Vasco Rossi non è solo il re degli stadi, l’artista n° 1 in Italia e sicuramente d’Europa, ma molto, molto di più. Le sue canzoni hanno una magia tale che creano un’identificazione tale che chi le ascolta le fa sue. Vasco diventa il poeta che scrive e interpreta quello che tu non riesci ad esprimere. Di conseguenza, i suoi concerti diventano una catarsi collettiva… Dopo aver scritto quest’ultima frase, sono andato a vedere sulla Treccani quale sia il significato di questa parola che mi è venuta d’istinto:
Catarsi s. f. [dal gr. κάϑαρσις «purificazione», der. di καϑαίρω «purificare»].
1. Nella religione greca, nella filosofia pitagorica e in quella platonica, indicava sia il rito magico della purificazione, inteso a mondare il corpo contaminato, sia la liberazione dell’anima dall’irrazionale. Secondo Aristotele, la purificazione dalle passioni, indotta negli spettatori dalla tragedia.
2. Nella storia dell’estetica, l’azione liberatrice della poesia che purifica dalle passioni; nell’estetica di B. Croce, il momento supremo dell’intuizione poetica. Con valore più ampio, il termine è anche usato col senso generico di purificazione, liberazione dalle passioni.
3. In psicanalisi, processo di totale o parziale liberazione da gravi e persistenti conflitti o da uno stato di ansia, ottenuto attraverso la completa rievocazione degli eventi responsabili, che vengono rivissuti, a livello cosciente, sia sul piano razionale sia su quello emotivo.
Sì, i concerti di Vasco sono una liberazione dalle ansie, una purificazione che ti permette di andare avanti, di sopportare ancora le negatività, di affrontare gli impedimenti, le delusioni e di godere maggiormente del bello che ti circonda.
I primi concerti di Vasco, negli anni ’80, li vivevo su un lato del palco. Avevo sempre una telecamera o una macchina fotografica e mi emozionavo godendo nel vedere un mio amico con ai piedi interi locali prima e palasport poi che cantavano insieme a lui.
In seguito ho preferito scendere e rimanere tra il palco e le transenne che a stento contenevano il suo pubblico. Fino a quando, invece di riprendere Vasco, mi sono sorpreso a puntare la telecamera sempre più su quei volti, trasfigurati dalle canzoni che li penetravano fin nell’inconscio. Ricordo addirittura che ripresi “Sally” per tutta la sua durata sul volto di una ragazza che la cantava piangendo. Lei era Sally, Vasco stava cantando la sua storia.
Sì, ci sono altri artisti che possono godere di un pubblico che canta le loro canzoni dall’inizio alla fine, ma qui è un’altra storia. Qui si alternano sentimenti fortissimi: rabbia, protesta, amore, gelosia, delusione, solitudine, abbandono, sesso, ribellione, morte, vita, silenzio, urlo, rassegnazione, rivendicazione, bugia e verità. Qui si punta il dito per accusare e ci si interroga sui propri errori.
Ecco la catarsi che genera un concerto di Vasco. Per questo a molti non ne basta uno all’anno. C’è chi si è visto tutti i 6 concerti a San Siro.
San Siro, martedì 11 giugno. Io c’ero. Ed è stato ancora una volta il più bel concerto di Vasco che ho visto, quello che mi sono goduto di più. Una musica potente, rock con sprazzi di elettronica. Lui pieno di energia, positivo e determinato. Il pubblico, sempre più bello. Tanto che per il 95% del tempo la mia telecamera dava le spalle al palco per documentare quelli che stavano in prima fila, perché ognuno di loro era Vasco Rossi.
Ho deciso di sintetizzare in un video di 5 minuti alcuni di quei volti che interpretano le canzoni di Vasco. Tra gli spettatori ci sono anche: l’attrice Luisa Ranieri, la presentatrice televisiva Victoria Cabello e Nicoletta Mantovani, moglie di Luciano Pavarotti.
Le canzoni di questo video sono nell’ordine:
“Qui si fa la storia”
“Buoni o cattivi”
“La verità”
“Cosa succede in città”
“Cosa vuoi da me”
“Vivere o niente”
“Gli spari sopra” (con un omaggio al Gallo)
“C’è chi dice no”
“Io no”
“Rewind”
“Vivere”
“Tango (della gelosia)”
“Senza parole”
“Sally”
P.S. Non ho inserito le Hit di Vasco, le uniche due che Sfera Ebbasta ha detto di conoscere. Quando è andato al concerto di Vasco, dopo le prime due canzoni si è ritirato in un ufficio dello stadio con i suoi discografici a smanettare col telefonino. Qualcuno gli ha chiesto perché non guardasse il concerto e lui ha risposto: “Aspetto le hit”. Alla domanda di quali fossero, lui ha detto che conosceva “Alba chiara” e “Vita spericolata”. Questo video è un anche un tutorial per Sfera perché per dichiararsi il nuovo Vasco o fare il giudice di X Factor forse è meglio che prima studi un po’.
Non male questo pippone, davvero. Nei momenti difficili credo che a Vasco servirà tipo viagra se se lo stampa di fianco al letto. Tutto molto esagerato secondo me, quello che si vede è puro fanatismo, patrimonio di umani da quando esistono i palchi. Zombie che si stracciano mutande, reggiseni e ondeggiano in delirio sotto i cantanti ce ne sono in tutti i paesi, è solo il risultato della grande debolezza umana. Vado a sentirmi meglio per un paio d’ore annullandomi in mezzo a migliaia di corpi, fuggendo da me stesso e dai miei problemi, questo è. Poi che in Italia sia rimasto solo il vecchio Vasco a fartelo fare in branchi ad alta densità, non è merito di Vasco ma un problema dell’Italia.
Inoltre ammiro questo nuovo sport di Red Ronnie, sparare parole a pene di cane e poi andare sul vocabolario a vedere cosa significano. Come lo si potrebbe chiamare? Sparacazzing?
Ma quali branchi, ma quali zombie….ma quale annullarsi….casomai è ritrovarsi…ma tu alcune cose non le potrai capire, mi spiace perché ti perdi i colori del mondo e tutte le sue meraviglie…ci sono sentimenti li in mezzo, se non hai colto neanche questo può darsi che tu soffra di un deficit di sentimenti…mi spiace per te anche di questo…riguardati…
Su una cosa hai ragione, siamo deboli, ma se guardi da un altro punto di vista ti rendi conto che manifestare i propri limiti senza pudore è un gesto di grande umiltà, umanità….evidentemente avrai carenze anche sotto quest’ultimo aspetto.
Sei incommentabile……
Stefano65 bravo, erano concetti che da 60 anni o poco più non si leggevano, woodstock dev’essere una sorta di viaggio all’inferno per te. Oggi, quando torni dal sermone della domenica, prova a usare le parole per trasmettere emozioni, se ne sei capace.
parole giuste ed ha colto il significato di Vasco per noi in quei visi , in quelle canzoni. per me è una vera e propria “catarsi” un concerto di Vasco va vissuto cantando, anzi urlando le sue canzoni. e poi mi piace molto il commento su Sfera, non ho niente contro di lui, ma “aspettare le hit”??? quali hit per me le canzoni di Vasco sono momenti di vita. grazie ancora per questo spaccato.