, che sono arrivati da immigrati negli Stati Uniti senza nulla che non fosse il grande sogno americano“. Poi il pensiero è andato “a quegli eroi che ci uniscono e ci ispirano a fare il meglio, persone che ci uniscono e ci fanno pensare che è sempre possibile trovare un accordo“. Soprattutto Judy Garland, la vera ispiratrice di tutto questo: “Lei non ha ha avuto l’onore di ricevere questo premio quando era in vita. Mi piace pensare che questo sia un prolungamento del suo lavoro. La sua eredità è grande e parla di inclusione. Qualcosa che va al di là di un semplice successo artistico. Perciò grazie signora Garland“.

Poi è stata la volta di Joaquin Phoenix. La sua storia con gli Oscar è stata tribolata. Questa è infatti la prima statuetta della carriera, dopo tre nomination a vuoto: non protagonista per Il Gladiatore, protagonista per il Johnny Cash di Quando L’Amore Brucia L’Anima e per The Master. In più ci sono ruoli straordinari cui fu negata inspiegabilmente una candidatura, su tutti Her. Questo degli Oscar 2020 suona quindi anche come un risarcimento per un attore di enorme talento, e di carattere certo non semplice né accomodante.

Il premio agli Oscar 2020 giunge per l’interpretazione e il film che più di tutti hanno incendiato il dibattito nel 2019. Joker trascende il genere del cinecomic, guarda all’immaginario della New Hollywood degli anni Settanta per creare una Gotham City sporca e realista, che parla delle tensioni di oggi. Come un novello Travis Bickle (il personaggio di Taxi Driver interpretato da Robert De Niro), Joaquin Phoenix, sintetizza la frustrazione psicopatologica degli abitanti metropolitani risucchiati nel vuoto del loro anonimato, regalando al suo ruolo una impressionante adesione fisica ed emotiva.

Era atteso il suo discorso di ringraziamento, soprattutto dopo quello ai Bafta, in cui senza mezze misure aveva sottolineato la sistematica discriminazione cui sono sottoposte le persone di colore nell’industria del cinema. “Sono pieno di gratitudine, non mi sento superiore agli altri candidati o ad altre persone in questa sala, perché tutti condividiamo l’amore per il cinema. Il dono più grande è utilizzare la nostra voce per chi non ce l’ha. È arrivato il momento di diventare portavoce di altre cause. Che si parli di discriminazione di genere, di razzismo, dei diritti LGBTQ, dei nativi o degli animali, si tratta sempre della lotta contro l’ingiustizia, contro la credenza che una nazione, un popolo, una razza, un genere o una specie abbiano il diritto di dominare, controllare e sfruttare impunemente gli altri”.

Ringraziando tutti quelli che gli hanno dato una seconda possibilità, lui che, dice, ha avuto comportamenti terribili e crudeli nella sua vita, invita tutti gli altri a fare lo stesso. “Noi mostriamo il meglio di noi stessi quando ci supportiamo, non quando ci cancelliamo reciprocamente in nome degli errori passati”. E chiude con un omaggio commosso quasi fino alle lacrime al fratello River Phoenix, grande attore scomparso tragicamente, a soli 23 anni: “Quando aveva 17 anni, scrisse questi versi: ‘Corri a salvare qualcuno con amore e otterrai anche la pace’”.