Infelice è dir poco: il paragone di Madonna tra il leak di Rebel Heart e uno stupro è una considerazione pessima e deplorevole.
Per quanto il furto e la diffusione non autorizzata di opere d’arte o d’ingegno sia certamente causa di enorme sofferenza per un artista che su quel materiale ha investito risorse, tempo e talento, la scelta delle parole e dei concetti da parte della Regina del Pop per parlare del caso Rebel Heart del 2014 è del tutto inadeguata.
La popstar ha parlato in una lunga intervista al New York Times Magazine del nuovo album Madame X alla vigilia del rilascio – l’uscita è prevista il 14 giugno – ma ha anche ricordato come il predecessore Rebel Heart abbia avuto una genesi piuttosto travagliata. Più di 20 tracce furono diffuse illegalmente in rete nel dicembre 2014 stravolgendo completamente i piani di Madonna, che ha poi pubblicato l’intero album nel marzo 2015 – quando ormai tutti i brani erano già noti perché circolati online – con un inevitabile danno economico e d’immagine.
Nel raccontare quell’episodio che determinò lo scarso risultato in classifica di Rebel Heart – disco d’oro in vari paesi ma nessun certificato per le vendite negli Stati Uniti, uno smacco incredibile per la Regina della musica pop – Madonna paragona la sensazione di violazione delle sue opere ad uno stupro.
Non ci sono parole per descrivere quanto sia stata devastata. Mi ci è voluto un po’ per riprendermi e mi ha lasciato un tale amaro in bocca che non ero più interessata a fare musica. Mi sono sentita violentata.
Proprio così, Madonna usa il termine “raped“, “violentata” per parlare di una fuga di materiale inedito (per la quale ci sono state indagini internazionali per individuare gli hacker responsabili del furto e della divulgazione), ma la scelta di questo paragone è quantomeno discutibile da parte di chi, peraltro, ha subito uno stupro in giovinezza, a 19 anni, al suo arrivo a New York. Fu proprio Madonna a raccontarlo ad Harper Bazaar, la stessa Madonna che oggi usa il termine stupro per un episodio di natura molto diversa, per quanto sicuramente odioso e spiacevole.
Rebel Heart avrebbe dovuto debuttare nell’aprile 2015, ma dopo il leak di una ventina di brani nel dicembre precedente Madonna fu costretta a correre ai ripari pubblicando sei canzoni e anticipando l’uscita del disco a marzo. Già all’epoca, sull’onda emotiva del momento, la cantante parlò di “stupro artistico” e di “una forma di terrorismo” nei suoi confronti, attirandosi molte critiche per la scelta di parole forti e fuori luogo.
Parlando al New York Times Magazine, che le dedica un meraviglioso servizio fotografico firmato da Vanessa Grigoriadis, torna ad usare quel termine e lo fa da vittima di un vero stupro. Segno che c’è ancora molto da fare sul fronte culturale perché vi sia una consapevolezza comune del peso delle parole quando queste riguardano temi delicatissimi come la violenza di genere.