Vincent, un nome non a caso. Come Van Gogh, artista ritenuto da molti autistico o come la canzone cantata da Santamaria e dalla Golino, ma soprattutto da Don Mclean. Vincent è un ragazzo di 17 anni, figlio di Elena, adottato da Mario e con un papà di nome Willi, come ripeterà più volte nel film. Nel film Tutto Il Mio Folle Amore, Gabriele Salvadores riesce a non banalizzare l’autismo e a girare un bel roadmovie che ha per protagonista un giovane ragazzo autistico di nome Vincent interpretato da Giulio Pranno.
Gabriele Salvadores non cerca la lacrima facile in questo roadmovie pieno di colori. Il film prende vita grazie al libro edito da Marcos Y Marcos “Se ti abbraccio non aver paura”. E’ il racconto di Franco e di suo figlio Andrea, un ragazzo autistico, in viaggio per gli Stati Uniti d’America in moto per oltre tre mesi. Un’esperienza unica, un modo per raccontare un rapporto e superare molti luoghi comuni sulle persone con disturbi del neurosviluppo.
Dal libro, Salvadores sembra aver preso poche cose, ma fondamentali. Come l’idea del film on the road e ovviamente la scena della motocicletta. La comunicazione di Vincent, inoltre, è chiarissima e profonda nella scrittura, irrefrenabile per il resto e per chi non ha la pazienza di conoscerlo.
Willi (Claudio Santamaria) è un cantante disgraziato. Con la bottiglia sempre vuota gira di festa in festa senza mai ottenere il vero successo e sa di aver avuto un figlio da Elena e di esser scappato dalle sue responsabilità. Willi passa le giornate dividendole in fasi: fase uno, fase due, fase tre e così via.
Un giorno decide che l’ultima fase, dopo diciassette anni, è passare da Elena (Valeria Golino) per conoscere il figlio. Lei nel frattempo si è sposata con Mario (Diego Abatantuono) editor benestante, innamorato di lei e di suo figlio Vincent.
Willi non verrà ovviamente accolto a braccia aperte, ma riuscirà ugualmente a conoscere Vincent. Quella stessa sera il ragazzo si nasconderà nella macchina del padre e da lì in poi comincia il film e un viaggio ambientato tra Italia, Croazia e Slovenia. La fotografia è affidata ad Italo Petriccione e coglie nel segno. Le feste in piscina, l’autostop e soprattutto il matrimonio zingaro sono dense di suggestioni e di poesia.
Il viaggio di Willi e Vincent funziona. Una notte, guarda il figlio dormire calmo e racconta ad Elena di non aver finalmente paura di niente. Lui è “Il Modugno della Dalmazia” come dice nel film e in effetti la somiglianza e il ritmo non mancano all’attore romano in questa pellicola. Sono molto credibili nella parte anche Abatantuono e Valeria Golino che cerca di far sentire sullo schermo tutta l’ansia e la fatica nel crescere e nell’aver cura di Vincent.
L’aver cura e la voglia di conoscere sono infatti gli altri due protagonisti occulti del film di Salvadores. il regista di Nirvana e Io Non Ho Paura riesce finalmente racconta una bella storia.
Tutto Il Mio Folle Amore è una strofa della canzone “Cosa sono le nuvole” di Domenico Modugno e quest’ultimo il titolo di uno dei sei episodi di Capriccio all’italiana di Pasolini. Ora è anche il film di Gabriele Salvadores che lascia al pubblico in sala il sapore del buon cinema italiano.