Il ritorno di Renée Zellweger sul piccolo schermo risale ad appena due settimane fa, eppure già si parla di What/If 2. Non conosciamo i dati sul numero di spettatori della serie – non è tipico di Netflix diffonderli –, quindi non sappiamo se la piattaforma stia effettivamente valutando il rinnovo. L’ideatore e showrunner Mike Kelley, ad ogni modo, sembra aver chiare le idee per il futuro.
Sapevamo già che il suo desiderio sarebbe quello di produrre una serie antologica, e in una recente intervista si è lasciato andare ad alcune rivelazioni che confermano questo indirizzo. Vorrei che le prossime stagioni – se ci saranno – si svolgessero in universi diversi, in cui le storie precedenti non sono mai esistite, ha dichiarato.
Ciò significa che nelle sue intenzioni What/If 2 non avrebbe alcun collegamento con la storia di Anne Montgomery (Renée Zellweger) e la sua proposta indecente a Lisa (Jane Levy) e Sean (Blake Jenner). Se il cast fosse d’accordo e gli impegni di tutti coincidessero vorrei replicare American Horror Story, cioè far interpretare ruoli diversi agli stessi attori in ciascuna stagione, ha aggiunto.
Le sue parole confermano le premesse dell’intero progetto What/If, concepito per esplorare ciò che accade quando persone accettabili accettano di compiere azioni inaccettabili. Il piano di Kelley è focalizzare ciascuna stagione su una diversa questione morale, ispirandosi a elementi culturali ben precisi per comprendere come il potere di un’unica decisione disastrosa possa influenzare una vita intera.
Renée Zellweger sembra più che aperta alla possibilità di interpretare un nuovo ruolo – non quello di Anne Montgomery, dunque – in What/If 2. Certo, tornerei, ha detto. Ma penso che tutto dipenda da ciò che Mike [Kelley] ha in mente per il futuro.
A questo punto la palla passa a Netflix. Le sue serie originali subiscono spesso strani destini, influenzati da un indice di gradimento che la piattaforma continua a non voler condividere.
Se potessimo salvare una serie fra tante, What/If non sarebbe certo la nostra prima scelta, e neppure la seconda o la terza. L’abbiamo definita un festival del trash e restiamo di questa opinione, ma è più che probabile che finisca per sopravvivere proprio per questo.
Per quanto la serialità sia sempre più incline alla diffusione di contenuti didattici, l’intrattenimento nudo e crudo rimane molto allettante. È un modo come un altro per vincere facile, spingere un po’ più in là i limiti dell’assurdo, testare una creatività senza troppe pretese, mascherare le imperfezioni con l’estro, ributtare nella mischia star hollywoodiane cadute in disgrazia.
E il bello è che si può farlo con una giustificazione perfetta: offrire qualcosa di poco impegnativo e immediatamente godibile per bilanciare le produzioni più complesse.
Insomma, questo non vuol dire che se What/If 2 diventasse realtà grideremmo allo scandalo. Se però la serialità fosse un’opportunità e non una mucca da mungere, per godersi contenuti poco impegnativi sarebbe sufficiente recuperare titoli decenti del passato anziché ostinarsi a produrne di nuovi, abbassando sempre di più l’asticella della qualità.