Dopo l’ascolto di Machete Mixtape 4, chi è cresciuto tra jeans strappati, spille da balia e “A” anarchiche disegnate sul diario di scuola potrebbe ritrovare quel curioso assortimento di energie che era proprio della serie di raccolte pubblicate sotto il nome Punk Territory, playlist che mettevano insieme i nomi più sconosciuti della scena punk underground degli ambienti più influenti d’Europa e del mondo.
Salmo, del resto, conosce molto bene l’underground e per questo nel 2010 ha fondato la Machete Empire Records insieme a Slait e Hell Raton, un’etichetta indipendente che oggi, giunta al quarto capitolo del mixtape, si presenta come un manifesto della libertà stilistica ed espressiva. Negli anni l’etichetta ha accolto Nitro, Jack The Smoker, Dani Faiv e Lazza e si è imposta come una grande realtà discografica del rap italiano che si tiene ancora un po’ lontano dai glitter della scena hip hop mainstream e della trap adolescenziale: entrambi i generi – insieme ad altri ben percepibili – sono presenti all’interno della raccolta, ma sono filtrati con la ruvidità della schiettezza, della provocazione e del flow al testosterone.
L’idea è quella di una grande rassegna, una vetrina di rime e personaggi tra i quali troviamo giovani, guru, emergenti e ospiti eccellenti, tutti insieme per incendiare l’estate con un concentrato che mostra il dito medio alla coerenza. Machete Mixtape 4 è una playlist, un sincretismo tra più stili che nelle 18 tracce trovano uno spazio comune ma anche individuale, tutti impegnati a esporre la propria espressività pungente o la propria spigolosa emozione.
Gli ospiti eccellenti, dicevamo, sono Fabri Fibra, Marracash, Ghali, Tedua, Gemitaiz, Massimo Pericolo, Izi, Shiva, Tha Supreme e Beba, ma i tanti nomi legati al progetto si moltiplicano anche tra i produttori: Low Kidd, Dade, Strage, Crookers X Nic Sarno, Kanesh, Mace, Sick Luke e Young Miles.
Salmo ci dà il benvenuto insieme a Lazza con Bud Spencer, una traccia prodotta da Dade e Low Kidd che si compone con voci saturate, chitarre distorte e un beat che colpisce come i pugni del compianto Carlo Pedersoli. Un’intro violenta e dritta al punto, dunque, ci prepara al beat frenetico di Gang! dove ritroviamo Salmo insieme a Hell Raton con la produzione di Strage, la firma che compare anche in Yoshi interpretata da Fabri Fibra, Dani Faiv e Tha Supreme. Se Gang! è l’autoironia sull’attitudine di vivere un proprio equilibrio disordinato, Yoshi è l’atmosfera urban anestetizzata dall’autotune, una finta melodia che racconta l’Italia come un Paese difettoso dove la polizia difende la bellezza ma anche pieno di bugiardi e di regresso.
Trance, basso moog e cassa continua sono la caffeina di Ho Paura Di Uscire 2 con Salmo e Lazza e la produzione di Mace, un elenco di dissing nel contesto di una serata alcolica, durante la quale il rapper sardo non si dimentica di scagliarsi contro la rivista di gossip che aveva messo a disposizione il suo poster da staccare: “Ca**o metti la mia faccia su Di Più TV? Finisci a pezzi in una sacca su una BMW”. Marylean, con Nitro e Marracash e la produzione di Low Kidd, vede un Salmo rappare l’amore per la sua Marilyn bella e triste alla quale chiede di non mettersi con lui con una reinterpretazione della Serenata Rap di Jovanotti: “Non metterti con me, sono un figlio di pu**ana”, il tutto su una base dolce e ipnotica.
Io Può, prodotta da Low Kidd, vede Salmo costruire il groove e le dinamiche nel ritornello: “C’è chi può e chi non può, e io può, eh” mentre duetta con Jack The Smoker e Beba, unica presenza femminile del Machete Mixtape 4 che lancia il suo dissing nella parte finale del brano: “‘Ste rapper le cresimo, si sentono forti, lascia che lo credano, meglio se fate le influencer con le foto al sedano, che se salgono sul palco la gente la sedano”. I tre rapper poggiano il flow su una base inquieta che ci prepara all’oscurità di Star Wars, prodotta da Young Miles e Crookers x Nic Sarno con Massimo Pericolo che rompe i pregiudizi sul rap insieme a Fabri Fibra: “Fibra è il motivo se rappo, mica il motivo se spaccio”, ma nella produzione di Low Kidd di No Way troviamo la seconda ballata rap del disco. Tha Supreme, Tedua e Nitro cantano l’horror vacui filtrato con l’umore grigio perla che è il denominatore comune del mixtape: “Frasi fatte, giornate storte oscurano il mio name, oggi non lo so, a volte lo so che non sai più chi sei”.
Sugar, con Salmo e Lazza e sotto la produzione di Low Kidd, riaccende gli animi dopo l’intimismo di No Way e parte con un riferimento a Greta Thunberg e dunque al problema della plastica: “Vengo dall’isola di plastica, vedo balene ancora vive in spiaggia, hanno le scarpe da ginnastica” per poi passare alla replica rivolta agli elettori di Matteo Salvini: “Non sono comunista, sono di passaggio“. Il concentrato di nervosismo e insofferenza del testo, in sostanza, si riduce al titolo (“zucchero”) invocato come soluzione all’amarezza della vita.
Tha Supreme ritorna in Doppiogang e lo si riconosce dal falsetto inserito nel flow come accadeva in No Way. Il pezzo è una sorta di interludio prodotto dallo stesso Tha Supreme che qui propone un manifesto di se stesso: “Faccio come mi pare, mi comporto come i matti. Mi vorresti senza i miei sca**i ma a volte sto preso male” e il messaggio viene ripreso in FQCMP (Faccio Quello Che Mi Pare). Con la produzione di Low Kidd, FQCMP vede Salmo, Nitro e Dani Faiv, il brano si espone per l’argomento delle droghe leggere su una base r’n’b e non perde l’occasione per attaccare la politica italiana: “Ormai l’erba è legale pure in Paraguay, qui in Italia porta solo me**a, pare e guai”. Salmo, confermando il suo ruolo di padrone di casa e di apripista, produce Walter Walzer dove Dani Faiv e Shiva scherzano con la trap: “Carico un Uzi, uccido trapper e pure le groupie”.
Ken Shiro è la seconda bomba ad orologeria dopo Bud Spencer, con una cassa detonante come un colpo di cannone che bombarda l’interludio interpretato interamente da Nitro e prodotto da Tha Supreme. Segue un secondo interludio (il terzo del disco), Freestyle, con Jack The Smoker e Nitro prodotti da Strage, un libero flow in libera traccia low-fi che mette in gioco le abilità dei due rapper prima di Orange Gulf. Jack The Smoker, Dani Faiv e Salmo rappano su una base old school che ricorda gli anni ’90 dei Sangue Misto seguita da Goku. Ghali si lancia nell’autocelebrazione durante la quale si vanta di distinguere i “fra’” dagli “infami” e di estinguere rapper come il mutuo mentre li inserisce nel suo Death Note.
In Machete Bo$$ troviamo Dani Faiv, Jack The Smoker e Nitro sminuiscono il protagonismo social degli utenti che mostrano continuamente i loro successi nei post: “Hai preso il volo ma hai perso la cloche, BMW, Lambo e Porsche, pagati dal papi sennò giri in Ford” e la produzione di Kanesh si configura in un r’n’b inquieto e frenetico. Mammastomale è la terza bomba ad orologeria del Machete Mixtape 4, un martello techno che chiude il disco con un Gemitaiz scatenato al quale si aggiunge Izi nella seconda strofa, capace di rimare velocemente senza perdere il fiato. I tre rapper si uniscono in coro nel ritornello, una ripetizione ossessiva del titolo che fa strage quando viene eseguita sul palco.
Si potrebbe parlare di clan, ma verrebbe facile l’associazione con Adriano Celentano – che comunque tentò un embrione del rap con Prisenconlinensinainciusol – e non tutti, forse, gradirebbero. Il molleggiato, poggiato con una certa fierezza al parapetto di una scenografia, guardò sornione la telecamera e disse: “Questo, questo è il clan”. Salmo presenta il nuovo disco della sua crew come “il più fresco dell’estate”, e probabilmente non sbaglia. Machete Mixtape 4 è uscito il 5 luglio, nel pieno corso della stagione estiva che oggi si rivela così inaspettata nelle sue sorprese rap, visto che insieme all’attesissimo nuovo capitolo della crew Machete troviamo anche l’EP Gelida Estate di Guè Pequeno.
Nel caso di Salmo e soci, però, c’è di più: 18 tracce nuove, forti e perfezionate in ogni vocabolo funzionano come un ritrovo di vecchi amici che raccontano la loro versione dell’esistenza e dei rapporti umani, che accolgono i giovani e gli esordienti e danno loro una spinta per penetrare con forza le orecchie degli ascoltatori, anche quando questi – come il sottoscritto – sono cresciuti a pane carasau, darkwave e rock alternativo.