Massimo Antonelli: la favola del Tam Tam Basketball al Tedx Napoli 2019

All'evento dedicato alle "idee che meritano di essere diffuse", l'ex campione di pallacanestro Antonelli racconta la storia entusiasmante dell'associazione che ha portato lo sport tra i ragazzi figli di immigrati a Castel Volturno, nel difficile contesto della provincia di Caserta

Tam Tam Basketball

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C’è un cuore grande in questo mondo, bisogna trovare solo il modo per tirarlo fuori”. Massimo Antonelli, una vita dedicata alla pallacanestro prima da giocatore e poi da allenatore, ha voluto raccontare la storia dell’ultima sua sfida, che si chiama Tam Tam Basketball, in un talk che è stato uno dei momenti più emozionanti e d’ispirazione del TEDx Napoli 2019. L’ultima edizione partenopea dell’evento delle “idee che meritano di essere diffuse”, dedicata al tema Behind, si è svolta lo scorso 26 ottobre al Teatro Trianon Viviani, organizzato grazie al sostegno di Optima Italia, un’azienda profondamente legata al territorio, il Mezzogiorno, in cui è radicata la sua storia d’impresa. E perciò sempre pronta, in una chiave di responsabilità sociale, a sposare le inziative che raccontano il Sud in ottica propositiva, parlando di crescita, coesione, futuro.

È esattemente questa l’esperienza portata al TEDx Napoli 2019 da Massimo Antonelli, uno scudetto e una coppia Italia vinte da cestista con la Virtus Bologna, per anni pilastro del Napoli basket, nella terra in cui ha scelto di vivere. Un campione e un gentiluomo, che dopo aver conseguito anche una laurea in architettura – “che purtroppo non è servita a distogliermi dallo sport”, scherza – ha creato un innovativo metodo per insegnare i fondamentali del basket per mezzo della musica, il Music Basketball Method, esportato con successo in Nord Europa, Canada, Sud America.

Spinto poi da quella che gli americani chiamano “giving back philosophy”, il bisogno degli sportivi di successo di aiutare gli altri per restituire qualcosa di quello che è stato dato a loro, ha pensato, insieme al fratello Prospero e altri ex giocatori, Antonella Cecatto, Pietro D’Orazio, Guglielmo Ucciero, di fondare Tam Tam Basketball, un’associazione sportiva che si pone l’obiettivo di generare un impatto positivo sulla vita dei ragazzi e sullo sviluppo delle comunità immigrate con una particolare attenzione all’inclusione sociale.

“Right To Dunk”: il talk di Massimo Antonelli al TEDx Napoli 2019

Per questo ha scelto di operare in un contesto delicato, Castel Volturno, in provincia di Caserta. “Qui – dice Massimo – è insediata la più grande comunità, in percentuale, di africani in Europa, che rappresentano il 50% di tutta la popolazione. Dei loro figli nessuno faceva sport, perché i genitori non potevano permetterselo. Così abbiamo cominciato”.

Il progetto Tam Tam Basketball è nato poco più di tre anni fa, il 22 ottobre del 2016, mosso dal duplice obiettivo di sopperire a un vuoto sociale e offrire pari opportunità ai ragazzi. Una scommessa piena di insidie. “Per la prima volta dei ragazzini entravano timidamente su un campo da basket, in una palestra a Villaggio Coppola. Non avevano alcuna disciplina, sul campo c’era un caos tremendo. Non sapevo che fare. Chiamai in soccorso un’amica, Annamaria Meterangelis, docente di psicologia sportiva. Lei venne in palestra, osservò tutto in silenzio per un’ora e mezza, poi se ne andò senza dirmi nulla. Interdetto, le telefonai. Mi disse: ‘Massimo va bene così, stai regalando la gioia a questi ragazzi, di più non puoi fare’”.

Ma poteva bastare questo? No. “Sebbene mi fossi abituato ad accettare i loro ritardi, una volta che un ragazzo, Victor, arrivò un’ora e mezzo dopo, il professionista che è in me non riuscì a sopportarlo. Gli chiesi la ragione del ritardo. Mi rispose che per la presenza del controllore su due autobus consecutivi non aveva potuto prenderli ed era stato costretto ad attendere il terzo. Lì ho capito che il progetto da sportivo doveva diventare sociale”.

Garantire corsi gratuiti non bastava più. I ragazzi avevano bisogno di attrezzature, vestiario, scarpe, visite mediche. “Abbiamo iniziato con il primo tam tam, chiedendo aiuto. Ed è arrivato di tutto da tutte le parti d’Italia. Una magia. È arrivato talmente tanto materiale che non sapevamo come distribuirlo”. Il grande cuore.

La vita è fatta di sfide. E anche di paura. Nessuno lo sa meglio di un atleta professionista: “La paura, se incanalata bene, è un strumento preziosissimo per migliorare la prestazione sportiva” dice Massimo. E lo stesso vale nella vita di tutti i giorni. “Un giorno la preside della scuola mi disse che non potevamo più utilizzare la palestra per gli allenamenti a causa dell’inizio delle attività didattiche pomeridiane. Che fare? A Castel Volturno non ci sono spazi. Qualcuno mi parlò di un campetto all’aperto, in riva al mare. Andai a vederlo: uno spazio abbandonato, l’asfalto rovinato, erba dappertutto, senza canestri”.

Massimo Antonelli mentre allena i ragazzi. Foto dal sito dell’associazione Tam Tam Basketball

Non c’era tempo per abbattersi. E la paura ha aiutato a essere ancora più reattivi. “In due giorni l’abbiamo reso agibile. Mi domandavo: siamo in pieno marzo, su un campo all’aperto e al freddo, possibile che i ragazzi continuino a venire?”. Vennero. E fu il momento in cui accadde un piccolo miracolo: “Un giorno comincia a piovere, davvero forte. Io vado a ripararmi sotto una tettoia. Loro no: nessuno si lamentava, tutti continuavano a giocare. Lì ho capito che era avvenuto il passaggio di testimone, la mia passione era diventata la loro”.

A settembre di due anni fa l’iscrizione della squadra al campionato under 14 della Federazione Italiana Pallacanestro. Ma il regolamento dice che non possono esserci più di due stranieri per squadra. E i ragazzi del Tam Tam Basketball, sebbene siano nati in Italia, sono figli di stranieri, quindi stranieri a loro volta. Perciò non potevano giocare. Possibile che la scuola includa e lo sport no? si chiede Massimo. “Ve la sentireste voi di bloccare dei ragazzi che si divertono così? Come fai a spegnere quell’entusiasmo?“. Parte un altro tam tam. Un giornalista de Il Mattino raccoglie la notizia, esce un articolo. E scoppia il finimondo: arrivano tutti i media, e tam tam Basketball finisce dodici volte al telegiornale.

Non abbiamo avuto paura e gli altri ci hanno aiutato”: è questa la morale. Le immagini dei ragazzi, la loro capacità di continuare a sorridere ed entusiasmarsi nonostante tutto hanno colpito le coscienze di chi governa lo sport. “Ci hanno permesso di giocare in deroga al regolamento. E successivamente il governo italiano ha inserito nella legge di bilancio una norma che recita suppergiù così: ‘Qualsiasi cittadino straniero minorenne che vive sul suolo italiano da almeno un anno e ne frequenta le scuole, nello sport deve essere considerato come gli italiani’. Questa norma studiata per noi adesso permette a 800mila minorenni stranieri che vivono in Italia di fare sport”.

E la norma si chiama Salva Tam Tam Basket. Una mattina poi giunge la telefonata di un magistrato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere. “Temevo che qualcuno dei ragazzi si fosse messo nei guai. Invece una voce mi dice: ‘Sono il coach della squadra nazionale magistrati, vorremmo fare una partita contro di voi, per dare un grande segnale di legalità in una zona martoriata dalla camorra”. Secondo voi chi ha vinto? “Gli arbitri non hanno fischiato neanche un fallo ai magistrati – scherza Massimo – I miei ragazzi ci hanno provato, poi hanno capito che era meglio tenerseli buoni”.

La partita con la rappresentativa dei Magistrati e Giuristi. Foto dal sito dell’associazione Tam Tam Basketball

Sono stati tre anni di enormi sacrifici, coronati da risultati insperati. La conclusione del talk di Massimo Antonelli al TEDx Napoli 2019 guarda al futuro: “Adesso ho tre desideri. Che nel mondo non ci siano mai più barriere che impediscano ai ragazzi: di giocare. Che si costruisca un villaggio sportivo: ogni giorno arrivano ragazzi che non posso accogliere perché non abbiamo spazi e strutture sufficienti. Ci toccherà fare un altro tam tam”. E poi l’ultimo sogno: “Vorrei che qualcuno dei nostri ragazzi avesse successo e che poi tornasse a Castel Volturno per dirmi: ‘Si rilassi coach, adesso ci penso io a Tam Tam Basketball’”.