Stana Katic sulla differenza tra Castle e Absentia: “Storia migliore con 10 episodi a stagione”

Stana Katic da Castle ad Absentia e l'importanza di realizzare stagioni più corte per rendere la storia migliore: ecco le sue dichiarazioni.


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Meno episodi, ma una storia più compatta: questo secondo Stana Katic è il modello migliore per costruire una serie TV. L’attrice è tornata a vestire i panni di Emily Byrne nella seconda stagione di Absentia, thriller psicologico pubblicato a livello internazionale su Amazon Prime Video.

Se il primo capitolo chiedeva agli spettatori “quanto possono fidarsi di Emily?”, il secondo atto diventa più personale, e la domanda è rivolta alla protagonista: “Emily può fidarsi di se stessa?” Il viaggio della tormentata eroina di Stana Katic è più intimo in Absentia 2, che non sola esplora a fondo il suo passato, ma lascia spazio anche ai personaggi secondari.

A Digital Spy, l’attrice canadese ha dichiarato:

“È stato fantastico perché avevamo una prospettiva completamente nuova sulla direzione da intraprendere. Voleva dare l’opportunità non solo di raccontare la storia della nostra protagonista, ma anche di scavare a fondo in quella di Jack (Neil Jackson), Alice (Cara Theobold), Nick (Patrick Heusinger)… e alcuni dei nuovi personaggi, come quello di Natasha Little [che interpreta l’Agente Speciale Julianne Gunnarsen] e di Matthew Le Nevez [Agente Speciale Cal Isaac].”

In precedenza Stana Katic ha recitato nella serie Castle, andata in onda per otto stagioni, con 22-24 episodi da girare ogni anno. La differenza sostanziale con il procedural sta in questo: il format di Absentia permette di raccontare una storia migliore senza doverla allungare, evitando così i cosiddetti episodi di riempimento, i “filler”:

Per Absentia giriamo dieci episodi, non 24. Significa che possiamo scavare un po’ più a fondo perché abbiamo un inizio, un intermezzo, e la fine della storia. Quasi come un film. C’era un altro tratto. Non riguardava solo il fatto di poter interpretare un antieroe, ma c’era anche il fatto che giravamo, in sostanza, ciò che può definirsi un film indipendente per il piccolo schermo. Questo era davvero eccitante.”

Al contrario, con Castle l’attrice era impegnata quasi tutto l’anno sul set, e spesso, con serie lunghe 22-24 episodi, molte sottotrame restano in sospeso:

“A volte, quando realizzi questi progetti per nove mesi all’anno, non riesci a programmare tutto in anticipo per creare un arco soddisfacente per i personaggi.”