Pro e contro del successo di Chernobyl, come una serie tv popolare può influenzare la realtà

Quando riesce a toccare le corde giuste, la televisione può diventare un mezzo potentissimo

Jared Harris in Chernobyl

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La miniserie Sky-HBO Chernobyl, conclusasi l’8 luglio con il quinto episodio, dà una straordinaria testimonianza della potenza del mezzo televisivo. A differenza della tragedia alla quale si ispira, la serie è infatti riuscita a suscitare reazioni di forte impatto e influenzare atteggiamenti e tendenze.

Due esempi in particolare ci aiutano a percepire il potenziale di un successo televisivo così clamoroso. Uno arriva dall’India, Paese in cui ha avuto luogo un terrificante disastro industriale. Il 2 dicembre 1984 un incidente nello stabilimento dell’azienda statunitense di pesticidi Union Carbide ha causato la fuoriuscita di almeno 30 tonnellate di gas altamente tossici. Secondo le stime vi sono state esposte circa 600.000 persone, 15.000 delle quali sono morte negli anni successivi.

A quattro giorni di distanza l’amministratore delegato della Union Carbide, Warren Anderson, è stato accusato di omicidio colposo e arrestato. Dopo soli quattro giorni, però, ha pagato la cauzione e lasciato il Paese per sempre, riuscendo a eludere il processo fino alla morte, avvenuta nel 2014.

Il successo di Chernobyl ha riacceso l’indignazione popolare per la vicenda e reso evidente la triste coincidenza fra due disastri causati dalla negligenza e dall’incompetenza degli apparati statali. Creativi e appassionati di tv si sono poi convinti che questo sia il momento ideale per traslare la vicenda sul piccolo schermo, così da sensabilizzare gli spettatori di tutto il mondo. Si è già tentato di farlo nel 2014 con Bhopal: A Prayer for Rain, ma questo docufilm con Martin Sheen non è mai stato considerato all’altezza dalla critica.

Craig Mazin, creatore di Chernobyl, è stato interpellato più volte dai fan indiani perché realizzasse lui stesso una serie televisiva sulla tragedia di Bhopal. La reazione del pubblico indiano è stata incredibile e molti utenti mi hanno inviato dei tweet in cui mi chiedevano di raccontare l’incredibile storia di Bhopal, ha spiegato. Ma credo sia giusto che lo faccia qualcun altro, perché non voglio che le persone pensino che io stia provando ad approfittare del successo di Chernobyl.

Il secondo esempio si ricollega all’onestà intellettuale dello stesso Mazin. Come sappiamo il successo della serie ha messo in moto un meccanismo che nel giro di poche settimane si è trasformato in turismo dell’orrore. I social sono stati invasi da migliaia di fotografie inappropriate scattate nella zona di esclusione di Chernobyl, al punto che Mazin è stato costretto a intervenire su Twitter.

È fantastico che Chernobyl abbia ispirato un’ondata di turismo verso la zona di esclusione, ha scritto, ma ho visto le foto che circolano. Per favore, ricordate che in quel luogo si è verificata una tragedia terribile. Mostrate rispetto verso coloro che hanno sofferto e si sono sacrificati.

https://twitter.com/clmazin/status/1138576162781683712

In effetti il turismo nella città di Pripyat, in Ungheria, è cresciuto del 30-40% dalla messa in onda della miniserie. Peccato però che un certo numero di influencer abbia subito colto l’occasione per scattare selfie e promuovere prodotti e brand di vario genere.

Insomma, entrambi gli esempi rendono bene l’idea di come la televisione possa innescare riflessioni a tutto campo e influenzare mode e comportamenti. Ogni storia riflette il punto di vista di chi la racconta, e non è sempre detto che ciò corrisponda totalmente al vero, ma può considerarsi in ogni caso un buon punto di partenza. In un periodo storico in cui la verifica e l’approfondimento delle notizie diventano pratiche sempre più rare, la capacità di Chernobyl di suscitare curiosità e interesse è ancora più apprezzabile.