Che Fine Ha Fatto Baby Jane?, Bette Davis e Joan Crawford sul “viale del tramonto”

Il celebre film di Robert Aldrich ha riscritto le regole dell'horror gotico. Un'opera che è anche una cupa riflessione su Hollywood e il mito del successo. Magnetiche le due dive protagoniste

Che fine ha fatto Baby Jane?

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Se c’è un film a cui fa pensare Che Fine Ha Fatto Baby Jane? (1962), che Iris trasmette stasera alle 21, è Viale Del Tramonto (1950) di Billy Wilder. Le due storie condividono la stessa aria da thriller gotico, dominate da un’aria di disfacimento umano e morale, con al centro delle protagoniste che sono delle ex stelle del mondo dello spettacolo, incapaci di reggere al passare del tempo e allo splendore ormai lontano. Wilder scelse la una volta diva del muto Gloria Swanson per la parte di Norma Desmond, in quello che si profilava come un attacco frontale alla fabbrica dei sogni hollywoodiana e al mito del successo.

Pur con un tocco meno raffinato e più tendente all’effettaccio grandguignol, il regista Robert Aldrich non si comporta in modo molto diverso. Partendo dal romanzo omonimo di Henry Farrell recupera due grandissime dive della Hollywood classica, Bette Davis e Joan Crawford, per mettere in scena un racconto tortuoso di odio reciproco in cui risuona qualcosa della rivalità che realmente divise le due attrici al tempo del loro massimo splendore. Talmente leggendaria la faida tra le due da essere immortalata in un libro, Bette and Joan: The Divine Feud e poi nella prima stagione della serie tv Feud, dedicata alla Davis e alla Crawford e in particolare alla lavorazione di Che Fine Ha Fatto Baby Jane?

Il film ha il sapore terminale d’una pietra tombale posta sul vecchio cinema hollywoodiano. Nel prologo ambientato nel 1917 Aldrich mostra la bambina prodigio Jane (da adulta la Davis), palesemente esemplata su Shirley Temple, che si esibisce in uno spettacolo di vaudeville nella lacrimevole versione d’una canzonetta. Il successo è travolgente, ma la ragazzina, riprodotta in centinaia di somigliantissime bambole che vanno a ruba, è una piccola arpia, capricciosa ed egoista, cattiva soprattutto con la mite sorella Blanche. Caso vuole, però, che negli anni Trenta la stella di Jane si sia eclissata e sia invece Blanche a essere diventata una diva del cinema.

Bette Davis/Jane con la bambola che le ricorda i suoi trascorsi di diva bambina

Passati repentinamente al giorno d’oggi, si vede uno spezzone di un autentico successo d’epoca della Crawford degli anni Trenta, Tormento. Sintomatico però che il film non venga proiettato in una sala cinematografica, ma su un angusto schermo televisivo. Blanche/Crawford non può nemmeno, come faceva Norma Desmond, nascondersi dietro la celebre battuta di Viale Del Tramonto“Io sono ancora grande, è il cinema che è diventato piccolo” – perché il passare degli anni l’ha effettivamente sconfitta, come mostra un improvviso e doloroso controcampo che passa dalla sfavillante giovanissima star di Tormento al volto invecchiato di una Blanche/Crawford in disarmo e in sedia a rotelle.

Che Fine Ha Fatto Baby Jane? (Special Edition) (2 Dvd)
  • Bette Davis, Victor Buono, Joan Crawford (Actors)
  • Robert Aldrich (Director)

Questo è solo l’inizio di Che Fine Ha Fatto Baby Jane?, in cui Jane/Davis, che si sente probabilmente ancora in colpa per il misterioso incidente che molti anni prima ha troncato la carriera di Blanche, è diventata la governante, meglio sarebbe dire l’aguzzina, della sorella, che sottopone in un crescendo orrifico a sevizie di ogni tipo, che comprendono la preparazione di pietanze di dubbio gusto a base di uccellini e persino topi (anche la presenza degli animali rimanda a Viale Del Tramonto, in cui viene organizzato il grottesco funerale d’una scimmia).

La Crawford assume il ruolo del personaggio passivo e, tutto sommato, psicologicamente stabile, per quanto profondamente infelice. È Bette Davis a rubarle la scena, addobbata con un mascherone da bambola centenaria – pensare che l’attrice aveva solo 54 anni all’epoca –, ostaggio delle sue fantasie, al punto che cerca pure di assoldare un pianista per rispolverare i suoi antichi numeri. La Davis indulge in un personaggio borderline e molto oltre, un carattere instabile sempre sul punto di sprofondare nel suo infantilismo – e nella tortuosità psicologica del suo disturbo della personalità è evidente l’influsso di un film di enorme successo di quegli anni, ovviamente Psycho di Alfred Hitchcock. Talmente iconico il ruolo di Jane da rilanciare la carriera di Bette Davis in una serie di pellicole, da Piano… Piano, Dolce Carlotta a Nanny, La Governante, che erano tutte variazioni sul tema dell’anziana donna instabile e letale.

Robert Aldrich punta apertamente sulla sgradevolezza. Persino il personaggio del pianista, interpretato da Victor Buono, è un imbelle bambinone che intrattiene con la madre un rapporto di dipendenza non meno inquietante di quello di Jane e Blanche. E tutto il film si muove su di un equilibrio sottile, faticando a restare nei confini del grottesco senza finire apertamente nel ridicolo. Non sorprende perciò che una storia talmente tipizzata e sopra le righe prestasse il fianco a riletture parodiche. Che arrivarono puntualmente un paio d’anni dopo con Che Fine Ha Fatto Totò Baby, farsa scatenata in cui Totò, dopo aver pasteggiato con un’insalata di marijuana (!) perde il lume della ragione, sevizia il fratello Pietro De Vico e usa cadaveri come applique per surreali portalampade umani. Un film irresistibile che, col tempo, finiamo persino per preferire all’originale.